Risponde lo psicologo – Via il dito in bocca! Ma quando?
Una nonna ci scrive preoccupata: la sua nipotina si mette ancora il dito in bocca e il suo papà e la sua mamma stanno cercando di farla smettere. È proprio necessario? E quando? il parere della psicologa Manuela Arenella.
DOMANDA
Sono una felice nonna di una bambina di 4 anni e 4 mesi. La mia amatissima nipote si è sempre gratificata con il dito in bocca, quando è stanca e quando si deve addormentare.
Ora mio figlio e mia nuora stanno cercando di farla smettere, ma lei non vuole. Mi sembra che le stiano un po’ troppo addosso, come si dice da noi in Toscana. Vorrebbero che si mettesse il dito in bocca solo la sera, prima di dormire.
È una bambina splendida, si lava, si veste, fa di tutto. Forse la vorrebbero anche troppo grande… ma io penso che ogni età ha i suoi tempi.
Un forte abbraccio da una nonna innamorata della sua unica nipote.
RISPONDE LA PSICOLOGA MANUELA ARENELLA
Gentile Signora, l’amore per la sua nipotina traspare chiaramente dalla sua lettera, così come è evidente il suo tentativo di mettersi nei suoi panni e cercare di non vivere il dito in bocca come un problema.
Il significato che ha il succhiarsi il dito è diverso per ogni bambino. Sarebbe importante capire ad esempio quanto è durato l’allattamento, se ha mai usato il ciuccio, se questo è stato portato via bruscamente, se la suzione in questi anni è stata sempre uguale o in certi periodi è stata più o meno frequente, ecc.. Rispetto alle modalità di gestione della situazione, non è utile usare minacce o ricatti, né mettere in atto delle forzature. L’atteggiamento raccomandato deve essere profondamente rispettoso e volto a cercare di aprire un dialogo condiviso.
Il persistere del dito in bocca oltre i 5/6 anni deve sempre far drizzare un po’ le antenne, nel senso che spesso è la spia di una qualche insicurezza o fragilità, e non ci si può arrabbiare con le difficoltà!
Cerchiamo di fare chiarezza su questo comportamento, che viene spesso considerato un”vizio” dai genitori.
Dopo lo svezzamento il bambino può sostituire almeno in parte il piacere”orale” soddisfatto dal seno o dal biberon,attraverso l’atto consolatorio del succhiarsi il dito.
Questo è un gesto istintivo, che compare già nella vita prenatale (in diverse ecografie si vede il feto che porta il dito alla bocca!), al quale in genere i bambini ricorrono come atto consolatorio, in momenti di frustrazione o in momenti regressivi (ad esempio prima di addormentarsi o mentre ascoltano una storia o una canzone), come se fosse un modo per “coccolarsi” e favorire il rilassamento.In questo caso non c’è nessun rischio per il palato, che nei bambini resta molle fino ai sei anni, per cui non c’è rischio di deformazione.
Fino ai tre o quattro anni, se il dito in bocca è un piacere occasionale che il bambino si dà di tanto in tanto, nei momenti difficili della giornata e prima di addormentarsi, non c’è da preoccuparsi: di solito è un comportamento innocuo che tende a sparire da solo.
Se invece questo comportamento continua dopo i cinque anni, siamo di fronte ad un lieve disagio, che bisogna aiutare il bambino a superare.
Esprime una fragilità, un senso di inadeguatezza che richiede un lavoro sull’autostima del bambino.
Il dito, come il ciuccio, non và tolto, ma bisogna aiutare il bambino a sentirsi più forte, in modo che sia lui a non averne più bisogno. Infatti intervenire in modo duro su questo comportamento rischia di aumentare l’ansia e far emergere diverse paure.
È necessario un profondo rispetto dei tempi del bambino, della sua natura, evitando forzature o aspettative troppo alte, che lo caricherebbero di ansia. Essere indipendenti (cioè il vestirsi, lavarsi, ecc.. da soli) non coincide con l’essere autonomi psicologicamente. L’autonomia vera deriva da una dipendenza pienamente soddisfatta. È importante che il bambino si senta accolto e compreso anche nelle sue difficoltà e fragilità, per poter poi ripartire verso nuove conquiste con una maggior sicurezza. È importante che i genitori uniscano sempre l’accoglienza delle fragilità a un sostegno positivo alla sua voglia di crescere…il migliore antidoto alla paura!
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.