Risponde la psicologa – A proposito dei videogiochi
La domanda di una nonna, preoccupata perché il suo nipotino ha “scoperto” i videogiochi e ora è difficile convincerlo a fare altro. La risposta della psicologa CRISTINA FUMI (Servizio di Psicologia Clinica per la coppia e la famiglia – Università Cattolica di Milano).
DOMANDA
Buongiorno. Venerdì scorso sono andata a prendere a scuola mio nipote di 8 anni e mezzo e l’ho portato a casa di mio figlio in attesa del ritorno dal lavoro della mamma. Appena arrivato a casa, il bambino ha preso il Nintendo, che gli è stato regalato a Natale, ha messo le cuffie e ha cominciato a giocare. Non sono riuscita a staccarlo da lì. Poi mia nuora mi ha raccontato che fa sempre così e che non sanno cosa fare per staccare Alessio da questo gioco. Io finora non me ne ero resa conto perché in genere quando capita che vada a prenderlo all’uscita da scuola lo porto a casa mia, dove il Nintendo non c’è.
Sono davvero molto preoccupata. Io non sapevo che il Nintendo si usa online, e temo che questo crei dei pericoli. Ma a parte questo, mi sembra che mio figlio e mia nuora a parole siano anche loro preoccupati, ma poi dicono che tutti i compagni ce l’hanno. Insomma, mi sembra che non facciano nulla per impedire, o almeno limitare, questo gioco. Lei che cosa ne pensa? Quali consigli si potrebbero dare?
RISPONDE LA PSICOLOGA CRISTINA FUMI
Cara nonna,
il tempo del gioco per i bambini nel corso degli ultimi anni è assai cambiato, anche dopo l’esperienza della pandemia: esso è sempre più impiegato sul video, dai giochi on line all’uso di tablet e cellulari che sempre più spesso anche bambini molto piccoli usano, in modo autonomo e senza alcuna regola, in solitudine.
Ma come abitualmente accade per tutti i campi della vita di un bambino, è assolutamente necessario che i genitori siano a conoscenza esattamente a quali videogiochi e contenuti multimediali un bambino stia accedendo, definendo regole e confini all’uso e tipo del gioco, come normalmente si fa per qualsiasi altra attività che riguarda la vita di un bambino.
“Lascereste un bambino di 8 anni in una piazza di un paese sconosciuto, al buio da solo, di sera?” Nessun genitore lo farebbe; e così quindi i genitori e, perché no, anche i nonni devono sapere, essere informati e aggiornati sul tipo di videogioco o contenuto multimediale al quale il proprio figlio sta accedendo. È importante vigilare sui contenuti (violenza, linguaggio etc) e sul tempo, che deve essere commensurato all’età del bambino (mai la sera, prima di dormire, per esempio) e prestare la massima attenzione sul gioco online, ove possono accadere situazione anche pericolose, ad esempio adescamenti di minori etc.
Essere informati è assolutamente importante: il videogioco non è da demonizzare, ma necessita supervisione, regole e cura. È una nuova forma di gioco a cui noi educatori, genitori, nonni dobbiamo prestare la massima attenzione.
Un bambino di 8 anni ha bisogno di giocare con i suoi pari, in gruppo, all’aria aperta, ha bisogno di confrontarsi con l’altro reale e diverso, trascorrere del tempo con i genitori e con i nonni, con altri adulti in casa e fuori casa. Può accedere al videogioco, con un tempo preciso, con delle regole condivise tra i genitori.
Pertanto, è più mai indispensabile affiancare e accompagnare i bambini ad avvicinarsi al gioco sui video e aprire un dialogo diretto e franco sulle regole che, come per tutti gli altri campi della vita, i genitori danno e si sentono legittimati a dare e a far rispettare, indipendente da quello che fanno o pensano gli altri.
Dottoressa Cristina Fumi
Servizio di Psicologia clinica: persona, coppia, famiglia
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