Un cellulare in regalo ai bambini? Il parere della psicologa
Una nonna ci scrive chiedendoci se è il caso di accontentare il nipotino, che come regalo di compleanno chiede un cellulare. Lo abbiamo chiesto alla psicologa Sara Pelucchi del Servizio di Psicologia Clinica per la coppia e la famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC). Ecco la sua risposta.
DOMANDA
Il mio nipotino ha chiesto in regalo a noi nonni un cellulare. Noi siamo piuttosto contrari, ma vediamo i genitori combattuti: dicono che certo, è uno strumento pericoloso, ma quasi tutti i compagni ce l’hanno, e hanno paura che poi il nostro Filippo si senta escluso. Senza contare che lui a ogni occasione prende il cellulare della mamma, dove ha scaricato dei giochi. E pur non possedendo questo strumento, ha una notevole abilità nell’usarlo e fa già cose che non solo io e mio marito, ma neanche i suoi genitori sono capaci a fare.
Insomma, siamo combattuti. Che fare? Che cosa ne pensate, e che cosa ci consigliate?
Grazie per la risposta!
Maria Rosa
RISPONDE LA PSICOLOGA SARA PELUCCHI
Gentilissima Maria Rosa,
la questione dell’utilizzo del cellulare rappresenta sicuramente una delle maggiori sfide educative contemporanee. Nel risponderle mi permetto di ampliare la questione e di condividere con lei i risultati di alcune ricerche per riflettere insieme anche ad altri nonni sul concetto di consapevolezza, prerequisito importante da tenere a mente quando si decide di affidare a un bambino delle responsabilità, come la possibilità di gestire in modo autonomo l’utilizzo di un mezzo tecnologico, sia esso il cellulare o il tablet o anche semplicemente la tv.
Studi condotti in collaborazione con l’American Academy of Pediatrics e la Canadian Society of Pediatrics hanno rilevato come l’utilizzo del cellulare nella fascia d’età dai 7 agli 11 anni è collegabile ad una maggiore predisposizione a futuri comportamenti di dipendenza e alla diffusione di comportamenti di cyberbullismo.
Gestire la relazione con l’altro e le emozioni che si provano è proprio uno dei principali compiti evolutivi di questa fascia d’età e di quella successiva. Spesso i comportamenti di cyberbullismo, di cui a volte un bambino può essere vittima e a volte può essere portatore di sofferenza altrui, sono collegabili a una difficoltà di gestione ed espressione comunicativa dei bambini che l’utilizzo del mezzo fa diventare pericolosa e nociva, non lasciandola circoscriverla a un’espressione di rabbia o altro. Inoltre gli studi sugli effetti dell’utilizzo di questi dispostivi nei bambini hanno evidenziato come la sovraesposizione alla tecnologia (cellulari, internet, ipad, tv) può essere associata a deficit cognitivi, tra cui un peggioramento delle funzioni esecutive e dell’attenzione, a un aumento dell’impulsività e a una diminuzione della capacità di autoregolarsi (che può tradursi in una maggiore reattività). In termini di crescita cerebrale è, infatti, non prima dei 12/14 anni l’età in cui un essere umano inizia a sviluppare abilità come il pensiero critico e il controllo degli impulsi, quelle abilità collegabili a una dimensione di autonomia utile per l’utilizzo di un dispositivo tecnologico.
Concludo sottolineando un ulteriore aspetto che le ricerche hanno messo in evidenza sul tema. Gli studi mostrano come la variabile efficace nel buon utilizzo dello strumento tecnologico da parte di un pre-adolescente/adolescente sia la presenza del genitore/adulto di riferimento, presenza fisica, sia nel controllo/limitazione dello strumento che nella condivisione/interesse per le attività che il figlio sta svolgendo o ha svolto in connessione.
Grazie per l’attenzione
Dott. Sara Pelucchi
Servizio di Psicologia Clinica per la coppia e la famiglia
Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC)
Via Nirone, 15 – 20123 Milano MI
[email protected]
www.unicatt.it/serviziocoppiafamiglia