Risponde lo psicologo – Una questione di fede…
Scrive una nonna esponendoci un dubbio comune a tante famiglie. Lei e suo marito sono credenti, mentre il figlio e la nuora sono atei e desiderano che il loro bambino non sia educato alla fede. Come comportarsi? La risposta della psicologa Sara Pelucchi (Servizio di Psicologia Clinica per la coppia e la famiglia – Università Cattolica del Sacro Cuore UCSC).
DOMANDA
Buongiorno. Scrivo perché non so come comportarmi. Premetto: io e mio marito siamo credenti. Non siamo molto rigidi e ogni tanto abbiamo delle riserve sugli insegnamenti della Chiesa, ma ci riconosciamo nei valori del cristianesimo e abbiamo cercato di educare i nostri figli a rispettarli. Il nostro maggiore però, arrivato all’adolescenza, ha rifiutato la religione e oggi si professai ateo.
Noi abbiamo rispettato questa scelta, ma ora con il nipotino siamo in crisi. Mio figlio e mia nuora hanno scelto di non battezzarlo, dicendo che poi magari avrebbe deciso lui da grande, e va bene; però ci impongono di non parlare al bambino di nulla che riguardi la religione, tanto che quando, qualche giorno ha, mio figlio mi ha “sorpreso” mentre, parlando con il nipotino, ho nominato l’angelo custode, mi ha rimproverata.
Per me e per mio marito, però, è difficile evitare di parlare del tutto della religione (d’altra parte, come spiegare altrimenti il Natale o la Pasqua?), ci sembra innaturale e lo vorremmo fare con i nostri toni, che sono i toni di due credenti, non quelli “neutri” di chi racconta solo una tradizione che fa parte della nostra cultura, quasi alla pari di altre. Però naturalmente non vorremmo contraddire nostro figlio e nostra nuora.
Insomma, ci troviamo in una posizione molto delicata. Che cosa ci consigliate?
RISPONDE LA PSICOLOGA SARA PELUCCHI
Sempre più gli studi e le ricerche di carattere psicosociale confermano quanto i nonni svolgano in modo naturale una funzione fondamentale per garantire un maggiore benessere ed equilibrio psicologico dei nipoti.
Il legame con i nonni permette ai nipoti di accedere ad una più solida dimensione di sicurezza grazie al vivere la dimensione dell’appartenere ad una più solida storia fatta anche di legami: il sentire che la loro esistenza è collegata ad “un prima”, una storia in cui sono stati accolti, di cui ora fanno parte e che dopo di loro continuerà, un dono di vita trascendente e di gratuità che si trasmette di generazione in generazione senza che dipenda da loro.
I nonni, inoltre, meno presi da fattori contingenti legati alla quotidianità “delle cose da fare”, hanno la possibilità di testimoniare con maggiore calma e pienezza i valori che ispirano il loro agire etico avendo possibilità di accogliere con maggiore calma e pazienza i bisogni dei minori rispondendo ad essi con maggiore riflessività, legata anche alla loro esperienza. Questo ascolto garantisce ai nipoti una maggiore positività e disinvoltura nell’approcciarsi alle relazioni con l’esterno.
Questo è ciò che state garantendo a vostro nipote con la vostra presenza attiva.
Rispetto allo specifico della vostra domanda, è comprensibile che per un credente la fede possa difficilmente essere considerata una scelta educativa come altre, ma di fatto la scelta religiosa si inserisce in quest’ambito.
La scelta educativa di vostro figlio è quella di non far accedere vostro nipote ad un cammino esplicito di iniziazione cristiana.
Come nelle altre scelte educative è importante non attivare una interferenza attiva. Sempre come genitori avrete già sperimentato la poca efficacia di tale modalità, una modalità collegabile alla dimensione dell’essere sorpresi, di cui scriveva nella sua lettera.
D’altronde però non si può non essere sE stessi e voi siete nonni credenti. Poiché come genitori avete accolto la scelta di vostro figlio di essere ateo, è importante che vostro figlio riconosca la vostra scelta di essere credenti non demonizzandola, ma rispettandola in una convivenza di differenze. Per cui a fronte di domande dirette di vostro nipote su dove andate la domenica mattina o cosa rappresenta quella croce appesa non è possibile mentire così come per altre dimensioni della vita.
La lealtà e il rispetto nei confronti di vostro figlio saranno la guida nel discriminare con quale atteggiamento vi rivolgete nei confronti di vostro nipote rispetto all’argomento religioso, se quello dell’interferenza o quello della genuinità della relazione.
Collegandomi a quanto esposto all’inizio – è godendo della genuinità della relazione con voi che vostro nipote godrà dei frutti legati alla testimonianza del vostro amore e rispetto, bagagli fondamentali per migliorare il suo benessere stesso.
Grazie per l’attenzione,
Dott. Sara Pelucchi
[email protected]
Servizio di Psicologia Clinica per la coppia e la famiglia
Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC)
Via Nirone, 15 – 20123 Milano MI
www.unicatt.it/serviziocoppiafamiglia