Le avventure di Capitan Porchetta – Cap. VIII: Ogni fiocco di neve…

Giunge Natale, con il suo clima di festa, anche nel paese di Carletto. E tra le statuine del presepe il nostro Capitan Porchetta ne scopre una nuova…

L’aria frizzante, i primi fiocchi di neve, l’odore del fumo dei camini. Anche nel paesino di Caccadisotto la gente era elettrizzata, l’atmosfera era di preparativi frenetici, quasi che l’allegria e la voglia di festa crescesse col passare dei giorni. Ci si avvicinava, ogni giorno un giorno in meno. Natale era alle porte. Sì alle porte, ma quali porte? Perché a dirla tutta le porte della chiesa erano piccole. La chiesa era piccola e quindi aveva porte piccole. Come abbiamo avuto già modo di dire “… Quattro case bianche, la chiesa piccola che non ci stava dentro neanche tutto il presepe e dovevano lasciare un angelo e il pastore con la pecora in spalla, fuori sul sagrato. Ma siccome il sagrato era piccolo a turno il pastore stava giù sull’erba e l’angelo sulle beole all’ingresso e viceversa…”
Insomma tutto si preparava, tutto si sistemava ma il presepe restava un po’sacrificato. Nessuno pretendeva un presepe fuori misura o particolarmente artistico, ma una cosa decorosa, con tutti i personaggi al loro posto.

Il paese decise all’unanimità di impegnarsi nel cambiamento: si sarebbe allestito un grande presepio e alla costruzione avrebbero partecipato tutti, con idee, materiali e lavoro.
Subito ci si accapigliò circa il fondale, che avrebbe avuto un cielo stellato a cui addossare le montagne di cartapesta per dare profondità. Montagne di conifere con neve o dune desertiche? Si dovette mediare su montagne molto innevate ma con le palme.
La stella cometa suscitò grandi discussioni soprattutto per la sua posizione nel cielo. Doveva seguire il cielo della notte di Natale a Caccadisotto o il cielo del tempo sopra Betlemme? Insomma, ci si doveva riferire al fenomeno astronomico o solamente alla metafora per descrivere l’evento eccezionale? Si decise, dopo lunga ed accesa discussione, di fissarla al centro del cielo, perpendicolare al profilo della terra, come se cadesse dall’alto, e il commento generale fu: “Noi la mettiamo lì, saprà ben lei dove andare visto che deve indicare la via agli altri!”
Si passò quindi alla Capanna con relativi allestimenti interni. Per prima cosa l’Angelo, di professione ma sembra anche di nome. Discussione su dove dovesse essere posizionato: svolazzante sul tetto della capanna o già atterrato e adorante all’interno.
Poi la degenerazione della discussione. Il sistema di riscaldamento animale poteva accedere ad incentivi tipo “bonus Bue” o “sconto Asinello”? L’arrotino faceva anche l’ombrellaio? La guardiana delle oche gestiva anche il laghetto con pensione annessa?
Ma la discussione principale ruotava, come sempre, intorno a quando doveva essere messo il bambinello nella mangiatoia, tra il bue e l’asinello e con davanti Giuseppe e Maria adoranti.

Carletto se ne stava un po’ in disparte, aveva una sua teoria su queste cose. Pensava che i personaggi trovassero da soli il loro posto. Ne aveva parlato anche con Martina spiegandole che secondo lui il presepe era un diorama pieno di supereroi. C’era SuperAngelo che volava senza problemi anche senza un mantello speciale, c’erano i SuperMagi che arrivavano da paesi lontani ma guardavano una stella e improvvisamente te li trovavi lì, davanti alla capanna, forse aiutati dal teletrasporto. E poi c’era lui, SuperBimbo che era appena nato ma aveva già migliaia di followers e si intuiva che aveva superpoteri che non padroneggiava ancora completamente ma che avrebbero potuto stupire anche il vinaio o il pescatore.
– Capisci, – le aveva detto – è come quando metti un quadro su una parete bianca, è lui che ti dice quanto spazio a bisogno, lui si cerca il suo posto…
Martina sorrideva giocherellando con un pennarello color oro. Sorrideva e lo guardava teneramente.
– Ogni personaggio trova da solo il suo posto – continuava Carletto – vicino a qualcuno, proprio lì e non in un altro posto. E come la neve… lei sa dove deve cadere.
Martina si chinò, gli diede un bacio e si allontanò sorridente sussurrando: – Ciao, mio… eroe.

Passarono i giorni della frenesia. Il presepe prese corpo. Divenne pian piano, con l’aiuto dell’intero paese, un gran bel presepe. Venivano anche dai paesi vicini per ammirarlo soprattutto la sera quando, illuminato da tante lucine tremolanti, diventava davvero affascinante come…come un presepe.

– Da quest’anno, grazie all’aiuto di tutti, Caccadisotto sarà ricordata per il suo Presepe splendente – proclamò il sindaco all’inaugurazione con tanto di taglio di nastro e di un panettone, che non si sa mai.
Carletto sbocconcellava  una fetta di panettone e si aggirava in cerca di  Martina, che sembrava non esserci. Forse non era ancora tornata a trovare la nonna. Sarebbe stato bello passare la notte di Natale insieme intorno al grande presepe con tutti personaggi ormai al loro posto.

Carletto fissò il presepe e improvvisamente smise di respirare. Restò immobile, lo sguardo fisso, le braccia lungo i fianchi. Le gambe gli tremavano, si sentiva osservato ma non osava guardarsi intorno perché là, in mezzo alle altre statuine, era comparso un personaggio nuovo, mai visto, diverso da tutti gli altri. Sembrava… sembrava un ragazzotto, un po’ ciccio, con una strana maglietta rosa con ricamata una grossa P in stampatello, una mascherina forse da Zorro e un piccolo mantello tipo… da Supereroe.
Aveva appoggiato di fianco un piccolo cartello e sopra, scritto con un pennarello color oro, si leggeva: “Ogni fiocco di neve cade al suo posto”.

Testo di Chicco Pessina
Disegno di Bruno Testa

Trovi gli altri capitoli delle “Avventure di Capitan Porchetta” a questi link:
Capitolo I: Il segreto
Capitolo II: Il paese di Caccadisotto
Capitolo III: Ogni scherzo è ovale
Capitolo IV: Il coniglietto Roberto

Capitolo V: Estate
Capitolo VI: Il verso delle galline
Capitolo VII: Il bosco

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