Risponde lo psicologo – Quando i genitori si separano
Ecco ancora un articolo della dottoressa Manuela Arenella, psicologa psicoterapeuta specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza.
Oggi la dottoressa Arenella risponde a una domanda su un tema delicato: come affrontare con i bambini la separazione dei genitori, evitando per quanto possibile che ne risentano.
È un tema di cui si è occupato anche NoiNonni, naturalmente in un’ottica diversa, nell’articolo “Quando i genitori si separano: i diritti dei nonni”.
DOMANDA
Come ci si può separare “onestamente”? Oppure questa parola dobbiamo dimenticarla perché un divorzio mai sarà una soluzione onesta verso i figli? Ho due figli, la bambina ha 8 anni e il bambino 5, e dopo un lungo periodo io e mio marito abbiamo deciso che è meglio separarsi, perché abbiamo litigato già su tutto e il clima in casa non era più quello di una famiglia… Forse adesso possiamo separarci ancora “in pace”, e spero che noi, sia durante il divorzio che nel futuro, riusciamo a pensare prima di tutto al bene dei bambini. Ma come possiamo comunicare ai bimbi che stiamo divorziando? E dopo la separazione quali saranno gli errori che noi non dobbiamo commettere?
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
La domanda di questa settimana ci permette di riflettere su un tema molto attuale: la separazione dei genitori. Questo per i figli è sicuramente un evento doloroso, che li mette di fronte a diverse sofferenze, ma la “traumaticità” dell’evento stesso dipende molto da come viene gestito dai genitori.
Quando ci si separa possono scattare rabbie, senso di angoscia legato a quello che si vive come il fallimento di un progetto di coppia, una profonda disperazione, e altri stati d’animo negativi che ci portano ad agire più come uomini e donne feriti che non come genitori.
La prima cosa da ricordare è che ci si può separare dal partner, ma non dai figli!
È importante rassicurare i bambini su questo; in molte situazioni, anche senza rendersene conto, i genitori tendono a servirsi dei figli per accentuare il conflitto o avanzare rivendicazioni al partner, oppure per mantenere un legame, nel caso in cui uno dei due non voglia realmente separarsi (una cosa è separarsi legalmente, altra cosa è separarsi psicologicamente!). Sono tutti atteggiamenti da evitare nel modo più assoluto.
Di seguito sintetizzo una serie di linee guida per proteggere i figli in caso di separazione.
- Comunicate l’intenzione di separarvi possibilmente insieme, dimostrando accordo sulla decisione, usando parole semplici, adatte all’età dei bambini, ribadendo che l’amore tra un uomo e una donna può finire, ma non finisce mai quello per i figli, per cui, anche se non vivranno più insieme, i bambini avranno sempre la loro mamma e il loro papà su cui contare.
- Rassicurate i figli sul fatto che la separazione è una decisione vostra, e loro non c’entrano, non hanno nessuna colpa (talvolta i bambini si attribuiscono colpe e responsabilità che non hanno).
- Aiutate il bambino ad esprimere i suoi pensieri e sentimenti rispetto alla separazione. Talvolta, anche a distanza di qualche tempo, possono manifestare disagi di tipo psicosomatico (mal di pancia, di testa, fatica a dormire…) o comportamentali (i bambini possono diventare irritabili, aggressivi, modificare il rendimento a scuola, piangere senza motivo…).
- Chiarite che la decisione è irreversibile, per evitare che il bambino si prodighi in sforzi per farvi riconciliare, alternando continue illusioni e delusioni.
- Non parlate male al bambino dell’altro genitore (importantissimo!). So che è faticoso, ma nell’interesse del bambino è necessario mettere da parte la rabbia e restituirgli gli aspetti buoni del suo papà o della sua mamma, in modo che possa interiorizzare un’immagine positiva a cui fare riferimento. Parlare male a un bimbo di un suo genitore significa ferirlo profondamente e minare il rapporto anche con chi parla male perché prima o poi il bambino tenderà a evitarlo o ci si scontrerà.
- Evitate di cercare la complicità del bambino contro l’altro genitore usando atteggiamenti vittimistici; evitare di usarlo come messaggero o come “spia” per capire cosa fa l’ex.
- Fate in modo che veda regolarmente il genitore che non vive con lui; il bambino ha bisogno di entrambi i genitori, e deve sentirsi garantito rispetto alla possibilità di vederli e libero di telefonargli ogni volta che ne sente il bisogno.
