Bullismo e cyberbullismo: i dati di una ricerca

Il 74% dei genitori teme che i figli possano essere coinvolti in episodi di bullismo e il 50% sospetta che ne siano già stati coinvolti. E mentre l’88% dice di essersi informato su questo fenomeno, ormai sempre più diffuso e preoccupante, il 50% dichiara di non avere informazioni sufficienti per sapere in che modo comportarsi di fronte a episodi concreti di bullismo. Sono alcuni dei dati che emergono dalla ricerca “Nella mente dei genitori: riflessioni su bullismo e cyberbullismo”, realizzata da Sfera Media Group con l’intento di indagare in che modo gli adulti vivono il bullismo e il cyberbullismo, sia rispetto al proprio vissuto sia in relazione ai figli.

Un fenomeno diffuso e trasversale

Si tratta di un fenomeno, quello del bullismo, sempre più diffuso e trasversale, che investe tutte le categorie sociali e tute le aree geografiche. E oggi, con la diffusione dei telefonini anche tra i giovanissimi e l’avvento dei social, si trasforma sempre più spesso in cyberbullismo, in cui la violenza (sia verbale, con insulti e minacce, sia fisica, con spintoni o colpi veri e proprio, o anche sociale, per esempio con l’esclusione dal gruppo o la diffusione di pettegolezzi e di immagini private) si moltiplica attraverso l’uso degli strumenti digitali.
Gli effetti sono esplosivi e di fronte ad essi gli adulti   si trovano in difficoltà e temono di non avere strumenti sufficienti per contrastarli: perfino i genitori (il 33% dichiara di non sentirsi competente su questo tema), figuriamoci i nonni!

Quali le soluzioni?

Un problema complesso, dunque, e a cui è difficile trovare risposte e soluzioni. Anche perché ormai i telefonini sono largamente diffusi e usati bambini anche piccoli, fin dalla scuola primaria (il 55% dei bambini tra i 6 e i 10 anni e il 75% di quelli tra gli 11 e i 13 hanno un telefonino) e spesso senza un reale controllo da parte degli adulti: nelle due fasce d’età indicate, rispettivamente il 56% e il 71% usa lo smartphone per navigare in internet in autonomia, senza la supervisione di un adulto e senza regole di utilizzo o con regole facilmente aggirabili.
Invece, questo mezzo – insieme ai tablet, ai pc, ai videogames – apre sì tante possibilità per informarsi, studiare e approfondire, ma nasconde anche tanti pericoli. Se infatti il bullismo esiste da tempo (il 63% degli intervistati, persone tra i 25 e i 65 anni, ha dichiarato di averlo sperimentato in prima persona), gli attuali mezzi di comunicazione ne amplificano gli effetti allargandone il raggio d’azione in maniera incontrollabile e rendendoli devastanti.

Come combattere bullismo e cyberbullismo?

Dalle risposte degli intervistati, la chiave per combattere questo fenomeno sembra essere l’educazione: bisogna educare i bambini all’empatia e alla pacifica convivenza, informarli su come comportarsi in caso di episodi di bullismo e di cyberbullismo, potenziare l’autostima… Ma è soprattutto necessaria la presenza costante e sensibile degli adulti, l’attenzione volta a cogliere i segnali di disagio, l’ascolto, la capacità di entrare in sintonia con i bambini e i ragazzi per aiutarli a raccontare, a parlare, ad aprirsi; tutte cose in cui i nonni, con il loro amore e il dono del loro tempo, possono dare un supporto concreto alle famiglie.

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