Le avventure di Capitan Porchetta – Cap. VI: Il verso delle galline

Una nuova divertente avventura di Carletto/Capitan Porchetta. Questa volta a “tradirlo” (e a creare la situazione che in un battibaleno volge verso il surreale) è l’inclinazione del campo da rugby, che è in pendenza. Questi crea l’effetto ottico per il quale il nostro Carletto decide di trasformarsi in Capitan Porchetta… cacciandosi irrimediabilmente, come al solito, in una situazione imbarazzante.
Anche questa volta, Chicco Pessina ci strappa più di un sorriso…

Carletto era talmente affascinato dalla filosofia del campo inclinato che cercava di applicarla anche nel quotidiano. Un sabato pomeriggio si trovava nei pressi del campo da rugby per calcolare l’angolo di correzione per poter correre dritto su un piano inclinato. Intorno le galline che razzolavano lo stavano distraendo, quando ebbe una visione: la ragazzina della scuola, quella della fila davanti, Martina, gli apparve miracolosamente tra i pali della porta. Sospesa sopra la traversa.
Se ne stava là, bella come il sole, e camminava sulla traversa. Camminava e gli parlava. Era come se per stare in equilibrio non facesse nessuna fatica anzi, ogni tanto accennava anche a qualche passo di danza, gesticolava e a tratti buttava la testa indietro ridendo allegramente.

Carletto era estasiato. Gli sembrava di essere in un sogno dal quale non avrebbe più voluto risvegliarsi.
Col passare dei minuti però lo spettacolino cominciava a essere un tantino ripetitivo. Lei camminava, si sbracciava, gli parlava. Lui cercava di ascoltarla ma non riusciva a decifrare le parole. A un certo punto gli prese anche il terrore che parlasse in quel modo strano, come si dice… in “corsivo”. Non avrebbe potuto sopportarlo, il sogno si sarebbe infranto, forse…infraantooi. Occorreva un intervento deciso, per riportare la situazione a una dimensione comprensibile. Non restava che far intervenire Capitan Porchetta, che con grande agilità sarebbe riuscito a salire sui pali per avvicinarsi alla splendente Martina e capire cosa stava dicendo.

Carletto velocissimo si infilò nello spogliatoio del campo, si assicurò che nessuno potesse vederlo e prese la sua borsa degli allenamenti. Nella parte sotto il portascarpe aveva ricavato un piccolo vano per il suo costume da supereroe, per ogni evenienza. Con qualche indecisione sul dritto e rovescio, peggio di un tennista, indossò la maglietta rosa e la mascherina da Zorro trasformandosi in un battibaleno in supereroe. Niente musica roboante e luci stroboscopiche, non c’era tempo da perdere.
Camminando rasente le pareti per non farsi notare, improvvisamente fece la sua apparizione ai piedi dei pali della porta. Cominciò subito un’arrampicata non propriamente agile. Se avesse dovuto scegliere un animale di riferimento avrebbe detto gatto, ma… di marmo! Con grande fatica riuscì a toccare con una mano la traversa, proprio nel momento in cui la voce di Martina lo richiamava a una realtà meno eroica.
– Ciao, chi sei? Perché ti stai arrampicando? Perché hai quella maglietta rosa con la lettera P? È la lettera P di Principiante, come quella delle macchine?
La ragazzina gli rivolgeva domande a raffica trapassandolo con uno sguardo che gli toglieva il fiato. Carletto era in equilibrio precario, confuso e senza un piano B, sempre ammettendo che avesse avuto un piano A.
– No… cioè… stavo facendo delle misurazioni… valutavo… ma adesso scendo.

L’impresa non si rivelò facile. Le galline insensibili razzolavano emettendo animatamente il loro verso. Verso? Ma che verso fanno le galline? Eccolo il piano B! Certo, era la domanda giusta da fare per distrarre la ragazzina e tentare una fuga negli spogliatoi. Uno stratagemma da vero supereroe.
– Senti Martina… perché ti chiami Martina, vero? Volevo chiederti… ma se è ormai chiaro che il cane abbaia e il gatto miagola, le galline… le galline che verso fanno?
Perfetto! Un’ espressione dubbiosa apparve sul viso della ragazzina che ora seguiva i volatili come per farsi suggerire. Con una rapidità inconsueta Capitan Porchetta infilò la porta degli spogliatoi lasciando campo libero alle galline e rinchiudendosi in un bagno, non senza aver preso al volo la borsa degli allenamenti. Attimi di trambusto. Da fuori si sentivano ragionamenti e supposizioni un po’ azzardate.
– Galliscono… le galline galliscono… no, forse gallano…
Il tentativo di rispondere sembrava meno semplice del previsto.  Il costume da Supereroe intanto lasciava il posto ai vestiti da Carletto che non poteva non dire, anche se sottovoce, la battuta “Qualcosa bolle in pentola!”.
Poi, ridendo del suo fine umorismo, uscì dagli spogliatoi come se fosse sempre stato all’interno.

– Ciao Martina, cosa fai, parli con le galline?
La ragazzina si guardava in giro stupita come se non capisse, come se mancasse un tassello alla sequenza degli avvenimenti.
– No è che parlavo con un… con uno vestito di rosa… mascherato… non saprei… forse un supereroe o qualcosa del genere.
Continuava a guardarsi in giro e indicava le galline.
– Mi ha chiesto che verso fanno le galline e poi… è sparito, dissolto in cometa!
Carletto era felice che lei non l’avesse associato a Capitan Porchetta
–Beh… e quindi? Che verso fanno queste galline?
La ragazzina si tirava una manica della felpa in chiara difficoltà.
– …Cioè… qui in campagna… le galline vanno in giro crude! – La manica era ormai al limite. – Io non le avevo mai viste così… solo a pezzi o cotte!
Carletto sorrideva e la guardava con due occhi da cavedano innamorato.
– Martina, chiocciano… le galline chiocciano, ma devono essere… come dire…intere.
Lei lo guardava come si guarda un saggio.
– Tu sai un sacco di cose… dovresti insegnarmele… sì, dovresti proprio insegnarmele.

Lentamente s’incamminò verso la bicicletta ai margini del campo. Il sole come sempre illuminava i suoi capelli quasi fossero fili d’oro. Martina fece qualche passo aggiustandosi la manica della felpa, si voltò appena e fissandolo negli occhi gli disse: – Ti andrebbe di vederci?
Carletto con un certo imbarazzo guardò prima le scarpe poi un punto non identificato all’infinito e alla fine non trovò di meglio che rispondere: – Ma io… veramente… ci vedo già benissimo…
Subito dopo, mentre Martina scuotendo il capo saliva sulla bicicletta e si metteva a pedalare, cercò   invano qualcosa che gli permettesse di scavare un buco profondo. Così profondo da potersi sotterrare.

Testo di Chicco Pessina
Disegno di Bruno Testa

Trovi gli altri capitoli delle “Avventure di Capitan Porchetta” a questi link:
Capitolo I: Il segreto
Capitolo II: Il paese di Caccadisotto
Capitolo III: Ogni scherzo è ovale
Capitolo IV: Il coniglietto Roberto

Capitolo V: Estate
Cap. VII: Il bosco
Capitolo VIII: Ogni fiocco di neve

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