Nonna Annalisa racconta – Il Natale dei nonni

Nelle famiglie, nulla più del Natale fa toccare con mano il passare del tempo. Pensavo questo, con un po’ di malinconia,  ricordando i Natali di quando le mie figlie erano piccole e il centro della festa era la mia casa.
I nonni, che abitavano lontano, venivano a stare da noi, e la casa diventava improvvisamente affollata. Ricordo il calore e la confusione del cenone del 24 sera, una tradizione meridionale che avevamo mantenuto anche nella regione dove ci eravamo trasferiti;  gli espedienti, dopo cena, per allontanare le bambine e disporre di nascosto i pacchetti sotto l’albero, per preparare la grande sorpresa; la loro meraviglia, la gioia che sfavillava nei loro occhi quando, a mezzanotte (in realtà baravamo un po’ sull’orario e facevamo arrivare Babbo Natale con un po’ di anticipo, per permettere a tutti di andare a dormire non proprio all’alba) entravano in sala e  trovavano i regali…
Ora non è più così. La tradizione del cenone della vigilia c’è ancora, ma Babbo Natale arriva a notte fonda, quando tutti dormono, e i nipotini aprono i regali al mattino, ognuno nella propria casa. Quindi per i nonni non c’è più lo spettacolo della loro sorpresa, dell’esplosione di gioia, dell’euforia nel vedere i pacchetti, della fretta febbrile con cui le loro manine lacerano la carta per scoprire quale regalo nasconde… E meno male che oggi, grazie ai telefonini, ci sono le foto e i filmati inviati in tempo reale su whatsapp, oltre alle videochiamate, a permettere a chi è lontano di partecipare quasi di persona a questi momenti di gioia, che riempiono il cuore.
Le tradizioni cambiano, è inevitabile, e ogni famiglia si costruisce le sue. Ma solo ora capisco la malinconia di mai madre, quando veniva a passare il Natale da noi: era felice, certo, di prendere parte alla festa, di godersi le nipotine, ma si avvertiva che le mancava qualcosa. E oggi so che a mancarle erano i “suoi” Natali, i Natali di quando i bambini eravamo noi e il centro della famiglia era la sua casa…

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