Nonna Annalisa racconta – Lettera a una figlia

Mi rivedo così tanto in te, figlia mia. Ieri, quando sei arrivata trafelata dal lavoro, un lavoro che ami ma che ti aveva assorbito anche più delle ore “contrattualizzate”, mentre prendevi la tua bimba tra le braccia e la stringevi a te sussurrandole “quanto mi sei mancata”, mi sono rivista.  E ho pensato che ti avevo passato proprio una brutta “malattia”: la sensazione di doverci essere sempre, il cuore sempre qui, con lei, il pensiero fisso al suo benessere. Quando avevo le bambine piccole, per esprimere questa sensazione dicevo che mi sembrava di lavorare con un a parte del cervello sempre con loro. È per questo che le donne sono infinitamente più “multitasking” (per usare un termine di moda) degli uomini: una parte di loro è sempre con i loro cuccioli, anche quando non ne sono consapevoli.
Eppure, la staffetta babysitter/papà/nonna aveva funzionato benissimo, la bambina era stata tranquilla, quando sei arrivata stava giocando con me, seduta sulle mie gambe, sul divano. Però… però anche lei un po’ aveva risentita della lunga e inusuale lontananza, se poi ha preteso di starti in braccio per un po’, ha voluto il calore del tuo corpo, l’odore della sua mamma.
Certo, poi è passata e la bimba è tornata a giocare come sempre. E crescere è anche questo: un lungo processo di distacco fisiologico e necessario (guai se non ci fosse!), che ha i suoi strappi, le sue crisi, le sue tenerezze… Ieri però per la prima volta ho visto la tua bimba fare i capricci – sì, erano decisamente capricci, con un pianto di protesta e di impotenza più che di dolore e le gambine che scalciavano di frustrazione – quando l’hai posata sul tappeto per prepararle la pappa. (Come impareranno mai i bambini a fare i capricci?  Mah! È buffo, con l’esperienza di oggi, vedere che le manifestazioni di irritazione e di rabbia si ripetono uguali di generazione in generazione!). E mi ha fatto una grande tenerezza.
Naturalmente la nonna non ha resistito e l’ha presa in braccio, portandola ancora vicina alla sua mamma. E poi la serata ha ripreso i suoi ritmi soliti, tranquilli: la pappa della cena, la curiosità per i cibi dei “grandi” con qualche assaggio, tanto per cominciare ad abituarsi ai sapori; il bagnetto, con i giochi; la buonanotte all’albero fuori dalla finestra, il saluto che chiude la giornata… e infine la nanna.
Una bimba serena, circondata da tutto l’amore del mondo, che è nata in un “nido morbido, con tante piume”,  da una coppia di genitori che si amano… sono distacchi, questi, inevitabili, che tutti i genitori e i bambini del mondo hanno vissuto, ma che ogni volta sono nuovi. E sono stati d’animo che visti oggi, con la consapevolezza e l’esperienza di noi nonni,  ci riempiono di una nuova tenerezza.
Nonna Annalisa

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