Risponde lo psicologo – La paura del buio
Ancora un contributo su un interessante tema di psicologia a misura di bambino che ci arriva dalla dottoressa Manuela Arenella, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza.
In questo caso la nostra esperta risponde a una domanda sulla paura del buio di una bimba di tre anni, tornando su un tema molto sentito da tutti coloro che affiancano la crescita dei bambini e di cui noinonni.it si è già occupato in passato.
Su questo tema, trovi un altro articolo anche a questo link:
Nonno, ho paura del buio!
La dottoressa Arenella ha risposto anche a un’altra domanda sulle piccole fobie dei bambini. Trovi l’articolo a questo link:
Risponde lo psicologo – Le piccole fobie
DOMANDA
Mia figlia ha tre anni, e da un po’ di tempo ha paura del buio. La sera, quando provo a farla addormentare, comincia a dire di non lasciarla da sola. Inoltre ogni tanto si sveglia la notte piangendo, e per farla riaddormentare di nuovo ci vuole del tempo. Come si può affrontare questa situazione?
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Tutti i bambini, nel loro percorso di crescita, passano attraverso delle fasi in cui sviluppano delle paure (dal buio al lupo, ai mostri, ai ladri, eccetera). Queste sono quelle che definirei “paure fisiologiche”, cioè manifestazioni normali che di solito si accompagnano a particolari fasi di crescita, ai momenti in cui un bambino fa un passo ulteriore nel percorso che va dalla dipendenza all’autonomia. Da questo punto di vista i tre anni sono una tappa importante, perché rappresentano il momento in cui si consolida l’identità del bambino, in cui il suo “Io”, sufficientemente forte, sente il bisogno di fare esperienze e iniziare a confrontarsi con la realtà esterna (non a caso è l’età dell’inserimento alla Scuola dell’Infanzia). Ogni passaggio che si compie lungo il percorso di crescita porta però con sé da un lato entusiasmo per le nuove esperienze, ma dall’altro anche la paura di perdere quello che si aveva già. Inoltre sperimentarsi in nuove “prove” significa anche fare i conti con i propri limiti (se faccio da solo magari casco, sbaglio, eccetera) e questo talvolta fa sentire i bambini più fragili e insicuri. I tre anni sono l’età in cui iniziano a farsi strada nella vita interiore del bambino i primi grandi conflitti, e questi si manifestano anche attraverso diverse paure. La paura del buio ci parla proprio della fatica di affidarci a qualcosa che non controlliamo, la paura che il non vedere le cose le faccia sparire. C’è alla base la paura del cambiamento, di separarsi da ciò che è noto, che è sperimentato, familiare e rassicurante. Questo tipo di paura è spesso presente anche negli adulti, e non è un caso che anche per noi di notte i problemi si ingigantiscano e sembrino più gravi che non al mattino. La cosa importante, per tutte le paure, è accoglierle. Non banalizzarle (“Che cosa vuoi che sia! Ormai sei grande!”), né colpevolizzare il bambino, ma empatizzare, riconoscendo dignità alle sue difficoltà (“Lo vedo che sei molto spaventato… Hai ragione…”) e rendendosi disponibili ad affrontarle insieme. Per quanto riguarda la paura del buio, nel momento più acuto, quello del risveglio notturno, la cosa in assoluto più efficace è un’“abbracciatona”, un contenimento fisico capace di contenere le angosce del bambino e di trasmettere un senso di sicurezza. Lo si abbraccia e gli si parla dolcemente per rassicurarlo. Inutile fare lunghi discorsi perché in quel momento non servirebbe: il giorno dopo, quando non è più immerso nel sogno, si può provare a tornare sull’argomento chiedendogli cosa ha sognato e provando a immaginare insieme soluzioni per aiutarlo. Oggi la tendenza è quella di far diventare tabù le paure (“Non parlare di questo che poi ha paura!”), mentre l’antidoto alle paure è proprio il dialogo: parlare condividendo quello che ci spaventa lo rende meno minaccioso e ci fa sentire di non essere soli nell’affrontarlo. Altra cosa importante è non invitare il bambino a “resistere” o costringerlo a fare cose che lo spaventano. Se ha paura del buio possiamo proporgli di lasciare la tapparella leggermente aperta, in modo che filtri un po’ di luce attraverso le fessure, o usare una lucina, finché ne sentirà il bisogno. Di notte è importante che ci trovi disponibili ad andare a rassicurarlo (evitando di portarlo nel lettone) tutte le volte che ne ha bisogno, perché le rassicurazioni che il bambino riceve vengono interiorizzate e lo aiutano ad “auto-rassicurarsi”. Bisogna armarsi di pazienza e di fiducia. Se vuole essere accompagnato in un’altra stanza (per esmeio, in bagno) è importante chiedergli se vuole provare ad andarci da solo (per continuare a dare sostegno all’autonomia), ma se dice no, accompagnarlo. Più le paure saranno accolte e riconosciute, prima verranno “digerite”, e permetteranno al bambino di correre, più forte di prima, verso nuove tappe di crescita. Nel caso in cui le paure persistano e condizionino fortemente la vita del bambino è invece il caso di rivolgersi ad un esperto.
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino. Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37 e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.