Le “regole d’oro” delle punizioni

Punizioni sì o no? Sì, lo so che noi nonni, anche se magari dai genitori siamo riusciti a essere severi e a tenere il punto, ora… ci sciogliamo e preferiremmo mille volte non doverle dare. E fortunatamente, nella gran parte dei casi, ci riusciamo: le punizioni non sono affar nostro, e noi cerchiamo di goderci solo il bello dei nipotini.
Eppure, le punizioni di tanto in tanto sono necessarie. E, dobbiamo riconoscerlo, sono sicuramente più utili di una sfuriata che non porta assolutamente a nulla.
Infatti oggi gli psicologi ci dicono che le punizioni ci vogliono perché aiutano il bambino a riflettere sui propri comportamenti e a maturare, comprendendo che le sue azioni hanno delle conseguenze.

Naturalmente, a stabilire le linee educative guida, e quindi anche quando bisogna dare delle punizioni e quali punizioni dare, devono essere i genitori, che devono tener presenti alcune “regole”, raccomandate appunto degli psicologi (le trovate sotto).
Noi nonni cerchiamo di evitare queste incombenze; se però ci tocca accollarcele, dobbiamo tener presente una regola in più: non sovrapponiamoci mai ai genitori, concordiamo con loro le linee di comportamento generali (quando intervenire, in che modo…) e teniamoli sempre informati delle misure che eventualmente abbiamo deciso di prendere, in modo che il bambino non abbia la sensazione di “due pesi e due misure” (anche se, si sa, noi nonni abbiamo il diritto di essere, in generale, ben più morbidi dei genitori!). Insomma, come sempre, massima trasparenza e, naturalmente, dialogo. E in ogni caso, ricordiamoci: in gran parte dei casi, basta mandare dieci minuti in cameretta il piccolo colpevole perché il gesto simbolico sia più che sufficiente a fargli capire come deve comportarsi!

 Le “buone” punizioni

Ecco un piccolo “decalogo” delle punizioni efficaci ma anche comprensibili al bambino, mirate a fargli capire quale comportamento non è accettabile, facendogli però sentire il nostro apprezzamento complessivo. Infatti la prima regola è: bisogna punire un comportamento preciso, arrivare alla punizione solo dopo aver più volte spiegato al bambino che cosa non deve fare e perché, ed evitare che il bambino si senza complessivamente condannato (insomma: non “sei cattivo”, ma “ti sei comportato male anche se ti ho spiegato tante volte che questo non va fatto”).

Le punizioni quindi…

  1. Devono essere immediate. Non bisogna mai far passare troppo tempo tra l’atto che merita la punizione e la punizione stessa. Se la punizione tarda troppo, il bambino, soprattutto se piccolo, non riesce a metterla in relazione con quello che ha fatto, anche se glielo spieghiamo, e quindi rischia di rimanere confuso.
  2. Devono essere comprensibili. Bisogna sempre spiegare chiaramente al bambino perché viene punito e in cosa consiste la punizione. Ed è bene anche spiegare sempre in maniera esplicita che si tratta di una punizione, in modo che il bambino capisca qual è il comportamento che non va (“Hai continuato a tirare i pezzi della costruzione in testa a tua sorella. Ti avevo detto di non farlo! Per punizione, non potrai più giocarci fino a domani”).
  3. Devono essere accettabili. Non devono mai essere crudeli o violente. Deve essere chiaro che noi stiamo punendo un comportamento, ma che il nostro amore per il bimbo non è in discussione.
  4. Non devono essere umilianti. Bisognerebbe evitare (se possibile) di mettere il bambini in punizione davanti agli altri, e soprattutto davanti agli amici. E in particolare bisogna evitare di usare espressioni che mettano in discussione tutta la sua persona: non diciamo “Sei cattivo”, “Non imparerai mai” e simili, ma piuttosto “Ti sei comportato male facendo…”
  5. Devono essere qualcosa che il bambino può fare. Inutile per esempio pretendere che un bimbo piccolo lavi il pavimento o un indumento se l’ha sporcato.
  6. Devono essere proporzionate. Non si può imporre una punizione molto rigida per ogni cosa, anche perché il rischio è che poi noi stessi non riusciamo a mantenere il punto. Inutile dire, per esempio, “per una settimana non guardi i cartoni animati”, a meno che non siamo disposti a tenere duro con un’estenuante lotta senza quartiere. Pensiamoci: ne vale la pena? Ed è giusto? Non è meglio dire “Per punizione, oggi accendiamo la televisione mezz’ora dopo”?
  7. Deve essere chiaro che la punizione non è una vendetta, ma un modo di sanzionare un comportamento inaccettabile, e che viene da un’autorità giusta.
  8. Devono essere poche. Inutile dare (o minacciare) punizioni a ogni minima cosa: diventano del tutto inefficaci. Peggio: presto il bambino penserà che è inutile prenderle sul serio, con il risultato di sminuire l’autorità dell’adulto che si prende cura di lui.
  9. Devono essere rispettate. Se diamo una punizione, poi dobbiamo farla rispettare, senza patteggiamenti e discussioni. Il bambini deve sentire che si tratta di qualcosa di ragionevole, causato da un suo comportamento sbagliato, e che non cederemo.
  10. Dopo la punizione, ci deve essere sempre la riconciliazione: il bambino deve sentire che il nostro affetto per lui è intatto e siamo pronti ad accoglierlo a braccia aperte

 

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Risponde lo psicologo – Premi e punizioni
Risponde lo psicologo: Time out!
Risponde lo psicologo – Le sgridate

5 commenti su “Le “regole d’oro” delle punizioni

  1. non ho commenti. A volte tutto sembra esagerato. Io credo nel dialogo, ma Dio non voglia che i genitori siano in disaccordo o uno dei due mini la credibilità dell’altro.

  2. “Sei cattivo” si sente spesso, ma davvero, basta! non c’è nessun bisogno di dirlo e poi non è vero! L’azione sarà stata sbagliata, mai il bambino.

  3. ciao Claudio , tutto giusto cio’ che dici ma io da nonna che sono da soltanto un anno non so se riusciro’ mai a essere severa con loro come lo sono stata con i miei figli. Oggi io sono nonna e faccio la nonna con i nipoti ,con i figli facevo la mamma.

  4. E quando i genitori sono separati e tra loro la comunicazione riguardo al figlio è solo organizzativa o poco piu? Quando da nonni dobbiamo inevitabilmente coprire ambiti educativi che spetterebbero ai genitori, quando comprendiamo che il comportamento sicuramente sbagliato del nipote abbia motivazioni piu profonde, ma sia esecrabile e da correggere? Ci sono situazioni oggi molto complesse, ed anche il rapporto nonni-nipoti vive forse una stagione nuova, diversa da abitudini consolidate socialmente, anche in relazione del tempo che nonni nipoti vivono insieme.

    1. Gentile Signora,
      la ringrazio per il suo commento, che apre a tante riflessioni. Compredo perfettamentela sua frustrazione, una frustrazione comune a tanti nonni che in caso di separazioni molto comlesse (ma le separazioni sono sempre complesse!) si trovano a dover intervenire in ambiti educativi che spetterebbero ai genitori, con il rammarico di sentirsi in qualche misura impotenti e di non poter mettere i bambini del tutto al riparo dalla grande tempesta che scuote la famiglia.
      È vero quello che scrive: ci sono situazioni che ridefiniscono anche il rapporto tra nonni e genitori, e in tanti modi diversi che è difficile “incasellare” nei modelli tradizionali. D’altr parte, sono i tempi che cambiano…
      Cordiali saluti
      annalisa Pomilio
      noinonni.it

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