Al cinema con i bambini: “Abel, il figlio del vento”
Ecco un film per famiglie godibile sia dai bambini/ragazzini (dagli 8-9 anni in su), sia dai loro nonni (e genitori): Abel, il figlio del vento. Un film che racconta una storia di crescita e di conquista di indipendenza, e che riesce a unire riprese “tradizionali” a immagini documentaristiche splendide, che vale davvero la pena di vedere sul grande schermo.
La trama
Ma andiamo per ordine. Abel è il nome di un aquilotto. Un aquilotto che, come quasi sempre avviene in natura, viene buttato giù dal nido da sua fratello, nato prima di lui. Ad Abel, destinato a morte certa, va bene: lo trova infatti Lukas, un bambino orfano di madre e che ha un difficile rapporto con il padre.
Lukas lo adotta e lo battezza (Abel, Abele, con riferimento alla storia dei due fratelli della Bibbia, Caino e Abele), e si prende cura dell’aquilotto di nascosto del papà ma con l’aiuto di Danzer, il guardaboschi, una specie di nonno (non per età, però!) saggio.
Danzen che capisce il dramma di questo bimbo, che si porta sulle spalle il senso di colpa della morte della mamma, morta nel salvarlo da un incendio, e del difficile rapporto con il papà, che sembra quasi non riuscire a perdonargli di essere stato la causa della morte della moglie.
Lukas si trova ora a fare da padre ad Abel, e come padre deve anche insegnare ad Abel a volare e accettare l’idea di lasciarlo libero, e quindi di separarsi da lui.
Riprese spettacolari
Un film pieno di delicatezza, quindi, che riesce a non cadere nel sentimentalismo pur raccontando una storia piena di sentimento e affrontando un tema, quello che distacco, che è difficile rendere “a misura di bambino”.
Bellissime le riprese: il Tirolo, dove il film è stato girato, offre il meglio di sé, e le immagini documentaristiche, dicevamo, sono magnifiche.