I gruppi di condivisione per i nonni con figli separati
Quando i genitori si separano, tutta la famiglia deve trovare un nuovo assetto, con le difficoltà che tutti conosciamo. I nonni poi si sentono spesso disorientati, divisi tra la necessità di dare un aiuto ai figli e quella di garantire un p’ di serenità e di appoggio ai nipoti.
In questi casi, sono di grande aiuto i “Gruppi di condivisione per nonni con figli separati “. Si tratta di incontri di due ore ciascuno a cadenza settimanale, in cui i nonni possono confrontarsi, dar voce ai propri stati d’animo e trovare, con la guida di di un professionista esperto, delle strategie per “mantenere la rotta” e gestire le situazioni.
Ce ne parla Costanza Marzotto, psicologa e mediatrice familiare, autrice del libro Separazione. Sempre al tuo fianco (Edizioni San Paolo).
La dottoressa Marzotto conduce Gruppi di condivisione per nonni con figli separati presso il Servizio di Psicologia clinica per la coppia e la famiglia dell’Università Cattolica di Milano, Via Nirone 15- tel. 02 72345961 – [email protected]
La separazione
L’evento separazione o divorzio della coppia genitoriale è qualcosa che avviene sempre più spesso nelle nostre famiglie e come sappiamo si tratta di una transizione complessa che coinvolge più generazioni: i genitori, i figli, ma anche i nonni sia della stirpe materna che paterna.
La posta in gioco in questo passaggio critico della coppia è quello di costruire insieme un progetto educativo, una riorganizzazione familiare che permetta ai bambini e ai ragazzi di poter contare per sempre sull’amore di mamma e di papà, ma anche di poter accedere alla parentela tutta. Come esplicitato per la prima volta nella legge 54 del 2006, il giudice che si occupa del procedimento della separazione e del divorzio – sia con coppie sposate che non sposate – è particolarmente attento a prefigurare un’organizzazione della vita delle nuove generazioni affinché queste possano continuare a frequentare anche i nonni.
Questi profondi cambiamenti nella composizione familiare – statisticamente sempre più diffusi -restano tuttavia assai difficili da vivere per tutti gli attori sulla scena familiare: da molti anni mi occupo di separazione e divorzio e di mediazione familiare, e recentemente ho approfondito in particolare il vissuto dei nonni a fronte della fine dell’unione coniugale tra i figli e le nuore o i generi, e ho esaminato le risorse disponibili affinché questi punti di riferimento restino accessibili per i nipoti
Faro, torcia, luce, fiamma, porto sicuro, sono alcune delle metafore ricorrenti in letteratura ed anche utilizzate dai bambini che partecipano ai gruppi di parola per denominare le figure dei nonni, che nel nostro paese rappresentano sempre di più una risorsa del corpo famigliare e sociale (grazie anche all’allungamento della vita media!).
Il rapporto nonni-nipoti
Quando avviene la rottura nella coppia i nonni possono reagire in modi diversi: alcuni si sentono colpevoli, altri soddisfatti, per tutti è necessario ridefinire le distanze giuste dalla famiglia separata nelle due case e riuscire a portare in salvo il legame tra le generazioni, la responsabilità etica ed affettiva verso i nipoti.
Dalle ricerche internazionali sappiamo che a volte in occasione della separazione dei genitori, si verifica un allontanamento dei nonni paterni dai bambini e una particolare sofferenza per la nonna paterna. Ecco allora che diverse risorse sono messe in atto dal corpo sociale per supportare, accompagnare, curare la funzione dei nonni e il loro benessere. Evidentemente in una prospettiva relazionale-simbolica il legame tra nonni e nipoti viene portato in salvo nella misura in cui entrambi i poli della relazione si sentono ascoltati, rispettati e riconosciuti nelle rispettive esigenze.
In particolare la risorsa sulla quale vorrei soffermarmi in questo articolo è il Gruppo di condivisione per nonni con figli separati. Sappiamo bene che anche la coppia dei nonni può decidere in età avanzata di interrompere la relazione coniugale, con l’ulteriore difficoltà di riuscire a comunicare questo cambiamento non solo ai figli (ormai adulti), ma ai nipoti per i quali questa novità era impensabile. Ma le questioni che maggiormente sono emerse nelle interviste da me condotte in questo ambito mi hanno rivelato una particolare difficoltà dei nonni nell’accettare la decisione della generazione di mezzo (“non me lo saprei mai aspettato”), oppure la soddisfazione per la fine di un’unione della quale non erano mai stati contenti (“te l’avevo detto che non era la persona giusta per te”).
Alcuni nonni devono ricorrere al giudice del tribunale per i minorenni per continuare a frequentare i nipoti e consultano avvocati esperti per difendere un loro diritto. Ma come riuscire a continuare una vita buona, come continuare a trasmettere ai nipoti tradizioni e valori della prima generazione alla terza? Come non vergognarsi di quanto è successo, come non piangere in solitudine, come escogitare modalità buone per curare questo rapporto nonni-nipoti senza esagerare, senza giudicare, ma valorizzando il contributo delle diverse generazioni? Queste e altre domande sono state portate dai nonni all’interno del gruppo di condivisione.
