Risponde lo psicologo – Le prime bugie
Un nuovo interessante contributo della dottoressa Manuela Arenella, psicologa e psicoterapeuta specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza.
Questa volta la dottoressa Arenella risponde a una domanda che tocca un po’ tutti coloro che seguono l’educazione dei bambini: come reagire di fronte alle piccole bugie?
DOMANDA
La mia nipotina ha 6 anni e frequenta la scuola primaria. Negli ultimi tempi i genitori si sono accorti che ogni tanto non dice la verità. Piccole cose, per esempio che a scuola una sua amica le ha fatto male, oppure che un bambino ha preso un suo libro, o che ha mangiato tutto per pranzo (mentre non ha mangiato niente)…
Volevo chiederle com’è possibile evitare che queste bugie diventino più grandi e come reagire quando si scopre una bugia.
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Nel parlare di bugie bisogna distinguerne le diverse tipologie: esistono le bugie per discolparsi (il “non sono stato io!” con cui si cerca di negare una realtà spiacevole), le calunnie (più gravi poiché, per salvare se stessi, si accusano gli altri), le vanterie, le bugie consolatorie…
Fino ai quattro o cinque anni il bambino mente senza sapere di mentire. Fino a questa età, infatti, il confine tra fantasia e realtà è molto labile (come quello tra il “per finta” e “per davvero”), poiché il bambino è ancora immerso in una dimensione magica per cui è convinto che basti pensare o desiderare qualcosa perché questa si avveri. Le prime bugie rappresentano il modo un po’ magico con cui il bambino modifica una realtà spiacevole, con cui “prende le distanze” da quel sé “cattivo” che ha combinato un pasticcio (per esempio, ha rotto qualcosa e nega di averlo fatto con tutte le sue forze, anche di fronte all’evidenza, talvolta arrivando perfino ad accusare altri dei propri piccoli misfatti).
Spesso poi le bugie rappresentano una reazione alla paura: è il timore di perdere l’affetto e la stima dei genitori che induce il bambino a mentire, perché non si rende conto che la bugia è più grave di qualche disubbidienza o di un piccolo danno che hanno combinato.
Man mano che crescono i bambini si rendono conto che non basta più negare la realtà per cancellarla, né affermare un proprio desiderio per renderlo reale, ma anche verso i sette anni persistono tracce del pensiero magico, per cui desiderano profondamente che non sia vero che hanno preso un brutto voto, che non hanno mangiato tutto, che hanno fatto scoppiare un litigio in classe, ecc…
La cosa che deve preoccupare perciò non è tanto la bugia in se stessa, ma la frequenza con cui raccontano bugie e la tendenza a ingannare se stessi, prima ancora degli altri, se le bugie diventano così frequenti da indurre il bambino a costruirsi un mondo “per finta” che gli permette di sfuggire a una realtà che lo fa soffrire.
Come intervenire? Innanzitutto accettando il fatto che è normale che un bambino possa dire qualche bugia, e questa non deve essere vissuta come un attacco al genitore. È importante non accusarlo e non etichettarlo come bugiardo, altrimenti si rischia di minare la fiducia che ha in sé e innescare il meccanismo della profezia che si autoavvera.
Non cercare di estorcere la verità con le minacce perché qualunque cosa il bambino dirà sarà dettata dalla paura e non dalla sincerità.
È inutile intraprendere un braccio di ferro su una specifica bugia, meglio concentrarsi sui fatti e sui comportamenti che ne sono all’origine (invece di insistere sul “sei stato tu”, cercare di ragionare su cosa ha combinato, sul perché e sul come rimediare).
L’unica bugia su cui bisogna essere più “duri” è la calunnia, di fronte alla quale, oltre a mostrare apertamente la disapprovazione, è importante far riflettere il bambino su ciò che ha fatto, e invitarlo ad assumersi la responsabilità.
Le vanterie, le bugie consolatorie o i racconti fantastici trasmettono un messaggio molto diverso, di ricerca di consolazione e gratificazione che il bambino non incontra nella realtà, quindi è importante ribadire che la realtà non è quella che dice, ma anche apprezzare la sua creatività.
Inutile sottolineare che il modo principale per insegnare ad un bambino a non mentire è non mentirgli! Anche la sincerità si impara con l’esempio!
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.