- Fate in modo che il bambino mantenga il più possibile le sue abitudini e continui a vivere nella stessa casa, frequentare la stessa scuola, rispettare le stesse regole che aveva prima della separazione, portate avanti in modo coerente da entrambi i genitori.
- Cercate di mantenere aperto il dialogo con l’altro genitore rispetto alla vostra responsabilità genitoriale: prendete insieme le decisioni importanti che possono riguardare scuola, salute, eccetera e, laddove il livello di conflittualità lo permetta, cercate di essere entrambi presenti a compleanni, incontri con la scuola, eventi in cui il bambino è protagonista.
- Aspettate a presentare eventuali altri partner, e non candidateli mai come “genitore sostitutivo”: il bambino una mamma e un papà, per quanto possano avere dei difetti o essere poco presenti, e nessuno potrà sostituirli.
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.
Buonasera Dottoressa,,
ho appena letto il suo articolo e credo che sia accettato dalla maggioranza delle persone. Il mondo non funziona proprio perché siamo soliti parlare di standard mentre ogni bambino è diverso dagli altri e i casi di separazione sono anch´essi a sé.
Mi scusi se mi sono intromesso ma anche noi lettori siamo importanti poiché le nostre esperienze sono vissute, quindi non sono teorie!
Potremmo scrivere e dibattere per giornate intere: alcuni psicologi la vedono in un modo, altri nell´altro, ma qual è la verità?
Quando Lei dice “Chiarite che la decisione è irreversibile”, mi chiedo: perché mai? La speranza è l´ultima a morire, specialmente per un bambino; meglio che viva momenti di rosea speranza per anni con l´eventualità che si sistemi il tutto piuttosto che momenti di arrendevole tristezza protratta a lungo, quando magari il finale sarà positivo!
Per essere “definitivamente tristi” c´è tempo, bisogna essere ottimisti e vivere pensando positivo, non crede?
Dio ci ha dato la speranza per ogni cosa, per uscire da gravi malattie, da gravi stati d´animo e da situazioni difficili… Ma dobbiamo affrontare la vita con speranza e ottimismo poiché senza questo meraviglioso connubio la vita non sarebbe degna nemmeno di essere vissuta!
Come mai Lei è così convinta quando dice che la decisione è definitiva? Cosa mi dice allora della decisione definitiva di quando ci si sposò? Anche allora l’intento era quello DI STARE INSIEME PER SEMPRE… ma che cosa accadde?
Vede Dottoressa, secondo me tutto è molto relativo, non ci sono regole, certezze; l´unica certezza di cui in questo momento sono convinto è che un giorno dovremo morire.
Cosa manca in quello che Lei scrive?
Manca manca DIO, indipendentemente che Lei creda o no.
Gentile Gianpaolo,
abbiamo trasmesso il tuo commento alla psicologa, la dottoressa Arenella. Qui trovi la sua risposta.
Grazie per gli utili spunti di riflessione e di approfondimento che ci hai fornito. Quello della separazione è sempre un tema doloroso per tutti, e spesso tocca proprio a noi nonni stare vicino con sensibilità e affetto ai nostri nipotini.
Noi della redazione di noinonni.it crediamo che però sia importante cercare di non intromettersi nei delicati equilibri della coppia, perché rischieremmo di fare dei danni.
A presto
La redazione di noinonni.it
Gentile Signore,
sono assolutamente d’accordo con lei quando dice che tutto è relativo. La premessa a ognuna delle mie risposte è che non sono regole o indicazioni da prendere come oro colato, ma spunti di riflessione che ognuno deve poi personalizzare e calare nella propria realtà, decidendo di volta in volta di cosa servirsi e di cosa no.
Venendo allo specifico della sua osservazione, non sono io a decidere o a essere convinta che una situazione sia definitiva, ma dovrebbero esserlo i genitori che decidono di separarsi e lo comunicano al bambino. È ovvio che finché la situazione è incerta o non c’è una reale convinzione è inutile dare comunicazioni al bambino, ma credo che nel momento in cui si decide di parlargli e di spiegargli cosa succede sia importante essere CHIARI.
