Risponde lo psicologo – Come parlare ai bambini della morte
Ancora un prezioso contributo su un tema psicologia a misura di bambino della dottoressa Manuela Arenella, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza .
Oggi risponde a una domanda molto delicata: come affrontare il tema della morte con i bambini?
Trovi altri interventi della psicologa Manuela Arenella su questo tema anche ai seguenti link:
Il mistero della morte
Affrontare il tema della morte con i bambini
DOMANDA
Mi chiedo come affrontare il tema della morte con i bambini (dai 4 anni ai 12 anni). Cosa dire, a seconda dell’età dei bambini, cosa non dire, da che età è giusto che partecipino ai funerali, insomma come gestire al meglio una situazione così dolorosa e difficile per tutti.
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
La morte è un argomento difficile e delicato, per certi versi inspiegabile sia per un bambino sia per noi adulti. Resta un enigma per tutti, sia laici che credenti, e alla domanda “perché si muore?” è difficile dare una vera risposta, se non che la morte è l’altra faccia della vita: come diceva la psicanalista Françoise Dolto, “si muore perché si vive e si vive perché si muore”.
Ma anche se a livello profondo rifiutiamo l’idea della morte, non possiamo evitare la sofferenza che genera la morte di un nostro caro.
Quando ci sono dei bambini, è importante riflettere su come noi adulti viviamo questa sofferenza, per poter contenere poi la loro. Infatti la morte è meno traumatica se accanto al bambino c’è un genitore capace di sostenerne l’angoscia, di trasmettere la sensazione che si tratti di una sofferenza profonda ma inevitabile, legata a un evento purtroppo naturale, che segue il normale corso della vita.
Questo non significa non piangere o tenere nascosto il dolore. Oggi c’è la tendenza ad iperproteggere il bambino, impedendogli di vivere le esperienze di sofferenza, di perdita, di dolore, che pure costituiscono l’altra faccia della vita. Negarle significa rendere i bambini più fragili, privarli degli strumenti cognitivi ed emotivi che si conquistano e si affinano man mano che si affrontano le diverse esperienze.
Un tempo, quando le famiglie vivevano molto più a contatto, era normale per i bambini assistere per esempio al progredire di una malattia e alla morte di uno dei parenti più anziani. I bambini osservavano come si muoveva il contesto intorno al defunto, a sostegno dei familiari; imparavano che era giusto e normale piangere per la perdita di qualcuno, che il funerale era il modo per salutare il nostro caro, potendo godere del conforto di una comunità che si stringe attorno a noi nei momenti di bisogno.
Tornando alla domanda, ritengo importante parlarne ai bambini, ovviamente utilizzando modalità adatte alle diverse età e che non possono prescindere dalla cultura, religiosa o laica, di ogni famiglia. Alcuni perciò descriveranno il paradiso dove la persona cara continua a vivere, altri invece parleranno del fatto che resterà sempre dentro di noi, nei nostri cuori.
Credo però che sia importante collocare idealmente la persona morta in un luogo in cui il bambino possa immaginarla (ad esempio in cielo), e sottolineare il senso di continuità, per cui quella persona la portiamo sempre con noi, nel nostro cuore, e possiamo anche scegliere di parlarle, di dirle delle cose, pur sapendo che non ci potrà rispondere.
E poi, teniamo presente che quello che il bambino coglie nelle nostre parole, qualsiasi cosa gli diciamo in momenti dolorosi come un lutto familiare, non è tanto il loro significato, quanto il tono emotivo: è importante usare parole che non chiudano alla speranza, che consolino, senza mai negare la realtà. Bisogna riuscire a trasmettere al bambino che, anche se la morte è una realtà inevitabile per tutti, è un evento che non ci fa cadere nel buio della disperazione.
Quanto alla partecipazione al funerale, si può chiedere al bambino se vuole venire o meno, purché il genitore sia sicuro di riuscire a gestire il proprio dolore.
Quando poi si verifica la morte di una persona cara è possibile che il bambino faccia domande sulla propria morte o su quella dei genitori. Si può rispondere che è una cosa che succederà, ma collocandola in un tempo molto, molto lontano, quando lui sarà diventato grande, avrà avuto i suoi figli, eccetera.
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.
Articolo molto interessante e chiaro, grazie. Avrei ancora una domanda in più sulla gestione della malattia prima della morte. Le mie bambine insistono per andare a trovare il nonno malato (terminale) in ospedale. Che fare? E’ preferibile negarglielo (con la scusa delle regole dell’ospedale) e mantenere vivo il ricordo del nonno come era prima che lo ricoverassero oppure è giusto assecondare il loro desiderio di vederlo, anche se in condizioni non proprio brillanti?
Grazie molte per la disponibilità
Gentile Ilaria,
certo, è difficile dare un consiglio in una situazione così delicata e dolorosa. Però penso che, se le bambine desiderano vedere il nonno e se anche il nonno ha lo stesso desiderio, sia bene esaudire questo desiderio. Certo, sta a lei, con le parole più adatte, preparare le bimbe a incontrare un nonno diverso da quello che conoscono, ma non celerei loro la verità e non le terrei lontane da lui. Sarà lei con la sua serenità e la sua forza, a “filtrare” per loro questa esperienza.
Mi dispiace molto per la situazione dolorosa che sta vivendo e le sono sinceramente vicina in questi difficili momenti
Annalisa Pomilio
Redazione di noinonni.it
Grazie infinite.