Risponde lo psicologo – A proposito del co-sleeping…
Sapete che cos’è il co-sleeping? È tenere il bambino / la bambina a dormire con sé nel lettone, in un riduttore o uin una culla agganciata al letto matrimoniale. Una pratica che si sta diffondendo sempre di più. Ci scrive una nonna che ha però delle perplessità su questo sistema, adottato da sua figlia. La risposta della psicologa CRISTINA FUMI (Servizio di Psicologia Clinica per la coppia e la famiglia – Università Cattolica di Milano).
DOMANDA
Buongiorno. Sono la nonna di due bambini. I genitori della mia seconda nipotina, che ora ha sei mesi, hanno adottato il co-sleeping e fin dalla nascita l’hanno fatta dormire nel lettone tra loro, dentro il riduttore. Io ho sempre avuto dei dubbi su questa scelta, ma dopo aver fatto qualche osservazione, all’inizio, ho capito che erano convinti di fare la cosa giusta e ho lasciato perdere.
Ora però stanno provando a passare la bambina nel lettino e a quanto pare lei non è affatto d’accordo. Io penso che se vogliono davvero riuscirci devono rassegnarsi a farla piangere un po’, ma quando l’ho detto mia figlia si è quasi offesa, quindi ora sto zitta. Però mi piacerebbe sapere che cosa ne pensano gli psicologi del co-sleeping, se è vero che per i bambini è meglio (oltre a essere più comodo per l’allattamento) e quali consigli è possibile dare per abituarli a dormire nel lettino invece che tra i genitori.
RISPONDE LA PSICOLOGA CRISTINA FUMI
Il co-sleeping -per alcuni autori può essere vantaggioso per il benessere del neonato, in quanto pare che aiuti il bimbo a mantenere sia stabile la temperatura corporea sia a respirare meglio e in modo regolare. Per questi autori, vicino alla mamma e al papà il bambino tende a dormire un po’ di più e più facilmente si addormenta. Inoltre, altri studiosi ritengono che se il neonato trascorre molto tempo insieme vicino alla sua mamma cresce più sicuro di sé e indipendente. D’altronde il co-sleeping è anche una scelta che può essere anche vista come logisticamente comoda per i genitori e per la mamma in particolare se allatta il neonato ogni tre ore; infatti essa può apprezzare la facilità con cui attacca al seno il neonato nel proprio letto senza necessariamente alzarsi…
Altri studiosi assumono invece una posizione più critica rispetto al co-sleeping, sostenendo che sia una pratica pericolosa perché il bambino rischia di essere schiacciato, ma soprattutto rilevano aspetti critici relativi sia alla crescita emotiva del bambino che si troverà ad un certo punto a dover affrontare il cambiamento di dormire da solo nel proprio lettino sia per i genitori i quali non hanno uno spazio fisico e soprattutto mentale per se stessi, come coppia senza confini fisici e simbolici tra essere uomo/donna e padre/madre. Ci sono altri autori che sostengono la validità del metodo fate la nanna, sottolineando l’importanza che il bambino fin da subito debba imparare gestire la fase dell’addormentamento e del sonno in autonomia.
Pertanto come vede la questione è assai dibattuta anche tra gli esperti.
Eccoci allora alla mail che ci scrive, cara nonna: il passaggio dal dormire insieme ai genitori nel lettone al dormire da solo nel proprio lettino è un passaggio sicuramente assai critico, per nulla banale.
Non credo ci sia una risposta di metodo più giusto o una strategia più efficace alla sua domanda, bensì sottolineerei l’importanza che i genitori comunque trovino insieme una modalità efficace e comune con cui affrontare questo momento insieme come genitori e con la bambina.
È sempre importante condividere le strategie e mantenere una linea certa e sicura nell’affrontare insieme la situazione da genitori, anche da genitori di una bambina così piccola: se da genitori si decide una modalità o una strategia, è bene riuscire a mantenere la decisione e non tornare indietro, per esempio. Inoltre è raccomodabile pensare a una modo per affrontare la situazione che sia sostenibile (attenzione logisticamente, a livello organizzativo ma anche emotivamente) a lungo termine per evitare di in qualche modo dover tornare indietro.
Di sicuro è un forte cambiamento per tutti, mi creda, che può destabilizzare il bambino (ci si aspetta che protesti. Ovvio!) e anche i genitori (che possono essere un po’ spaventati): è un fase di crescita importante, una vera e propria sfida per la nuova e giovane famiglia.
In linea generale i bambini crescono conquistando giorno dopo giorno le proprie autonomie, e il compito genitoriale per eccellenza è proprio sostenere i bambini a vivere appieno la separazione dai propri genitori e l’indipendenza, passo dopo passo, passaggio dopo passaggio, a qualunque età. Dai 6 mesi ai 16 anni-18!
Non importa da dove si è partiti (metodo co-sleeping – metodo fate la nanna etc) l’importante è che in qualche modo i genitori accompagnino anche una bambina di 6 mesi alla conquista del proprio spazio, anche tramite passaggi intermedi per esempio, un lettino vicino al lettone della mamma e del papà per poi riuscire alla fine a dormire da sola nella propria cameretta.
Se può e se riesce incoraggi i genitori a pensare a come fare, senza suggerire lei un modo più giusto e più corretto: l’importante è che oggi si pongano delle domande, e piano piano troveranno poi la risposta più giusta per loro.
Saluti cari
Dott. Cristina Fumi, psicologa psicoterapeuta
Servizio di Psicologia clinica: persona, coppia, famiglia
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