Risponde lo psicologo – Mi sento una mamma non brava
La domanda di una mamma che si rivolge alla nostra consulente, la psicologa Manuela Arenella, perché non riesce a “gestire” i suoi due bambini, e in particolare il più grande. Ecco la sua risposta.
DOMANDA
Sono mamma di un bambino di tre anni e una bimba di uno. Mio figlio è da sempre stato un bambino molto vivace, testardo e con forte personalità. Da quando è arrivata la sorellina sono iniziati i grandi capricci, ma soprattutto i dispetti nei confronti miei e di mio marito.
Fa di tutto per farci perdere la pazienza, ci sfida continuamente e si diverte a farci arrabbiare. Inoltre, è praticamente impossibile comunicare tra di noi, perchè inizia a urlare e a dire che deve parlare solo lui e dobbiamo ascoltarlo.
Soprattutto con il padre è una sfida costante. Con la sorellina, invece, non è aggressivo: a volte è protettivo e dolce, altre la ignora completamente.
Io sono davvero in difficoltà e mi sento incapace di gestire questa situazione. Sono fusa e, soprattutto, stanca, mi manca la lucidità. Mi sento una madre non brava, ultimamente perdo spesso la pazienza (e non è da me!), inizio a urlare e non mi riconosco in questo atteggiamento.
Noi facciamo di tutto per dargli attenzioni, per farlo sentire amato, parlo tanto con mio figlio, mi faccio raccontare quello che fa quando non ci sono e gli chiedo spesso come si sente, cosa prova. Anche quando parliamo tra noi cerchiamo di coinvolgerlo.
Ho provato di tutto, a essere comprensiva e a spiegargli che ci sono cose che non si fanno, poi a dire dei “no” decisi, senza ottenere grandi risultati.
Spero che questa fase di crescita o di malessere del mio bambino passi…
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Gentile Signora, dalla sua lettera traspare la stanchezza di una mamma che lavora e contemporaneamente deve crescere due bimbi piccoli, in più gestendo sfide continue che portano all’instaurarsi di un circolo vizioso, per cui è come se si vivesse sul chi va là, in un clima di tensione, nell’attesa del prossimo scatto o capriccio.
Descrive molto bene le opposizioni e i capricci del suo bambino, ma forse varrebbe la pena concentrare l’attenzione sui vissuti e sulle reazioni di voi adulti.
Dalle sue righe traspare un po’ di confusione rispetto alla linea da tenere di fronte alle sfide del suo bambino: empatizziamo, apriamo un dialogo, passiamo dall’essere permissivi ai no.
Il “provarle tutte” ci dice che uno dei problemi su cui lavorare potrebbe essere la coerenza.
Avere reazioni diverse rispetto ad azioni che consideriamo sbagliate spesso confonde i bambini, non li aiuta a orientarsi rispetto a ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e alimenta l’onnipotenza, che li porta a mal sopportare i limiti e i no.
A mio avviso il primo ambito su cui lei e suo marito dovete fare chiarezza è la coerenza.
Una volta chiarito al bambino quali comportamenti ritenete giusti e quali no, stabilite le modalità di intervento, le conseguenze o “punizioni” e portatele fino in fondo, in modo che il vostro bambino riconosca la vostra autorevolezza.
Un bambino sfida perché vuole essere fermato. Vuole incontrare un limite che lo aiuti a gestire la pulsionalità e limiti l’onnipotenza che lo condannerebbe alla solitudine.
Per fare ciò, però, è importante capire che rapporto avete voi con le regole, i limiti. Molti adulti quando impongono dei limiti si sentono “cattivi”, hanno la sensazione di limitare in questo modo la libertà e la spontaneità del bambino. Le regole invece sono indicazioni fondamentali, delimitano lo spazio all’interno del quale il bambino può esercitare la sua libertà e creatività. Senza si sentirebbe perso, come chiunque di noi lasciato in mezzo al deserto, senza indicazioni.
Da ciò che scrive,appare evidente il suo tentativo di dare tutto ai suoi figli: ascolto, comprensione, libertà, ecc… Ma dare tutto significa anche dare la capacità di tollerare le attese, le piccole frustrazioni, i no.
La vita, come il giorno, è fatto di sole e buio. Dare tutto significa fornire a un figlio gli strumenti per affrontare anche le fatiche, attrezzandolo e rinforzandolo da questo punto di vista. Quindi metta al bando i sensi di colpa, non arrivi all’eccesso di nervosismo che porta a sbraitare, recuperi una fermezza chiara, decisa, che la porti a non spiegare all’infinito, ma a dare, quando ci vogliono, degli alt fermi, inderogabili.
Nei suoi “no” passano i valori che vuole trasmettere ai suoi figli, e i bimbi spesso non lo capiscono.
I bimbi devono fare certe cose perché le decidono i genitori, e basta. Anche se si ribellano, questo li fa sentire accuditi e protetti.
Mi permetto di portarle un’ultima riflessione, rispetto al suo chiedersi di essere perfetta.
Un noto psicoanalista infantile diceva che i bambini hanno bisogno di madri “sufficientemente buone”, non perfette, non infallibili.
Un bambino si nutre della verità, dell’autenticità, anche dei difetti.
A volte, senza volerlo, siamo più attente a inseguire un ideale di perfezione, il modello di mamma che ci siamo costruite, piuttosto che osservare il bambino che abbiamo davanti e ascoltare le reazioni che ci scatena.
Essere mamme e accompagnare un bambino che cresce significa anche testimoniare che si può inciampare, cadere, rialzarsi, sbagliare e riprovare.
Il conflitto è parte viva del rapporto; se si ha paura di sbagliare ci si sottrae e si lascia solo l’altro.
Rimboccarsi le maniche ed accogliere anche le nostre parti imperfette (i bambini sono bravissimi a sottolinearle!) è il solo modo per permettere anche a loro di viversi pienamente, anche arricchendosi dei propri limiti.
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.