Come gestire la rabbia
La rabbia è un sentimento che è difficile controllare, e che ci lascia spesso sconcertati.
Come fare a fronteggiare la rabbia dei nostri nipotini, gestendola senza lasciarcene travolgere? Ce ne parla Roberta Mariotti, psicologa psicoterapeuta che collabora con noinonni.it.
La rabbia è un’emozione forte e impegnativa da fronteggiare e non tutti siamo abituati emotivamente a sostenerla: in alcuni casi ci spaventa, in altri ci suscita reazioni incontrollate, per cui reagiamo ad essa con atteggiamenti collerici, oppure rispondiamo in modo inopportuno e inefficace, cercando di far ragionare l’altro che, accecato dall’ira, non riesce ad ascoltarci.
La rabbia dei bambini
Quando abbiamo a che fare con comportamenti collerici dei nipoti è importante osservare e considerare due manifestazioni:
- lo sfogo, l’esplosione di rabbia contro qualcosa, qualcuno, verso se stessi o generalizzata (la rabbia verso il mondo, le ingiustizie, etc.);
- la repressione, il contenimento di una forza collerica impetuosa che anziché esplodere viene trattenuta.
I nonni spesso non riescono a comprendere immediatamente le ragioni della rabbia dei nipoti, perché i motivi non sempre sono ragionevoli o possono essere ingigantiti nelle percezioni dei bambini o dei ragazzi. Se, tuttavia, riconoscono i segnali della rabbia dalle espressioni del volto o dal comportamento dei nipoti sono in grado di prevedere cosa è opportuno fare o evitare, in modo che la rabbia trovi un’espressione utile e si incanali in comportamenti non lesivi a sé o agli altri.
Saper reggere uno sfogo di rabbia richiede abitudine al confronto e la presenza di adulti decisi, che mantengano il controllo e non si perdano d’animo (anche in pubblico, senza vergognarsi o soccombere alla prepotenza dei nipoti). È possibile evitare di urlare mentre il bambino o il ragazzo urla, mantenere un atteggiamento fermo, per non lasciarsi travolgere dalla manifestazione impetuosa del bambino. Conoscere le proprie emozioni è utile per autoregolamentarsi e per aiutare i bambini ad agire e ad imparare gradualmente a regolare le proprie emozioni.
È bene evitare anche di dire ai nipoti di stare calmi: quando si è nel pieno della manifestazione di rabbia, in genere non si ragiona, per cui è preferibile dire: “quando smetti di urlare, vengo da te (o ti ascolto)”, piuttosto che tentare di far ragionare i nipoti sul fatto che non devono arrabbiarsi, che non hanno alcun motivo per urlare, che se non si arrabbiano riceveranno un premio, etc.
La rabbia è un’emozione intensa, che non può essere subito razionalizzata e neppure compensata con un premio: ha bisogno di uscire e di indirizzarsi, piuttosto che in comportamenti che la alimentano, in pratiche non lesive, come per esempio l’attività fisica, la competizione sportiva o scolastica.
Spesso è più facile indirizzare una rabbia esplosiva del nipote, dandogli uno spazio dove depositarla, senza commentarla, magari suggerendo: “vedo che sei arrabbiato, urla pure in camera tua o scrivi tutta la rabbia che stai provando, così poi ti sentirai meglio”.
Più difficile a volte è comprendere come aiutare il bambino che ha un eccessivo controllo e non si consente di manifestare la sua rabbia, rischiando un’implosione o un’esplosione ritardata. È importante allora fare questa lettura, perché la rabbia a volte è nascosta e per capirlo ci aiuta l’osservazione del comportamento, come ad esempio la rigidità tipica di chi controlla provando a chiudersi le labbra e a bloccare i pugni.
Regolare la rabbia significa anche accettarla, lasciarla fluire, incanalarla, perché, se bloccata, può produrre effetti collaterali come ad esempio sintomi psicosomatici (mali di testa, problemi digestivi, eczemi, etc.).
I bambini e i ragazzi tramite l’esperienza comprendono come utilizzare le emozioni e per la loro educazione emotiva i genitori e i nonni svolgono una funzione insostituibile, affinché i bambini imparino, ad esempio, a incanalare la rabbia in sana aggressività e competizione, anziché in comportamenti distruttivi o lesivi.
Cosa possono fare i nonni per aiutare i nipoti a regolare la rabbia?
I nonni sono importantissimi perché hanno esperienza di vita e possono fungere da guide autorevoli, offrendo una paziente disponibilità all’ascolto. Ecco, concretamente, alcune delle cose che possono fare:
- Ascoltare i bambini e lasciarli sfogare, senza incitarli o intervenire a bloccarli.
