Le avventure di Capitan Porchetta – Cap. VII: Il bosco

Continuano le avventure di Carletto. Questa volta il nostro Capitan Porchetta ha una missione davvero delicata, che riguarda la ragazzina dei suoi sogni. Godiamoci questo nuovo capitolo delle sue avventure!

Il bosco intorno al paesino di Caccadisotto era un vero laboratorio della biodiversità. Alberi secolari, cespugli di more e mirtilli ed erbe spontanee utilizzate da sempre per decotti e infusi, che risanavano da secoli i piccoli malanni della comunità. Un tesoro di ricette per cataplasmi, impacchi e unguenti che traevano origine da conoscenze antiche tramandate di generazione in generazione.
Certo, alcuni rimedi “della nonna” erano un tantino empirici, a volte avevano un retrogusto magico, un vago sentore di zolfo; ma, a detta di tutti, funzionavano malgrado il passare del tempo.
“Se hai un orzaiolo devi guardare nella bottiglia dell’olio” poteva far sorridere ma, magari di nascosto, rapidamente, un’occhiatina poi finivi col darla.
“Per far passare il raffreddore devi tenere in tasca, per tutto l’inverno, una “castagna matta”, che sarebbe il frutto dell’ippocastano”. Rimedio molto seguito nella valle e che magari aveva un suo fondo di verità, benché fosse chiaro che prima o poi, durante l’inverno, il raffreddore sarebbe passato, sia che si tenesse la castagna, sia che non la si tenesse.

Per Carletto era stato proprio l’ambiente intorno al paese, campo da rugby compreso, a convincerlo a iscriversi al corso per Guardia zoofila. Il corso lo aveva coinvolto fin dalla prima lezione, il bosco e il torrente erano diventati territori da esplorare con occhi nuovi. I piccoli animali, gli uccelli, gli insetti, ma anche i bovini che pascolavano sul campo, erano diventati vicini di casa da studiare, abitudini da conoscere, nuovi amici da difendere.
Momenti ormai quotidiani di studio della natura, ma senza perdere di vista il ruolo istituzionale del supereroe, quello che vigila sulla comunità in incognito: Capitan Porchetta.

Proprio in una di queste escursioni programmata nel bosco, un birdwatching nel pomeriggio di una giornata assolata, Carletto si era trovato a seguire col binocolo non un picchio rosso o una cinciallegra, ma un cerbiatto. Era un cucciolo, un Bamby, che tranquillamente si aggirava tra i grandi alberi senza timore.
Carletto aveva con sé il quadernetto per la catalogazione delle specie osservate e subito era stato colto da un tremendo dubbio: “Si vabbè, Bamby è un cerbiatto; ma il cerbiatto è il piccolo di un capriolo o il piccolo di un cervo? Oppure cerbiatto è il nome della specie?”
Doveva documentarsi meglio. E poi, il birdwatching comprendeva anche l’osservazione di un mammifero?
Perciò, sentendosi impreparato, preso binocolo, quaderno di rilevazione e zaino, si incamminò verso la radura ai margini del bosco.

Dopo una decina di minuti di cammino, però, cominciò ad avvertire un certo languorino, non proprio fame ma l’avviso che si avvicinava l’ora di una attività irrinunciabile, anche per una futura Guardia zoofila: la merenda delle quattro.
Il luogo era ideale, bello fresco malgrado la giornata calda; non restava che sedersi appoggiato a un fratello albero. Per l’occasione aveva nello zaino una merenda sostanziosa, rigenerante. Si era preparato la merenda dell’atleta: filone di pane farcito in quattro sezioni, due con salumi e due con formaggi, quattro foglie di insalata e poca maionese per non appesantire.
Una piccola aggiunta di funghetti e carciofini completavano il piatto principale. Si era portato per ogni evenienza, come energia di pronto utilizzo, una fetta di torta di mele e una tavoletta, piccola, di cioccolato fondente. Piccola perché l’allenatore gli aveva detto che un atleta evita il cioccolato prima di un allenamento o di una partita. Ma la gola e il rigore hanno sempre necessità di una mediazione.

