Risponde lo psicologo – L’inserimento alla scuola primaria
Anche l’inizio della scuola primaria può essere talvolta motivo di stress per i bambini. Una mamma in crisi chiede consiglio alla nostra consulente, Manuela Arenella,
psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza. Ecco il suo parere.
DOMANDA
Sono la mamma di un bambino di 6 anni che frequenta la prima classe della scuola primaria. Erik sfida le maestre. Viene a casa ansioso. Fa dei lunghi respiri dopo 2 normali. Questo dalla scorsa settimana. Ieri dopo la scuola siamo andati a passeggio, ed è andato meglio. Solo quando affronto il discorso lui inizia con i respironi. È nervoso. Al mattino comincia a dire che non vuole andare a scuola. A casa non vuole fare i compiti, ma se gli dico che poi andiamo a passeggio li fa subito. Come affrontare questa cosa?
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Gentile Signora, le sue poche righe sono riuscite a trasmettere l’ansia e la fatica che state attraversando, lei e il suo bambino, ma mi hanno anche sollevato molti interrogativi.
Lei parla di una reazione aggressiva (sfida le maestre), ma che sembra in realtà essere un modo per difendersi da qualcosa che genera una notevole ansia (i respironi).
Fa anche riferimento al fatto che tutto è iniziato martedì 30. E i primi giorni di scuola come sono andati? Erik si “sforzava” di essere adeguato e poi non ha retto più, oppure è successo qualcosa che ha scatenato quest’ansia? Com’era andato l’inserimento alla Scuola dell’Infanzia? E soprattutto…. quanto è in ansia anche la mamma?
Dalle informazioni a disposizione posso ipotizzare che il suo bambino stia attraversando una grande fatica legata al “passaggio”. È come se una parte di lui volesse sempre riuscire, primeggiare (è stato un bambino molto celebrato, accontentato?), sentirsi “forte”, ma l’inserimento alla scuola primaria lo mette di fronte al fatto che è necessario imparare a relazionarsi a nuovi adulti che, a differenza delle insegnanti della Scuola dell’Infanzia, sono molto più esigenti dal punto di vista della prestazione; è necessario relazionarsi a nuovi compagni, che hanno i nostri stessi diritti e doveri, tollerare di star seduti per tempi lunghi, aspettare il proprio turno, fermare il corpo affinché possa attivarsi la mente.
La Scuola Primaria è una vera e propria società in miniatura. Ci allena al senso dell’impegno, alla possibilità di differire la gratificazione per ottenere dei risultati a lungo termine; ci insegna a cooperare con gli altri, nonostante le differenze o i conflitti che possono insorgere.
Se un bambino non è stato “allenato” in famiglia a tollerare piccole frustrazioni, a sperimentare dei limiti e delle attese, può essere molto duro l’impatto con questa realtà.
A volte a fragilità e la difficoltà vengono mascherate con la rabbia e l’opposizione, ma credo che il punto sia che Erik ha paura di non farcela a rispondere alle “richieste” di questa nuova scuola. Probabilmente una parte di lui si sente ancora troppo piccolo, incapace di autonomia piena.
Di solito il rifiuto della scuola cela proprio una paura di crescere, un’ansia di separazione dalla famiglia, e in particolar modo dalla mamma.
In genere i bambini che “rifiutano la scuola” hanno un legame molto stretto , un rapporto di dipendenza dalla mamma, rapporto che, se per i primi anni della sua vita ha consolato e fatto sentire protetti, d’altro canto non ha permesso di misurare le proprie capacità in autonomia, sperimentando la sensazione di essere capace, che tanto nutre la fiducia in sé.
Queste, ripeto, sono solo ipotesi, che andrebbero avvalorate da un colloquio più approfondito con uno specialista, qualora il problema dovesse persistere anche oltre il primo quadrimestre.
Quello che si può fare per aiutare Erik è :
– mantenere un atteggiamento preoccupato, ma calmo, senza farsi contagiare dall’ansia e dall’urgenza;
– stimolare il bambino a verbalizzare, a raccontare come si sente, quali sono i suoi pensieri e sensazioni, senza banalizzare o sminuire il problema, e senza farsi spaventare dal fatto che parlare può mettergli un po’ d’ansia;
– rassicurarlo rispetto al legame che ha con la famiglia, che è assolutamente indissolubile;
– sostenere la ferma convinzione che lui ce la può fare (a superare queste paure, ad andare a scuola, ad affrontare le prove, ecc..):
– sostenere la sua autonomia, lasciare che il bambino faccia da solo (lavarsi, vestirsi, mangiare, preparare la cartella e, pian piano anche i compiti), in modo da alimentare la sensazione di essere capace.
Prima di tutto, però, è necessario che voi genitori facciate i conti con le vostre ansie e le vostre preoccupazioni, poiché anche queste risuonano e si riflettono sugli atteggiamenti del vostro bambino. Calma. Datevi tempo per osservare cosa succede, senza intervenire subito, e con la consapevolezza che i passaggi a volte portano con sé delle crisi fisiologiche, che di solito sono passeggere.
Può essere utile stabilire un orario per i compiti e permettere, dopo averli fatti, che il bambino giochi liberamente, magari all’aria aperta, ma è fortemente sconsigliato promettere dei premi o dei regali in cambio dei compiti. Deve essere chiaro che il bambino va a scuola per sé, per il suo bene, non per far contenti mamma e papà!
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.