Il difficile mestiere dei genitori

Essere mamma, essere papà… ma anche essere nonni, anche se naturalmente in modo diverso: che mestiere difficile! Sì, perché a ben pensarci il successo della nostra azione formativa (non amo il termine “educativa”, che mi sembra un po’ restrittivo rispetto alla complessità di formare una persona e accompagnarla nella crescita) si misura proprio nella capacità di accettare il progressivo distacco dei figli, lasciarli liberi di fare le proprie scelte, anche quando non le comprendiamo o non le approviamo pienamente, accettare che ci contestino e perfino che, come spesso accade, attraversino una fase in cui  il bisogno di trovare una propria identità e una propria strada li porta quasi a respingerci.
Insomma, è il “mestiere” più “altruistico” del mondo, quello che più di ogni altro ci impone di non pensare a noi stessi, quello in cui si lavora non per se stessi, ma per gli altri. E si lavora duramente, con una dedizione che probabilmente nella nostra vita non mettiamo in nessun altro compito, per aprire finestre sul mondo e spalancare porte, per preparare la strada e fornire ai nostri bambini e ragazzi tutti gli strumenti per affrontare la vita.
Giungere a questo risultato, che è quello a cui tutti tendiamo, non è facile, e noi nonni ne siamo fin troppo consapevoli. Significa stare sempre in equilibrio su un filo, trovando la giusta misura tra le aspettative che riponiamo nei bambini (e che è naturale avere: ognuno di noi spera che il proprio figlio/nipote possa eccellere e farsi strada nella vita) e il rispetto per le loro aspirazioni e i loro sogni; tra il desiderio di proteggerli e la necessità di lasciali liberi, anche di sbagliare, anche di cambiare idea, anche di imboccare strade sbagliate e tornare sui propri passi.
Sappiamo, certo, che le aspettative dei genitori possono essere controproducenti e possono perfino far sentire inadeguati i bambini, quando non rispondono alle loro aspirazioni o sono troppo pressanti. Ma sappiamo anche che i bambini sono fuochi da accendere, e che se non diamo loro gli stimoli adatti, se non permettiamo loro di venire a contatto con la musica, la lettura, l’arte, lo sport… difficilmente nasceranno quelle passioni che potrebbero accompagnarli tutta la vita, arricchendoli. Perché è così che imparano i bambini: attraverso il gioco, l’esperienza pratica, ma anche attraverso gli adulti che li affiancano, spiegano, mostrano, propongono, raccontano, fanno sognare… E ci vuole tanta pazienza, tanto amore, tanto tempo, ma anche tanto equilibrio per guidarli passo passo senza prevaricarli, senza pretendere che facciano propri i nostri sogni o le nostre aspirazioni. Loro ci assomigliano, certo, e porteranno sempre dentro di sé un pezzetto dei genitori (e anche dei nonni…), ma percorreranno da soli quei sentieri lungo i quali non possiamo seguirli. L’unica cosa che possiamo fare è quella di fornire loro gli strumenti necessari, e poi spalancare la porta perché vadano.

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