Che sia per l’arrivo del fratellino?
Ci scrive una mamma, preoccupata perché il suo bimbo più grande ha atteggiamenti aggressivi all’asilo, mentre a casa, dopo l’inevitabile gelosia iniziale, sembra aver accettato la nascita del fratellino. La risposta della dottoressa Sara Pelucchi del Servizio di Psicologia Clinica per la coppia e la famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC).
DOMANDA
Sono la mamma di un bambino di poco più di 3 anni ed uno di 1 anno e mezzo. Il più grande soffre inevitabilmente di gelosia nonostante abbiamo sempre cercato di ritagliare dei momenti solo con lui per non fargli pesare la presenza del fratellino, che a differenza sua è un vero monello!
Il più grande va all’asilo e durante l’anno ha fatto enormi progressi sia dal punto di vista verbale che nel rapporto con il fratellino con cui ora gioca ed addirittura vuole dormire nel lettino con lui.
Le maestre però ci hanno evidenziato delle problematiche che a casa non si verificano. In mensa butta sempre il bicchiere a terra, cosa mai fatta a casa, spinge i bambini a terra senza un motivo apparente. Secondo loro quando spinge i compagni non lo fa con cattiveria ma come se in quel momento fosse assente e non sente nemmeno il rimprovero.
Il fatto di essere assorto nei suoi pensieri capita anche a casa ogni tanto ma non è mai sfociato in spintoni verso il fratellino o noi.
Il problema poi è che all’asilo lui imita in tutto e per tutto un bambino molto aggressivo e violento. Come devo comportarmi?
RISPONDE LA PSICOLOGA SARA PELUCCHI
Gentile Michela,
l’arrivo di un nuovo membro all’interno della famiglia necessita sempre di una fase di assestamento, una nuova riorganizzazione sia di spazi fisici che emotivi, che coinvolge tutti, genitori e figli.
È un momento “critico” specialmente per i figli fino a quel momento unici. Un bambino sente che prima aveva tutti gli occhi e le attenzioni concentrate verso di lui e poi da un momento all’altro c’è stato un cambiamento che sente e di cui fatica a darsi spiegazioni, ma che inevitabilmente genera un po’ di rabbia e frustrazione, quella che comunemente viene letta dagli adulti come gelosia.
Generalmente i bambini, dato che non è ancora completa la maturazione delle funzioni cerebrali adibite a dare senso, al controllo e al contenimento emotivo, tendono a sfogare verso l’esterno i loro sentimenti.
Può essere che vostro figlio sentendo il cambiamento e vedendovi affaticati, diriga l’espressione della sua rabbia fuori dal contesto familiare o a volte si senta sopraffatto da tali sentimenti al punto che la soluzione migliore che il suo sistema neuronale trova è quella di “staccarsi”. È così che possono spiegarsi i momenti in cui le maestre lo percepiscono assente.
Sicuramente quanto più i genitori riescono a coinvolgere il figlio nella nuova riorganizzazione, non facendola percepire come un di meno ma come un di più, più serenamente il bambino riuscirà a vivere i suoi normali sentimenti di rabbia e frustrazione percependo voi in primis in grado di gestire la nuova situazione nonostante le inevitabili fatiche.
Continuate a notare, come già state facendo, le modalità di gestione delle emozioni di vostro figlio e se, confrontandovi con le maestre, percepiste che tali momenti di assenza proseguono o sono prolungati, se lo ritenete opportuno potete rivolgervi ad uno psicologo-psicoterapeuta che approfondendo il vostro contesto familiare e conoscendovi potrà al meglio valutare la vostra situazione ed esservi di supporto per vostro figlio.
Cordialmente
dott.ssa Sara Pelucchi
psicologa-psicoterapeuta
Servizio di Psicologia Clinica per la coppia e la famiglia
Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC)
Via Nirone, 15 – 20123 Milano MI
Tel. 02.7234.5961
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