Stava per dare il primo morso alla merendina quando sentì una serie di versi e un frusciare di foglie abbastanza vicino. I versi erano un grufolare insistente ed erano seguiti da rumore di foglie strappate e rami spezzati. Appoggiato delicatamente lo sfilatino sullo zaino, ritto con il binocolo, in atteggiamento da Guardia zoofila, cominciò a perlustrare con rotazioni e ampi raggi progressivamente più vicini.
Finalmente individuò la causa dello scompiglio nel bosco, anzi le cause! Si perché da una parte si vedeva una famiglia di cinghiali grufolanti, una scrofa con sei cuccioli, mentre poco distante c’era la ragazzina del primo banco, quella coi capelli d’oro, Martina, lanciata all’inseguimento al grido di: “Maialini… maialini fermatevi… venite qui, dalla vostra mamma…”.

Carletto percepiva che tutto era fuori luogo, sia l’inseguimento della famiglia dei cinghiali sia le parole gridate da Martina. Bisognava fare qualcosa, e subito. La situazione aveva bisogno dell’intervento di Capitan Porchetta! Ma l’imprevisto era talmente imprevisto che Carletto non aveva a disposizione il suo costume da Supereroe. Giocava a sfavore anche il tempo necessario per tornare a casa, cambiarsi e ritornare. Si appuntò una riflessione per il futuro: “Come avrebbe fatto un Supereroe ufficiale in giro per birdwatching in un bosco, senza cabine del telefono, bagni pubblici o altro per cambiarsi?”

Occorreva una decisione immediata. Doveva interporsi tra Martina e la scrofa che per difendere i piccoli, ora, si era girata pronta a caricare. Facendo più rumore possibile travolse rami e cespugli gridando “Via…via!”. Si ritrovò così mentre agitava le braccia urlante davanti al suo amore, che lo guardava basita.
La scrofa sdegnosamente aveva riallineato i sei cuccioli, che sarebbero rimasti volentieri a giocare con quell’essere ridicolo ma che, ingrugniti, si addentrarono nel folto del bosco. Lei, Martina, lo fissava incredula: – Perché hai spaventato i miei maialini?
Lui già si sentiva perso e nudo senza il costume da supereroe: – Non erano maialini, erano cuccioli di cinghiale con una scrofa…
Lei lo trapassò con un’occhiata: – Potresti usare un linguaggio meno volgare… già l’altra volta ti ho sentito dire… vacca!
Carletto sudava per l’agitazione: – No, è che… sono i nomi corretti degli animali, mucca è un nomignolo per la… vacca, un po’ come micio invece di gatto…
Martina abbozzò un sorriso: – Si vabbè, intanto li hai fatti scappare.
Carletto si fregava le mani e spostava il peso da una gamba all’altra: – No, è che quando la scrofa … insomma quando deve difendere i piccoli diventa molto pericolosa e attacca chi ha di fronte. Fidati, sto proprio studiando questi comportamenti degli animali. Sai, farò l’esame per guardia zoofila.
La ragazzina lo guardò con occhi sognanti: – Ma è bellissimo…  Allora in bocca al lupo!
Carletto avvampò e si imbarcò in un dissennato: – Grazie… Crepi il lupo!
Le parole però gli si gelarono in gola mentre l’angelo biondo si allontanava con un sarcastico: – Ah, ah… cominciamo bene… Zoofilo! Ti conviene cambiare risposta in futuro!
Un raggio di sole penetrato tra i rami di una quercia farnia deviò all’ultimo momento evitando di far brillare i capelli d’oro di Martina. Non era proprio il caso, sarebbe sembrato eccessivo anche al lupo.

Testo di Chicco Pessina
Disegno di Bruno Testa

Trovi gli altri capitoli delle “Avventure di Capitan Porchetta” a questi link:
Capitolo I: Il segreto
Capitolo II: Il paese di Caccadisotto
Capitolo III: Ogni scherzo è ovale
Capitolo IV: Il coniglietto Roberto
Capitolo V: Estate
Capitolo VI: Il verso delle galline
Capitolo VIII: Ogni fiocco di neve

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