Nonna Annalisa racconta – La paura della guerra
Le terribili notizie che arrivano dal fronte dell’Ucraina sconvolgono tutti. Nonna Annalisa ci propone una riflessione da un punto di vista particolare: quello di una nonna che pensa prima di tutto alla sua nipotina e si sente impotente, ha paura che questi terribili venti di guerra possano minacciare il suo futuro, come quello di tutti i bambini.
Sono giorni terribili, che riempiono il cuore di angoscia. A tutti, sono certa, ma immagino soprattutto a chi ha dei figli o dei nipoti. Io ogni mattina mi alzo con il cuore stretto e corro a leggere le notizie della guerra insensata che sta scuotendo il mondo e che ci minaccia così da vicino. E il pensiero fisso è lei, la mia nipotina. Lei, a cui dovremmo consegnare un mondo almeno in pace; lei, intorno a cui ci stringiamo, che cerchiamo di proteggere in ogni momento, nei mille piccoli gesti quotidiani (la sterilizzazione di ciucci e biberon; le preoccupazioni per il sederino arrossato, per le due linee di febbre dopo la vaccinazione; l’amore e l’attenzione con cui proteggiamo il suo sonno…) mentre intorno a noi il cerchio si stringe e i timori di essere coinvolti in una guerra sanguinosa diventano sempre più concreti.
Guerra, una parola che pensavamo non ci appartenesse più. Non noi, non nel nostro mondo. Certo, ne avevamo sentito parlare tanti dai nostri genitori, le avevamo studiate, sapevamo che scoppiavano qua e là nel pianeta, ma ci sembrava che non ci riguardassero. E ci sentivamo quasi al sicuro. Invece eccola qui, a minacciarci. E a minacciarci in mille modi diversi: con il gas che manca, gli aumenti di prezzi che stanno sbriciolando gli ultimi residui di quella relativa minima tranquillità economica che ci permetteva di sapere che potevamo contare sulla pensione, per quanto piccola, anche per dare una mano ai nostri figli; con il terribile spauracchio del ricordo alle armi atomiche, che di ora in ora vengono evocate sempre più spesso. E a minacciarci in quello che abbiamo di più prezioso: i nostri bambini. A cui vorremmo regalare un’infanzia serena, fatta di giochi, di scoperte, di tenerezza, anche dei dolci capricci dei bimbi, quelli che poi ricordiamo con rimpianto…
È con questa preoccupazione nel cuore che ogni mattina mi incollo allo schermo del cellulare in cerca di notizie, per poi staccarmi quando il peso dell’angoscia e del senso di impotenza diventano intollerabili. È col cuore stretto che aspetto che arrivi l’ora di fare una telefonatina a mia figlia e chiederle come sta, come stanno tutti, cercando di non allarmare anche lei, già così preoccupata, imponendomi una maschera di serenità. E stanno bene, certo, lo so, a parte i piccoli fastidi e i malanni passeggeri che fanno parte della vita quotidiana di tutti; però la mia ansia non si placa finché non li ho sentiti.
Sicuramente anche l’età gioca in quest’ansia: ho raggiunto la soglia in cui anche in tempi normali ogni paura si moltiplica, si ingigantisce, il fatto di avere davanti meno anni di quelli che sono alle nostre spalle ci fa “giocare in difesa”, non abbiamo più l’età in cui si “getta il cuore oltre l’ostacolo” per fare scelte coraggiose, cambiare completamente vita guardando al futuro. Però è indubbio che oggi nel nostro futuro si addensano nuvoloni minacciosi. E se siamo pronti ad affrontare tutto in prima persona, il cuore ci si lacera e non riusciamo neanche a immaginare che le minacce possano investire anche i nostri figli e i loro bimbi.
Nonna Annalisa
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