Impariamo a dare delle regole ai bambini!
Difficile convincere i bambini ad abbandonare un’attività per loro piacevole, come ad esempio giocare oppure sentirsi al centro dell’attenzione, per seguire delle “regole” importanti per la sua educazione, per il suo modo di interagire con solo con i nonni e la famiglia, ma con tutti coloro con cui ha a che fare nella sua esperienza quotidiana.
Ecco alcuni consigli della psicologa Roberta Mariotti.
Un’abitudine se non contrastata presto diventa una necessità, asseriva Sant’Agostino.
Che si tratti di piaceri fisici, come la richiesta di cibo, di contatto, di gioco, o di gratificazioni psicologiche, come il sentirsi al centro dell’attenzione, i bambini, finché non vengono aiutati dagli adulti a regolare quella che è una spinta naturale, tendono al soddisfacimento immediato.
Per alcuni bambini è più facile controllare gli impulsi o accettare divieti e regole imposte dagli adulti; per altri invece è molto difficoltoso: per loro rinunciare a un’attività piacevole può diventare anche insopportabile, e questo dà inevitabilmente luogo a capricci e… scontri!
Come fare allora a convincere un bambino che vuole sentirsi sempre al centro dell’attenzione e fare in ogni caso ciò che desidera, e perciò si oppone più o meno attivamente alle richieste di accettare dei limiti?
Diciamo subito che a tutti, e anche (forse soprattutto) a noi nonni quando ci troviamo nella necessità di gestire comportamenti di questo tipo, sono necessarie molta forza psicologica e determinazione per persuadere il bambino a interrompere ciò che per lui è in quel momento vantaggioso e gradevole, imponendoci ma senza ricorrere a inutili urla o, peggio, a scapaccioni.
Succede infatti spesso che gli adulti davanti a un bambino che sembra non capire cose ovvie e ripetute molte volte provino una sensazione di rabbia. Di conseguenza accade che dicano “è tosto, è cocciuto, è fatto così”, etichettando così il bambino e costruendo per lui un’immagine che sembra immodificabile.
Accade anche che i nonni si intimoriscano davanti alle violente reazioni del nipotino quando gli viene limitata o tolta un’attività per lui piacevole e preferiscano non affrontare il problema, cedendo ai capricci (i famosi “vizi” che ci rimproverano le mamme).
Dobbiamo però tener presente che molti bambini hanno difficoltà a sopportare un’attesa o a rinunciare, anche solo temporaneamente, a qualcosa che fa loro piacere (ad esempio un gioco, guardare un cartone animato, mangiare un dolce goloso…); è necessario perciò che un adulto insegni loro a fare queste esperienze per mettere a punto l’indispensabile capacità di tollerare anche le frustrazioni.
L’adulto spesso domanda al bambino di smettere o limitare volontariamente di fare ciò che gli fa piacere, pur sapendo che non è ancora in grado di autocontrollarsi o di scegliere in maniera adeguata. Agire in questo modo è come lasciare il comando della nave a uno che non sa navigare o che non ha nessuna intenzione di seguire la rotta! Dobbiamo sempre ricordare che noi (genitori, nonni ed educatori) abbiamo un compito educativo importantissimo per il quale è necessaria, oltre all’autorevolezza, anche la consapevolezza che ogni tanto è necessario fare scelte “impopolari”, senza permettere ai bambini di tenerci in ostaggio, come ogni tanto capita di vedere.
Alcuni consigli pratici
Per superare la logica del capriccio e del braccio di ferro che spesso si instaura in questi casi, quando il bambino vuole continuare a fare le attività per lui piacevoli rifiutandosi di obbedire, spesso è utile “aggirare il blocco” dei divieti e delle imposizioni con un po’ di astuzia.
Ad esempio il nonno potrebbe chiedere al nipote: “preferisci aiutare la nonna a sparecchiare o iniziamo subito a fare i compiti?”. In questo modo non ci si irrigidisce in una richiesta o in un divieto che può portare a un braccio di ferro e alla fine, come accade, a cedere ai capricci, magari per sfinimento. Basta una domanda di questo tipo per spiazzare il bambino, rompere il rituale richiesta/rifiuto e conseguente capriccio e riportare la situazione in mano nostra, creando anzi quasi un’alleanza con il bambino.
Per fare un altro esempio, i nonni potrebbero dire al nipote: “quando avrai finito di riordinare i giochi andiamo a mangiare un gelato”; “la nonna finisce di parlare con la zia, poi viene a giocare con te”; “quando avremo finito di mangiare, guarderemo i cartoni”; “i gelati sono finiti, ma se hai ancora fame puoi mangiare una pesca”.
E, quando il bambino è in “crisi di capricci”, meglio reagire con un “quando smetterai di urlare ascolterò la tua richiesta”, invece di ritrovarci a urlare a nostra volta.
Insomma, e in estrema sintesi, per convincere un bambino ad abbandonare un’attività per lui piacevole e ad obbedire alle nostre richieste, senza dover affrontare un’estenuante serie di capricci, il consiglio è quello di evitare prese di posizione rigide prospettando al bambino una situazione che gli procuri sensazioni gradevoli “a patto di” fare quello che gli chiediamo (quando avrai finito di riordinare i giochi, andiamo a mangiare un gelato), oppure di “distrarre” la sua attenzione dandogli la possibilità di scegliere tra diverse alternative, ma tutte “guidate” da noi.
E poi ricordiamo: quanto più l’atteggiamento dell’adulto apparirà attento ma non ansioso, deciso nel governare eventuali reazioni emotive di paura o rabbia senza lasciarsene trascinare, tanto più il bambino sarà in grado di accettare e sperimentare con serenità anche la frustrazione di dover aspettare per poter fare qualcosa di piacevole, o perfino di dovervi rinunciare.
Per migliorare e sviluppare l’autoregolazione del bambino, i nonni (e gli adulti in generale) devono aiutarlo a comprendere che ciò che ci fa piacere fare può essere conquistato, che si può attendere per ottenerlo o anche rinunciare a qualcosa per scoprirne altre. E insomma, che si può governare il desiderio di ottenere tutto e subito.
Trovi un altro articolo di Roberta Mariotti anche a questo link:
Aiutare i nipoti ad affrontare le paure
Come gestire la rabbia
Nonni in pratica: alcune semplici regole
Roberta Mariotti è psicologa, psicoterapeuta e coach. Da oltre 20 anni si occupa di consulenza, coaching, ricerca e formazione in ambito sanitario, sportivo, scolastico, organizzativo e familiare. Dal 1998 svolge psicoterapia breve e coaching strategico per adulti (professionisti, insegnanti, artisti, allenatori, sportivi, genitori) e adolescenti. Nel 2014 con Laura Pettenò ha pubblicato per Erickson: Genitori in pratica. Manuale di primo soccorso psicologico per aiutare i propri figli nei problemi quotidiani