Risponde la psicologa – Brutti voti e punizioni
Ci scrive un nonno, alle prese con un dilemma: il suo nipotino ha preso dei brutti voti e il papà vuole punirlo togliendogli l’allenamento al calcio. È giusto? Nonno Giorgio non lo pensa, ma cosa fare? La risposta della psicologa Monica Accordini (Università Cattolica di Milano)
DOMANDA
Sono arrivate le pagelle di mio nipote, che ha 11 anni e frequenta la prima media, e in due materie ha voti insufficienti. Mio genero si è molto arrabbiato e ha sgridato Andrea, dicendogli che non andrà più ad allenarsi a calcio finché non avrà risultati migliori.
A me dispiace molto: è vero che Andrea dà spesso l’impressione di avere la testa tra le nuvole e che per lui i compiti sono l’ultimo pensiero, ma mi sembra che togliergli il calcio sia eccessivo.
Come posso fare per aiutare il ragazzo, senza però contraddire il papà? Ho provato a parlargli, ma mi ha detto che sono un nonno dal cuore troppo tenero. A me piace accompagnare mio nipote agli allenamenti, vedere la passione che ci mette. È un momento importante per noi, anche se capisco che, come dice mio genero, sembra che sia l’unica cosa che gli interessi davvero.
RISPONDE LA PSICOLOGA MONICA ACCORDINI
Povero nonno! Eh sì, ho pensato proprio così quando ho letto la sua domanda, sa? Perché si trova in una situazione complicata in cui mi pare preso tra due fuochi e rischia di scontentare sempre qualcuno qualsiasi cosa lei faccia.
Una cosa, però, gliela voglio dire e senza mezzi termini: lei ha ragione, ha ragione nella sua intuizione di dire che le punizioni non servono; le punizioni non educano, mortificano e sono, di solito, l’ultima spiaggia cui ricorriamo quando non sappiamo più che cosa fare, quando ci pensiamo sconfitti.
Ormai la letteratura psicologica sul tema è ampia e concorde: ai ragazzi e ai bimbi non servono le punizioni e no, la vecchia retorica che senza un poco di nerbo i ragazzi vengono su “storti” è fallace, anche se, in qualche modo, facile e consolatoria. Facile perché ci indica una via da percorrere quando brancoliamo nel buio e perché ci sottrae da un confronto, quello con i nostri ragazzi e, dunque, di riflesso quello con noi stessi, dal quale rischiamo di uscire non proprio edificati.
Partiamo dal presupposto che un bambino o un ragazzo con delle difficoltà scolastiche è, innanzitutto, una giovane vita in difficoltà. Anche fosse che “non gliene frega niente” (che poi, mi creda, non è praticamente mai vero), questa mancanza di interesse sottende una difficoltà che va capita, interrogata, non mortificata.
Aggiungo poi, che non punire i ragazzi non significa far fare loro ciò che vogliono ma, piuttosto, educarli al mondo: “se non studi, avrai il debito a settembre e ti toccherà recuperare mentre i tuoi amici sono in vacanza”. Educarli al mondo è far passare il messaggio che ogni decisione – anche quelle non prese o prese per inerzia – porta con sé delle conseguenze, mentre la punizione, paradossalmente, mira a proteggerli da queste conseguenze anziché a prepararli ad affrontarle.
In più, una punizione così, che va nell’ottica della privazione, rischia di rinforzare il ragazzo nella convinzione che studiare fa davvero “schifo” perché gli sottrae anche quello che gli piace e gli fornisce occasioni di sfogo.
Detto questo, torniamo a lei: lei ha ragione, dicevo, però non è a lei che spettano le scelte circa il futuro e l’educazione di suo nipote ed è pericoloso entrare in simmetria con suo genero, sia perché rischierebbe di minare il vostro rapporto, sia perché, cosa ancor più grave, rischierebbe di legittimare un’eventuale ribellione di suo nipote nei confronti dei genitori.
Che fare dunque? Faccia il papà nei confronti di sua figlia e, in senso allargato, di suo genero, mostrando loro la sua posizione (dica pure che gliel’ha detto la dottoressa!), con loro può mostrarsi risoluto e, soprattutto, faccia loro capire che tutti avete a cuore il benessere del ragazzo e che questo significa, anzitutto, capire prima di agire.
E poi, faccia il nonno per suo nipote: ci sia per lui, gli offra quell’extra dose di coccole e comprensione di cui avrà bisogno, gli conceda qualche piccola distrazione e lo supporti.
Un caro augurio a lei e a tutti!
Dott.ssa Monica Accordini
Servizio di Psicologia Clinica per la coppia e la famiglia
Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC)
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