È bene che i bambini lascino uscire la propria rabbia, si concedano di provarla, ma vengano guidati dai nonni ad indirizzarla in comportamenti utili, non lesivi. Per esempio, permettere loro di scrivere invettive su un compagno, un genitore o un insegnante, li aiuta a prendere la giusta distanza dall’emozione e a non lasciarsi travolgere e recuperare più velocemente lucidità. Il rito di cestinare immediatamente gli scritti, senza rileggerli, diventa poi liberatorio.
- Guidare I bambini a sperimentare progressivamente azioni che li aiutino a incanalare la rabbia fornendo loro qualche concreta strategia.
A seconda dell’età dei bambini i nonni possono dire al bambino:
- “il nonno/la nonna ti prende in braccio quando smetti di urlare” (se il bambino fa i capricci e chiede attenzione immediata);
- “vai pure a sfogarti in camera tua, quando ti è passata riprendiamo a giocare/a fare i compiti”;
- “comprendo che sei molto arrabbiato. Prendi carta e penna e scrivi di getto i tuoi pensieri contro…. Quando hai fatto li bruciamo, così ti sentirai meglio”;
- “ora possiamo parlarne, raccontami cosa è successo oggi” (dopo lo sfogo di rabbia);
- “di solito la rabbia esce prima se si cammina. Mi accompagneresti a fare una passeggiata?”.
È bene anche che i nonni si confrontino con i genitori per aiutare I bambini a trovare un opportuno sfogo al nervosismo e alla rabbia e indirizzarli verso un’adeguata attività sportiva.
Oltre a confrontarsi con i genitori, è bene consultare un esperto quando la rabbia si traduce in comportamenti violenti ed antisociali, che richiedono un intervento mirato.
Che cosa è bene evitare?
- Dire al bambino che non deve arrabbiarsi.
La rabbia bloccata fa sentire il bambino in colpa e lo porterà a sfoghi inappropriati e lesivi.
- Incitarlo alla vendetta.
Non aiuta a regolamentare la rabbia e a vivere bene, perché l’odio alimenta odio ed è difficile uscirne senza dannosi effetti collaterali. Inoltre bisogna considerare le caratteristiche del bambino, potrebbe non essere all’altezza dell’avversario e incitarlo a rendere ciò che ha subìto potrebbe portarlo ad un’ulteriore sconfitta.
- Affermare che la rabbia è sbagliata, non deve prendersela per così poco.
La rabbia è una sensazione che va riconosciuta e non giudicata per trovare una reazione adeguata. I bambini e i ragazzi vedono le cose dalla loro prospettiva, diversa da quella adulta, ingigantiscono alcune sensazioni provate per mancanza di esperienza o di confronti. Farli ragionare da adulti significa perdere il contatto con loro e con le loro emozioni.
- Deridere o ridicolizzare il bambino.
Alcune manifestazioni di rabbia per le loro caratteristiche appaiono eccessive, ma deridere i bambini dicendo loro “mi sembri fuori di testa” non aiuta i bambini.
- Prendere posizione per o contro qualcuno.
Giustificare un compagno, un insegnante, un genitore, o al contrario denigrare, serve solo ad irrigidire la posizione del bambino, che più che di alleati ha bisogno di capire cosa farsene della rabbia, non chi ha torto o ragione (elemento che si potrà introdurre solo in un dialogo successivo allo sfogo).
- Portare il bambino da uno specialista prima di aiutarlo nell’ambiente familiare o scolastico.
Ciò lo farà sentire inadeguato e disorientato.
- Farsi travolgere dalla rabbia e arrabbiarsi, urlando o inveendo.
I bambini imitano e reagire in modi collerici non li aiuta a imparare come uscire dalla rabbia.
Su questo tema, su noinonni.it trovate anche un altro articolo:
Le esplosioni di ira dei bambini
Trovate altri articolo della psicologa Roberta Mariotti anche a questi link:
Aiutare i nipoti ad affrontare le paure
Nonni in pratica: alcune semplici regole
Impariamo a dare delle regole ai bambini!
Roberta Mariotti è psicologa, psicoterapeuta e coach. Da oltre 20 anni si occupa di consulenza, coaching, ricerca e formazione in ambito sanitario, sportivo, scolastico, organizzativo e familiare. Dal 1998 svolge psicoterapia breve e coaching strategico per adulti (professionisti, insegnanti, artisti, allenatori, sportivi, genitori) e adolescenti. Nel 2014 con Laura Pettenò ha pubblicato per Erickson: Genitori in pratica. Manuale di primo soccorso psicologico per aiutare i propri figli nei problemi quotidiani.
Molto interessante grazie!!