La leggenda della porpora

Una leggenda bella come una fiaba, che racconta il mito della scoperta della porpora da parte del dio fenicio Melqart.

Era una giornata di primavera, luminosa e tiepida. Sulle rive del Mediterraneo, lì dove sarebbe poi sorta la città di Tiro, si allungava una bellissima spiaggia di sabbia chiara. Era lì che passeggiavano il dio fenicio Melqart e la ninfa Tiro, di cui era innamorato.
Tiro era incantevole: felice, rideva con quel suono argentino che Melqart trovava irresistibile, correva fino a lasciarsi lambire i piedi dalle piccole onde che arrivavano a riva, sceglieva le più belle conchiglie che il mare aveva depositato nel bagnasciuga e le raccoglieva nel suo mantello dicendo che voleva usarle per farne una collana.
Melqart la amava così tanto! Decise allora di farle un regalo speciale: la sua collana di conchiglie sarebbe stata bellissima! Chiese perciò al suo cane di trovare e portargli una conchiglia meravigliosa, da regalare a Tiro.
Dopo un po’, ecco tornare il cane. Aveva il muso tinto di rosso e Melquart, allarmato, pensò che potesse essersi ferito. Quando si chinò per osservarlo, però, si accorse che a tingere di un rosso così vivido il muso del cane era il mollusco che stringeva tra le fauci: era un murice.
Si avvicinò anche Tiro, che rimase affascinata da quel colore brillante e chiese al dio di regalarle un mantello proprio di quella particolare sfumatura di rosso.
Melqart per farla felice si mise subito al lavoro: raccolse un gran numero di murici, ne estrasse il colorante e con questo tinse il primo tessuto con quella che verrà chiamata “la porpora di Tiro”.
E sarà questo colore a fare la fortuna della città fenicia, di cui Melqart divenne il protettore.

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