Un giocattolo per sentirsi al sicuro
Per mia figlia era un bambolotto sformato, con gli arti e la testa di plastica ma il corpo di stoffa, che col tempo aveva perso tutti i vestiti e che una volta mio marito, vinto dalla disperazione della bambina, ha anche dovuto avventurosamente ripescare dal canale dove era caduto.
Oggi, per la mia nipotina, è Maui, un morbido orsacchiotto di peluche un po’ spelacchiato… Gran parte dei bambini passa un periodo in cui diventa inseparabile da un giocattolo, che porta sempre con sé.
Sono quelli che gli psicologi chiamano “giocattoli transizionali” e che danno al bambino un senso di serenità e di sicurezza, perché, come spiega lo psicologo Donald Winnicott, che per primo ha dato loro questo nome, per i bambini sono una specie di sostituto della figura materna.
Un giocattolo per la crescita
Il bambino infatti nelle prime settimane di vita non si percepisce come staccato dalla mamma; è solo dopo i primi mesi che comincia a distaccarsi da lei e ad acquistare coscienza di sé.
Questa è una fase di crescita indispensabile, ma, come tutte le fasi di crescita, causa incertezza e insicurezza. Ed è proprio per superarle che il bambino sceglie un giocattolo preferito, che porta sempre con sé e che ha la funzione di rassicurarlo e consolarlo, proprio come la mamma. Un giocattolo che lo accompagna durante la sua crescita, talvolta anche piuttosto a lungo, fino alla scuola dell’infanzia e anche oltre, finché non se ne distacca del tutto naturalmente.
Non cerchiamo di sostituirli!
Noi nonni (o in generale noi adulti che affianchiamo la crescita dei bambini) non dobbiamo sorridere di questi giocattoli, né cercare di sostituirli, neanche quando sono diventati vecchi e brutti, perché il loro valore per i bambini non dipende in alcun modo dalla loro “bellezza” o novità. Perfino lavarli può essere talvolta un problema, sia perché dobbiamo giocoforza sottrarli loro per un po’, sia perché in questa fase anche l’odore è importante per i piccini.
Quello che possiamo fare è proporre ai bambini, fin dai primi mesi, giocattoli morbidi e non troppo grandi, che si prestino ad avere questa funzione, come bambole di pezza oppure peluche.
E poi, lasciamo che il bambino lo porti con sé quando vuole, stando però ben attenti a evitare che si perda, altrimenti sono pianti! Alla fine, lo lascerà da solo, quando non ne avrà più bisogno, senza il nostro intervento.
Al nido o alla scuola d’infanzia
Potremmo avere qualche problema con il nido o la scuola dell’infanzia, dove spesso le maestre preferiscono che i bambini non portino giocattoli da casa, anche per evitare litigi. In questo caso, se il bambino non vuole staccarsene, potremmo cercare di convincerlo dicendogli qualcosa del tipo: “Ora tu vai al nido. Il tuo amico rimane qui, nel tuo lettino, e ti aspetterà. Quanto torni lo trovi qui”.
Se però non lo convinciamo neanche così, cerchiamo dei compromessi, per esempio portandolo al nido ma lasciandolo nell’armadietto, oppure parlando con le maestre: infatti se il bambino ha forti resistenze a staccarsi dal giocattolo transizionale, non togliamoglielo finché non sarà pronto a farlo lui in autonomia!