Il rapporto tra nonni e nipoti adulti

Nonni che affiancano i genitori nella cura dei nipoti, che se ne occupano quando sono al lavoro, che vengono chiamati per accudirli quando si ammalano, che vanno a prenderli a scuola, li accompagnano nelle attività pomeridiane… Però poi, via via che i bambini crescono e che si rendono indipendenti, il legame si allenta.
Ma è proprio così? È questa la domanda a cui ha cercato di dare risposta Benedetta Landi con una ricerca che ha dato vita al libro Nonni e nipoti – Un legame che dura nel tempo (Edizioni Albatros).

La ricerca, condotta in un primo momento su un campione ridotto e formato prevalentemente da ragazze, è stata in seguito ampliata nel numero e nella composizione degli intervistati  (575 giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 35 anni, di cui 22,1% ragazzi), in modo da delineare un quadro più completo e capace di dare conto della complessità dei rapporti intergenerazionali.

Il primo dato significativo che emerge dalla ricerca è che la maggioranza degli intervistati ha avuto la possibilità di conoscere tutti e quattro i nonni (molti anche uno o più bisnonni) e la quasi totalità (il 91,3%) ha ancora uno o più nonni in vita. Un dato che non ci sorprende, visti i cambiamenti demografici in atto, con l’allungamento della vita media, e che non sarebbe stato possibile già solo nella generazione dei nostri genitori. Insomma, i nonni hanno più anni di un tempo per godersi i nipoti, interagire con loro e lasciare un’impronta duratura sulla loro formazione.

Un altro dato è che le relazioni tra i ragazzi e i nonni sono tanto migliori, quanto migliori sono i rapporti tra genitori e nonni: insomma, i genitori sono dei “ponti” tra le generazioni. In questo, la ricerca conferma quanto accade anche quando i nipoti sono piccoli: rapporti tesi tra genitori e figli/nuore o generi si riflettono sulla qualità del rapporto tra nonni e nipoti, anche banalmente perché i nonni hanno meno possibilità di vederli.
Lì dove invece il rapporto costruito durante l’infanzia è saldo, continua anche quando i nipoti crescono, benché naturalmente in modalità diverse e con minori possibilità di frequentarsi. Anzi, molti dei ragazzi intervistati, dopo aver risposto al questionario, hanno voluto lasciare una testimonianza più personale del loro rapporto con i nonni; testimonianze che ci dicono i nonni abbiano inciso sulla loro formazione e sulla creazione del sistema di valori in cui si riconoscono.

È possibile  identificare diverse fasi del rapporto nonni-nipoti: l’infanzia, in cui i nonni, soprattutto se abitano vicino ai figli,  affiancano i genitori nell’accudimento; l’adolescenza, in cui spesso accade che i nonni che hanno costruito un solido rapporto con i nipoti negli anni precedenti si pongono come “mediatori”, nella fase delle contestazioni delle figure genitoriali; l’età adulta, in cui i nipoti frequentano meno i nonni, ma il rapporto affettivo continua e in cui pian piano si rovesciano i ruoli: i nonni, che hanno accudito i ragazzi da bambini, cominciano ad avere loro stessi bisogno di aiuto (per la spesa, per essere accompagnati a delle visite mediche, per le pratiche burocratiche) e figli e nipoti, nei limiti delle loro possibilità, li aiutano.

Insomma, si tratta di una parabola che segue l’ineluttabile volgere delle stagioni della vita, e che è quindi una metafora della vita stessa. E il libro, con i dati che raccoglie e con le testimonianze fresche e vive dei ragazzi che hanno voluto lasciare un ricordo dei loro nonni raccontando come siano figure importanti nella loro formazione e nella loro vita, la “fotografa” perfettamente.

Benedetta Landi, Nonni e nipoti – Un legame che dura nel tempo, Edizioni Albatros

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