Educhiamo i bambini a dar voce ai sentimenti

bambino-nonna-abbraccioDare tutto il nostro amore ai bambini; offrire loro una vita confortevole, venendo incontro alle loro necessità materiali; aiutarli a crescere, a scoprire il mondo, ad affinare le loro capacità linguistiche, logiche, ad ampliare le loro conoscenze; dare un sistema di “regole” che permetta loro di inserirsi serenamente nella società e di interagire con gli altri… Tutto perfetto e giustissimo. Ma… qualcosa manca: l’educazione ai sentimenti e alle emozioni!

Si tratta di un aspetto dell’educazione sul quale spesso non riflettiamo, o meglio diamo per scontato. D’altra parte, pensiamoci bene: ai nostri tempi, non ci veniva insegnato a non rivelare le nostre emozioni più profonde? Che dovevamo “essere forti”? Che mostrare i propri sentimenti (anche quelli “positivi”: l’amore, la tenerezza…) era una roba “da donne” (e quindi per i bambini e i ragazzi era ancora peggio)? E, riconosciamolo: noi abbiamo educato i nostri figli seguendo questo stesso modello educativo.
Insomma, noi siamo del tutto diseducati a dar voce alle nostre emozioni. Eppure, è importante insegnare proprio questo ai bambini: a esprimere i sentimenti, i sogni, i desideri; ma anche le emozioni negative, come la rabbia, la paura, la frustrazione, la delusione. Solo dando loro voce, parlandone e quindi imparando a conoscerle, il bambino imparerà anche gestirle, a non lasciarsene sopraffare. E crescerà davvero libero.

Un compito difficile, lo sappiamo bene. E tanto più difficile man mano che i bambini crescono: tutti conosciamo la capacità dei ragazzi (preadolescente e adolescenti) a chiudersi in se stessi, a non lasciar trapelare quello che davvero provano. Si tratta di insicurezze che nascono spesso dalla paura di rivelarsi, di uscire alla scoperto, e che i ragazzi mascherano trincerandosi dietro atteggiamenti difensivi che possono giungere fino alla prepotenza verso gli altri. Le radici di alcune manifestazioni di “bullismo”, ci dicono gli psicologi, affondano proprio qui…
Il rischio vero infatti è che le emozioni di cui i ragazzi non parlano riemergano a livello fisico, in certi scatti di rabbia e perfino di violenza che stentiamo a comprendere. Perché meno si parla delle proprie emozioni, più queste acquistano forza, diventano dirompenti.

Detto questo, che fare? Certo, spesso noi nonni (e anche i genitori) stentiamo a capire operativamente in che modo “educare ai sentimenti”. Possiamo magari provare a venire allo scoperto noi per primi, raccontando ai bambini qualcosa che ci ha colpiti nel profondo, che ha suscitato in noi tenerezza o rabbia, e cercando le parole per farlo: non la semplice esposizione dei fatti, ma proprio quello che abbiamo provato. Un racconto intimo, insomma, al quale forse non siamo preparati, ma che può aprire la strada, insegnando ai nostri nipotini che ci sono anche parole per raccontare l’anima, e che è bello condividerle.

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