Condividere le scelte educative
Ah, se non ci fossero i nonni, che si prendono cura dei nipotini, soprattutto nei primi anni, sopperendo alla carenza di strutture, sobbarcandosi una grande fatica, ma soprattutto garantendo ai figli (nonché a generi o nuore) una presenza continua e affidabile!
Però… come tutti sanno, ci sono dei “però”. Infatti, non si può pretendere che i nonni interagiscano con i nipoti senza minimamente interferire con le scelte educative dei genitori, nella migliore delle ipotesi appoggiandole e facendole proprie (naturalmente con una buona dose di libera interpretazione), ma talvolta anche sovrapponendosi ad esse con una visione diversa delle cose, magari maturata con gli anni e con l’esperienza e quindi senz’altro valida, ma comunque diversa.
Un motivo di ansia per i nonni
In alcuni casi, questo è causa di un’autentica ansia da parte dei nonni, che si trovano investiti di una grande responsabilità non solo dal punto di vista pratico (“e se cade dalla bicicletta – dall’altalena, dallo scivolo… e si fa male?” ; “e riesce ad arrivare alla pentola sui fornelli e si scotta?”; “e se si impadronisce delle forbici e si ferisce?”…), ma anche più in generale dal punto di vista educativo, dando a questo termine il significato più ampio possibile: l’insieme di regole e limiti a cui attenersi, ma anche più in generale la condivisione di una visione del mondo che non sempre coincide perfettamente con quella dei genitori.
L’esperienza di un nonno
Ecco cosa scrive Vieko, il nonno di un bambini di quattro anni che ci ha già inviato diverse testimonianze della sua esperienza:
Nella nostra società la combinazione degli orari del lavoro con quelli dell’asilo o della scuola non sembra essere pensata per agevolare i genitori – soprattutto nei casi in cui entrambi lavorano – e non è certo favorevole a una razionale organizzazione degli impegni.
Portare i bambini al nido, accompagnarli all’asilo o a scuola, essere presenti all’uscita e, contemporaneamente, rispettare gli orari del lavoro è impresa al limite dell’impossibile.
In questi casi, frequentissimi, l’intervento dei nonni è prezioso e indispensabile.
Tutti i nonni chiamati a questa incombenza, che a loro volta abbiano possibilità di tempo e logistica, suppliscono con molta disponibilità a questa “defaiance” delle strutture lavorative e sociali, consapevoli dell’utilità del loro impegno e contenti della possibilità di essere più presenti nelle giornate dei propri nipoti.
La frequenza praticamente quotiana dell’impegno crea una piacevole routine che rinsalda i rapporti e favorisce una simpatica “complicità”.
Anch’io, nella mia veste di nonno, conosco bene questa situazione. Il nipotino mi viene “consegnato” al mattino di buon’ora, ancora un po’ insonnolito. Alternandomi a mia moglie lo porto all’asilo e lo vado a riprendere alla chiusura, a metà pomeriggio.
L’impegno si conclude con l’arrivo serale di uno dei due genitori.
In questo modo, la possibilità di trascorrere parte della giornata con il nipotino è fonte di gioia, ma spesso anche di un po’ di preoccupazione.
Personalmente sento molto la responsabilità che comporta questa disponibilità. Se i genitori sono attenti alla salute del bambino, penso che lo debbano essere ancora di più i nonni nella veste di “affidatari”. E non solo da un punto di vista pratico, ma anche e soprattutto educativo.
È importante, secondo me, armonizzare la naturale condiscendenza dei nonni con le metodiche seguite dai genitori. In ogni momento che passo con il nipotino cerco di non contraddire la linea educativa seguita dai genitori. Mi chiedo, infatti, se sia giusto che il bambino viva il tempo passato con i nonni come quello in cui infrangere dei principi che i genitori, magari faticosamente, gli stanno insegnando.
Sicuramente questo non significa rinunciare al piacere di coccolare i propri nipoti, di eccedere anche un po’ nell’essere permissivi. In fin dei conti, proprio in questo sta il bello della nonnitudine.
È una questione di equilibrio, credo.
Il parere degli psicologi
E allora, che cosa fare? Gli psicologi invitano a non drammatizzare; di più, invitano a vedere la cose nella loro giusta prospettiva, riflettendo sul fatto che, così come ci sono degli scontri, o almeno dei momenti di confronto, tra madre e padre su determinati aspetti dell’educazione del bambini, a maggior ragione ci saranno tra genitori e nonni. Quindi, meglio parlare subito e chiarire quali sono i punti che i genitori ritengono davvero importanti nell’educazione del bambino, mettendosi però nell’ottica che, se si affidano i bambini ai nonni, è giocoforza accettare che anche loro diventino figure educative ed affettive molto significative, e che quindi la loro visione delle cose, diversa da quella dei genitori, “passi” anche la bambino.
La diversità di ottiche educative però è anche una grande ricchezza per il bambino: se infatti ai genitori spetta il compito di dare regole e limiti, i nonni hanno quello di concedere ed indulgere, ed è questa la loro caratteristica educativa. Interagendo con entrambe le figure di riferimento, il bambino impara molto presto la differenza di ruoli, e a comportarsi di conseguenza. Quindi, se con i nonni sa di potersi permettere qualcosa in più, è pronto a “tornare nei ranghi” a casa; in questo modo, impara a differenziare gli atteggiamenti a seconda delle persone con cui si rapporta.
Quello che è davvero negativo per lui non è quindi tanto il diverso approccio educativo, ma il conflitto che vede sorgere tra genitori e nonni, anche attraverso commenti che bisognerebbe sempre evitare di fare, soprattutto davanti al bambino: una nonna che critica la mamma perché lavora troppo e dedica poco tempo ai figli; una mamma che critica il nonno perché ha aiutato il nipotino in maniera troppo diretta con i compiti; un papà e una mamma che hanno una visione laica della vita e rimproverano i nonni se, a Natale, raccontano al nipotino la nascita di Gesù… Sono tutti atteggiamenti che, se percepiti dal bambino, gli creano confusione.
Meglio perciò parlarne pacatamente, chiarendo apertamente quali sono i punti che i genitori ritengono irrinunciabili, ma senza essere inutilmente rigidi e senza farne questioni di principio. Ricordate che, come voi state imparando a fare i nonni, i vostri figli (nuore e generi) stanno imparando a fare i genitori, e che quindi ognuno ha diritto di sbagliare un po’ e di guardare l’altro con un pizzico di indulgenza!
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“È mio!”: il senso del possesso nei bambini
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La conquista del linguaggio
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I “no” di noi “grandi”
Il disegno dei bambini
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La maleducazione degli altri: come spiegarla ai bambini
Visito con piacere per la prima volta il vostro sito; sono nonna di 2 bimbi di 3 anni e il piccolo appena nato . la mia situazione è l’inverso da quella descritta, mia figlia è molto paziente , ogni azione è contrattata e discussa con la bimba ,io sono più diretta e decisionale ,con il risultato che con me la bimba è brava , con i genitori una lagna , ma io passo per la nonna cattiva…e questo mi dà molto dispiacere.Cosa posso fare ?