Risponde lo psicologo – Premi e punizioni
Ancora un prezioso contributo su un interessante tema di psicologia a misura di bambino che ci arriva dalla dottoressa Manuela Arenella, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza .
Oggi la dottoressa Arenella si occupa di un tema al quale abbiamo già dedicato un articolo: come “usare” premi e punizioni per farsi ascoltare dai bambini?
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DOMANDA
Comincio ad avere dei problemi a farmi ascoltare dai miei due bambini, di 7 e 5 anni. Il più grande già comincia a non ascoltarmi più, risponde male e anche se minaccio una punizione (per esempio di non lasciarlo giocare con il computer, una delle cose che preferisce) non ottengo risultati. Anche se gli prometto dei premi (per esempio, di regalargli delle figurine se si comporta bene) la situazione è più o meno la stessa: per un po’ di tempo funziona, ma poi torna a fare come prima. E vedo che il piccolo comincia a “copiare” il fratello…
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Nel rispondere alla domanda credo sia importante innanzitutto chiarirci sul termine “punizione”. La punizione è la conseguenza del fatto che, non rispettando una regola o un divieto, il bambino infrange un patto stretto con gli adulti di riferimento (genitori, nonni eccetera).
Quindi prima di tutto il patto, cioè le regole, devono essere ben chiare e condivise con il bambino, altrimenti si rischia di confonderlo. Di conseguenza anche le punizioni devono essere condivise: non devono essere una sorta di giustizia sommaria improvvisata lì per lì, ogni volta che il bambino si comporta come non deve (“gli do uno scapaccione così capisce che questa cosa non si fa”).
La punizione dunque va applicata dopo aver stabilito delle norme, attraverso dei patti chiari: bisognerebbe decidere insieme ai bambini cosa non si deve fare e cosa succede se non si rispetta il patto. Per il bambino deve essere chiaro che non viene punito a caso, in base al nervosismo dei genitori, ma solo quando infrange le regole stabilite. A partire dai quattro anni il bambino riesce a cogliere un nesso causa – effetto, e a comprendere che se non mantiene un patto viene castigato, anche se la punizione non è immediata (“oggi ti sei comportato male, domenica non andrai al compleanno”).
L’importante è che chi si occupa del bambino e ha il compito di educarlo non commetta l’errore di essere incoerente. Infatti sono gli adulti i primi a non dover infrangere le regole.
Alcune volte succede che noi adulti (genitori, nonni eccetera) applichiamo le punizioni sulla base dell’umore, per cui ciò che il giorno prima è passato inosservato, il giorno dopo diventa gravissimo. C’è chi promette un castigo ma poi non lo mette in pratica, per dimenticanza o perché vuole evitare conflitti. Questo disorienta i bambini.
È invece molto importante essere coerenti e mantenere le promesse, sia in termini di premi che di punizioni, altrimenti si rischia di perdere credibilità agli occhi dei bambini.
Altro atteggiamento che fa perdere autorevolezza agli adulti è l’incoerenza tra le figure di riferimento (per esempio, tra i due genitori, oppure tra nonni e genitori). Seppur nella loro diversità, è importante che gli adulti di riferimento si accordino sulle regole da rispettare e le punizioni da applicare, per non disorientare il bambino che altrimenti rischia di non capire cosa è giusto e cosa no.
Ciò che a lungo andare è assolutamente inefficace, con i bambini, è l’uso di ricatti e minacce. Promettere qualcosa , che sia un castigo o una ricompensa, in cambio di un certo comportamento, non ha alcuna efficacia. Offrire qualcosa in cambio di ubbidienza contrasta col bisogno di chiarezza dei bambini.
“Se mangi ti do un cioccolatino; se studi ti compro le figurine…” significa ridurre il valore del mangiare o dello studiare alla stregua di una un cioccolatino o delle figurine: invece queste cose, come altre, il bambino deve farle perché sono importanti per lui, non per ricevere qualcosa in cambio!
Con i bambini è meglio essere chiari, anche quando per esempio gli diciamo che stiamo per perdere la pazienza! Quello a cui ci si deve sempre riferire sono le regole condivise e stabilite insieme.
La cosa da evitare assolutamente è il ricatto affettivo (“Se fai così non ti vogliamo più bene”), perché evoca la paura più angosciosa: la perdita dell’amore e l’abbandono. A lungo andare questo tipo di minaccia fa sentire soli: se l’amore dei miei genitori (o dei miei nonni, o di altre figure per me importanti) svanisce per così poco, allora non ci posso contare…
Di solito i bimbi con un po’ di autostima di fronte ai ricatti fanno esattamente l’opposto. E basta mettersi nei loro panni per capire il meccanismo: cosa rispondereste voi a vostro marito/moglie, se vi dicesse “o fai così o non ti amo più”? Difendereste quello che siete e ribadireste il vostro desiderio di essere amati per come siete. Così fanno i bambini. Chi non si spaventa di fronte alle minacce, lotta ancora di più per essere accettato così com’è.
Le regole però non dovrebbero essere rispettate per timore o per compiacenza. Anzi, a partire dai 5 anni il bambino inizia a comprendere la loro importanza e ubbidisce anche per l’affetto e la fiducia che nutre nei confronti degli adulti che gli stanno vicino. Un affetto e una fiducia che si rafforzano a poco a poco, man mano che il bambino si rende conto che le regole non sono solo frutto del desiderio di predominio dell’adulto, ma nascono da buone ragioni e il più delle volte mirano al suo bene.
Quando il bambino capisce questo, piano piano interiorizza le regole, le fa sue e le porterà con sé durante la crescita, come fattori protettivi.
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.