Ciò che suggerisco non è una sentenza legata a un male ineluttabile, che ci lascia impotenti, ma un atteggiamento di rispetto e chiarezza, che permetta al bambino di prendere contatto con una realtà che, anche se dolorosa, può essere affrontata e utilizzata come base per poter poi costruirsi la sua, anche sulla base di quello che ha avuto o non avuto. Questo a mio avviso non significa togliere la speranza al bambino (che tra l’altro in fondo al suo cuore manterrà sempre la speranza di vedere i suoi genitori ancora insieme), ma preservarlo da un’illusione continua che rischia di portarlo a delusioni continue. Per non parlare del fatto che i bambini, nel loro egocentrismo, si sentono responsabili di tutto ciò che accade loro, e sarebbero perciò portati ad utilizzare tutte le loro energie per far tornare insieme mamma e papà, piuttosto che utilizzarle per la propria crescita, per godersi i momenti con ognuno di loro o con i compagni.
Il problema è che sempre più spesso sono gli adulti ad avere serie difficoltà a separarsi. Magari lo fanno legalmente, ma psicologicamente restano dipendenti dl legame, o per la paura/incapacità a stare da soli, o perché si innesca una serie infinita di rabbie e recriminazioni che comunque costituiscono un legante. Troppo spesso in studio vengono adolescenti o giovani adulti che si portano dentro i segni di separazioni mal gestite dai genitoriche li hanno portati a lacerarsi, dovendo scegliere tra mamma e papà, o a mettersi costantemente in secondo piano, perché perennemente impegnati ad “occuparsi” di genitori che sentivano più fragili di loro, sperando di farli tornare insieme.
Certo che nella vita tutto può finire, o le cose possono continuamente cambiare, è questa la meraviglia, ma comunque i bambini hanno diritto a chiarezza e rispetto che, a mio avviso consiste nel non tenerli appesi a un filo per anni nell’attesa che mamma e papà tornino insieme. Questa speranza in fondo ai loro cuori la nutriranno lo stesso, alimentarla significa trasmettere un senso costante di indecisione e provvisorietà “ora decidiamo così, ma poi tutto può cambiare”. I bimbi lo sanno che nella vita le cose cambiano, ma resta importante trasmettere un senso di coerenza, un’adesione emotiva alle proprie scelte, nel momento in cui si compiono.
Ottimismo, a mio avviso, non significa negare che in certo momenti ci possano piovere addosso delle pietre, ma pensare che, di fronte a questo, abbiamo due scelte: farci seppellire dalle difficoltà, oppure allenarci a utilizzare anche queste per costruire qualcosa. Se qualcuno nega che siano pietre o ci dice che potrebbero anche essere qualcos’altro, in qualche modo ci impedisce di utilizzarle.
Grazie per la possibilità di confronto, su un argomento estremamente complesso che richiederebbe molti più approfondimenti.
Cara Annalisa mi sembra che dal tuo commento non riesci ad accettare la realta’ a cui sei stata sottoposta,o messa ha confronto .mi sembra che prima di tutto sei tu’ quella che deve imparare ha lasciare andare,la situazione a cui sei stata sottoposta in questo momento.Credo che quando avrai scavalcato questo ostacolo,magari con l’aiuto di un psicologo,o psicoanalista,la vita potrebbe tornare a sorridere anche per te.
Buongiorno. Si mesi fa mi sono separata da mio marito, non ancora legalmente ma di fatto non abita più con noi da allora. È stata una decisione tanto, troppo sofferta! Ho subito tradimenti, ingiustizie, umiliazioni e miliardi di bugie, più violenze fisiche e psicologiche! Per non parlare delle patner che ha già cambiato dal giorno che se n’è andato, tutto nella consapevolezza dei figli che pur essendo piccoli hanno capito è respirato ogni inevitabile animosità!
Oggi mi ritrovo a combattere con rabbia, rancore, delusione, senso di inadeguatezza, voglia di vendetta e tanta preoccupazione per dei figli che osservano una mamma distrutta e un padre dalla vita immorale!!
Mi chiedo se in un caso come questo sarà mai possibile trovare un equilibrio e presentare ai miei figli il padre come un brav’uomo… Lotto ogni giorno per riuscirci ma ogni giorno sento di non farcela… anche perché lui non accetta che l’ho lasciato, che “ho smesso di subire”, e mi dice chiaramente che mi renderà la vita un inferno!!
Cara Silvia,
dalla tua lettera traspare tanta tristezza e tanta amarezza. Impossibile dare consigli da lontano in una situazione così complessa; la cosa migliore, per te e per i tuoi bambini, sarebbe che ti rivolgessi a uno psicologo della tua zona per un aiuto che ti serva prima di tutto a ricostruire la fiducia in te stessa e nella tua possibilità di farcela. E siamo certi che funzionerà!
Un caro saluto e tanti auguri per tutto
noinonni.it