Risponde lo psicologo – In ospedale
Una degenza in ospedale per i bambini è sempre traumatica. Eèpure, qualche volta è necessaria. Come fai per renderla più serena? Sentiamo che cosa consiglia la dottoressa Manuela Arenella, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza.
DOMANDA
La mia nipotina, di tre anni e mezzo, a dicembre ha subito un ricovero di una settimana in ospedale per una polmonite: per lei, molto riflessiva, è stata un’esperienza estremamente negativa (flebo, prelievi del sangue, esami specifici ecc.). Questa settimana abbiamo saputo che dovrà essere nuovamente ricoverata per adenoidectomia. So che è un argomento molto delicato e che ogni persona è a sé, però mi farebbe piacere ricevere qualche consiglio su come aiutare lei e i genitori ad affrontare questa nuova esperienza. Grazie per l’attenzione.
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Una degenza in ospedale è sempre un’esperienza molto forte per noi adulti, e a maggior ragione per un bambino. Questo non significa che debba necessariamente essere traumatica. Un’esperienza può diventare traumatica o meno, a seconda di viene vissuta e gestita dagli adulti che accompagnano il bambino. La paura che suscita l’ospedale può essere filtrata da un adulto che mantiene la calma e rassicura e insomma trasmette il messaggio che, per quanto difficile, non è una catastrofe. Ma soprattutto è importante concedere al bambino di vivere quella paura e renderla oggetto di un dialogo condiviso. Per farlo, se ci mancano le parole possiamo utilizzare un libro, per esempio una storia per bambini sull’argomento, per iniziare il discorso o per capire cosa pensa il bambino, che esprimerà il suo vissuto attraverso l’immedesimazione col personaggio.
Troppo spesso si sentono frasi del tipo “non piangere, fammi vedere quanto sei coraggioso, fai il bravo” e simili. Questo atteggiamento tutela gli adulti (che spesso faticano a tollerare la sofferenza dei propri piccoli), ma raddoppia il carico al bambino che, oltre a trovarsi solo con la sua paura, deve anche cercare di non esprimerla per non deludere l’adulto. È importante invece legittimare il loro pianto e le loro preoccupazioni (“hai ragione, questa cosa fa paura, piangi pure se ne hai voglia, tutte le volte che vuoi…”). E, quando i bambini fanno i forti e si trattengono possono essere gli adulti a verbalizzare le emozioni che non si concedono di esprimere (“io sarei spaventata/preoccupata, avrei molta paura…”).
Fondamentale è avvisare la bimba almeno una settimana prima del ricovero, raccontandole per filo e per segno che cosa succederà, ovviamente nei modi adatti a una bimba di 3 anni e mezzo! Prepariamoci poi a rispondere alle domande che possono affiorare ogni tanto, e rendiamoci disponibili a rispondere a tutti i dubbi che le vengono in mente, anche dovessimo ripetere dieci volte le stesse cose.
Spiegare quello che le succederà è importante anche durante il ricovero, ogni volta che un infermiere o un dottore si apprestano a fare qualcosa. Questo, rendendo le cose prevedibili, aiuta i bambini a controllare la paura.
E poi non dimentichiamo di cercare i lati positivi della cosa: la mamma può stare sempre con noi, tutti ci riempiono di attenzioni e, in questo caso specifico, siamo autorizzati a mangiare tantissimo gelato!
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino. Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.