La Giornata dei nonni e degli anziani: accettare la fragilità

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Anche se ormai il confine tra “essere anziani” e “essere vecchi” è piuttosto sfumato, e dipende molto dalla sensibilità individuale, invecchiare non è mai semplice. E non è semplice perché, indipendentemente dalla nostra forma fisica, la terza età è il tempo dei bilanci.
È il tempo in cui molti di noi vivono la grande gioia della nascita dei nipoti, che ci regalano uno sguardo più sereno sul futuro e ci aprono il cuore alla speranza. È anche il tempo in cui ripensiamo, con orgoglio o forse con qualche rimpianto, a quello che abbiamo costruito nel corso della nostra vita – nel lavoro, nella famiglia, nella cerchia di amicizie… –, sapendo che le scelte fondamentali le abbiamo già fatte e che difficilmente potremo “reinventarci” una vita diversa: indietro non si torna. Ed è il tempo in cui ci accorgiamo di doverci arrendere alla nostra fragilità, accettare l’idea che quello che fino a pochi anni fa ci sembrava facile ora ci costa un po’ di più, anche quando non abbiamo ancora bisogno di aiuto. Anzi, ci ritroviamo a fare i conti con un completo cambio di prospettiva: scopriamo che proprio noi, fino a ieri sostegno per gli altri, abbiamo bisogno di sostegno (o lo avremo a breve).  E, anche se lo sapevamo e ce lo dicevamo da qualche anno, accettarlo non è mai semplice!

Il tema della Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani

È per questo che sentiamo così vicino il tema scelto dal Papa per la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, che quest’anno cade il 28 luglio: “Nella vecchiaia non abbandonarmi”.  Sono parole tratte dal Salmo 71 e ci parlano della solitudine, quella solitudine da cui ci sentiamo minacciati via va che gli anni si accumulano, quando ci sembra di ritrovarci quasi respinti ai margini della vita e ci è più difficile immaginare di poter contribuire a costruire il futuro insieme ai nostri figli. Ora il testimone è passato definitivamente a loro, e noi possiamo solo sperare di riconoscere in loro qualcosa di noi, dei nostri insegnamenti, dei nostri valori…
Ma le parole del Salmo scelto dal Papa ci parlano anche dell’importanza dei rapporti umani, nella società e nella famiglia; ancor più, della forza di quei legami capaci di costruire ponti tra le generazioni e grazie ai quali oggi possiamo tendere una mano certi di trovare un appoggio.
Poterlo fare è un dono grande, di cui noi nonni dobbiamo essere grati: arrendersi alla propria fragilità è sempre difficile, come è difficile accettare di non poter fare da soli, ritrovarsi di dover chiedere aiuto. Però  i nostri nipoti ci permettono di aprire il cuore alla speranza. Sono la nostra finestra sul mondo che verrà, e il nostro modo di provare a fare un’ultima beffa, pur con un sorriso venato di amarezza, al tempo che passa.

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