La leggenda delle castagne

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Il castagno è uno degli alberi più diffusi nelle nostre zone collinari. È un bellissimo albero che ci regala la sua ombra e, in autunno, uno dei frutti-simbolo di questa stagione: la castagna, avvolta nel suo riccio. E questa leggenda ci racconta appunto, in modo fantastico, come mai le castagne sono avvolte da un riccio spinoso.

Tanto tempo fa, il castagno non faceva frutti. Gli uomini lo ammiravano e, nella bella stagione, andavano a riposare alla sua ombra. Però apprezzavano di più gli altri alberi, quelli che regalavano loro frutti gustosi. Per questo motivo il castagno era molto triste e malinconico: avrebbe voluto coprirsi anche lui di frutti, sentire la voce dei bimbi allegri che andavano a raccoglierli, gli apprezzamenti di chi li gustava…

Il castagno decise allora di rivolgersi alla Fata Verde, che abita nel cuore del bosco, lì dove gli esseri umani non arrivano, e regola la vita delle piante. La chiamò, e la fata apparve accanto a lui. Ascoltò la sua richiesta e gli promise che anche il castagno avrebbe avuto i suoi frutti, ma solo l’anno successivo.
Il castagno, un po’ consolato, la ringraziò: avrebbe dovuto aspettare, certo, ma i frutti sarebbero arrivati.
La fata gli sorrise e scomparve, e il castagno si preparò all’attesa. Qualche giorno dopo, però, un trambusto attirò la sua attenzione. Chinò gli occhi e vide una famiglia di ricci che scappava, inseguita da una volpe. I ricci stavano per essere raggiunti quando il castagno, senza perdere tempo, intervenne per aiutarli: abbassò i rami per nasconderli e permettere loro di arrampicarsi e trovare protezione tra le foglie.
Quando la volpe arrivò, i ricci erano in salvo!

La Fata Verde, che aveva visto tutto,  decise allora di ricompensare il castagno: non avrebbe dovuto aspettare l’anno successivo, ma avrebbe avuto subito i suoi frutti, anche se l’estate era già passata. Anzi, per ricordare l’aiuto che aveva dato ai ricci, i suoi frutti, le castagne dalla lucida buccia marrone, sarebbero state rivestite di un involucro spinoso che ricorda proprio questi piccoli e simpatici abitanti del bosco.

Annalisa Pomilio

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