Nonni e nipoti: il momento dei compiti
Con la DAD, la didattica a distanza che l’anno scorso si è protratta per mesi e quest’anno per diverse settimane (variabili a seconda dei colori delle regioni e delle eventuali quarantene imposte da casi di contagio nella classe), il momento dei compiti è diventato per molte famiglie un vero salto mortale. Un salto mortale che coinvolge anche i nonni, almeno quelli che si occupano dei nipoti nelle ore in cui i genitori sono al lavoro. “Gestire” la DAD infatti non è stato un gioco da ragazzi, soprattutto con i bambini più piccoli, quelli che frequentano la scuola primaria: difficile per loro concentrarsi davanti allo schermo; difficile per le famiglie (almeno, per una parte) mettere a disposizione del bambino un pc o un tablet per diverse ore al giorno; penoso per i genitori e i nonni pensare a che cos’è – e deve essere – la scuola, al di là della trasmissione di nozioni, come possibilità di giocare con coetanei, confrontarsi con loro e con gli insegnanti senza il filtro delle famiglie; quasi impossibile non intervenire, se non durante le lezioni, almeno al momento dei compiti, per fornire ai bambini quel supplemento di spiegazioni in più, o anche solo di rassicurazione e di presenza, che il freddo schermo del computer non poteva certo offrire. E difficile per i nonni adeguarsi a questo “nuovo” mezzo, il computer appunto, che ci vede spesso così poco preparati, così inermi, a confronto con la sicurezza dei nipoti, che invece lo maneggiano con grande padronanza e su questo ci danno dei punti (anzi, molti punti…), anche se stentano a capire che la loro competenza informatica deve sposarsi con le competenze culturali e il background di conoscenze che sono il “forte” di noi nonni.
Ora però c’è un effetto in più: molti bambini, anche i più svegli e all’apparenza sicuri di sé, rischiano di adagiarsi nella nuova, sotto certi aspetti comoda situazione, di “i nonni mi aiutano a fare i compiti”. Un effetto, certo, della didattica a distanza (e quindi a casa), dell’insicurezza che hanno respirato in questi mesi, ma un effetto che dobbiamo cercare di contrastare. Con dolcezza, naturalmente, guidando il bambino a rendersi poco a poco autonomo, a fare da sé, abituandolo a non vergognarsi a chiedere una spiegazione in più all’insegnante o anche ad arrivare a scuola con un compito non svolto perfettamente. Ma abituandolo soprattutto a pensare che l’importante non è raggiungere la perfezione a tutti i costi, ma conquistarsi i traguardi, capire che ogni traguardo è il gradino di partenza per quello successivo e che questi gradini non si possono saltare, ma bisogna guardare sempre in alto.