La risorsa del gruppo
Il “gruppo” viene definito da Hans Falck (Teoria dell’appartenenza, Vita e Pensiero) come “un insieme di individui che hanno bisogno l’uno dell’altro per far fronte a compiti comuni, all’interno di un organismo adatto a questi incarichi”. Penso che anche i nonni in momenti diversi della propria vita hanno fatto esperienza di gruppo allo scopo di soddisfare il fondamentale “bisogno di appartenenza”. In particolare tre sono le variabili principali che ci possono confermare l’efficacia di un’esperienza di gruppo: la dimensione, il tempo e l’oggetto del gruppo.
Per questo un gruppo di condivisione tra nonni con un conduttore esperto deve avere delle dimensioni definite, affinché il dialogo non risulti né troppo personale né troppo dispersivo. Nelle due recenti esperienze di Milano e Verona abbiamo lavorato in 7 persone e in 15, così nelle due ore di dialogo ciascuno ha potuto prendere parola, sentirsi ascoltato e ascoltare gli altri per dare dei suggerimenti. Per la variabile tempo ci siamo ispirati al Gruppo di parola per figli di separati, dove un incontro di due ore appare la dimensione giusta per restare vigili e la durata di 6 incontri non fossilizza i partecipanti solo su questa questione.
È evidente che nel gruppo nonni con famiglie divise, l’oggetto è particolarmente circoscritto e pur nelle differenze storiche o logistiche la somiglianza dei bisogni e dei problemi psicologici o sociali dei partecipanti è certa! La separazione può essere recente o attuata da anni, più o meno conflittuale, ma è un evento che accomuna tutti i partecipanti; i nipoti possono avere età diverse, ma quello che è sicuro è il fatto che ogni nonno si fa molte domande ed ha bisogno di ricollocarsi nella rete famigliare regolando le giuste distanze, ridefinendo i confini. Nel gruppo di condivisione l’oggetto comune “la separazione della coppia di seconda generazione” ha reso possibile sviluppare in breve tempo un forte senso di appartenenza, un sentimento del noi, una fiducia reciproca (garantita anche dalla regola della confidenzialità, richiesta dal conduttore).
Sinteticamente possiamo così formulare le finalità di un gruppo utile per tutta la vita (non solo per quel particolare momento critico):
- sostenersi a vicenda,
- facilitare il riconoscimento dei sentimenti,
- alleviare la sensazione di stress,
- sollevare dal senso di isolamento tramite la consapevolezza dell’appartenenza
- alleviare dal senso di devianza
- raccogliere informazioni su una vicenda assai complessa.
Quando abbiamo bisogno degli altri, o ci troviamo in un periodo di angoscia e difficoltà, il desiderio di appartenenza cresce, per quella sensazione di non farcela da soli. Potremmo dire che le persone che hanno aderito al gruppo di condivisione per nonni lo hanno fatto per desiderio e non per un dovere. I legami di gruppo possono diventare potenti se nel gruppo vengono accolte ed elaborate le molteplici emozioni provenienti dal mondo interno e dal mondo esterno: se diventa un luogo in cui sia possibile “condividere” aspetti della vita, con l’aiuto di un esperto.
In analogia con il gruppo per figli di separati, possiamo affermare che anche nei nonni spesso vi è una domanda inespressa: a fronte di tanti conflitti, di cambiamenti faticosi per la terza e la seconda generazione quelli della prima generazione quasi non si autorizzano a nominare il proprio disagio, dolore, sconforto ecc. Il pensiero gruppale, svolgendo relazioni significative tra le storie che vengono narrate, permette ai partecipanti la costruzione di nuovi progetti sul futuro, al di là della frattura del legame nella coppia dei figli e delle nuore.
Sia i gruppi di bambini che di adulti divengono spesso cassa di risonanza degli eventi emotivi soggettivamente vissuti, come pure possono essere il luogo dove riposare lungo il viaggio della vita, dove essere consolati, accolti. È un breve percorso in cui chi vuole racconta, mette parole sui dolori, arriva a dire cose di solito imparlabili e il gruppo ascolta, ma aiuta anche a individuare strategie per fronteggiare la specifica situazione. Come ha affermato un nonno nel gruppo “ogni situazione è particolare, non si può generalizzare e applicare la stessa soluzione a tutti indistintamente”.
L’interrogativo alla base di questo progetto di mettere in campo gruppi di condivisione per nonni appartenenti a famiglie divise, riprende un percorso avviato con alcuni colleghi mediatori familiari nelle situazioni di separazione e divorzio, e riguarda “il modo con cui altre forme di gruppalità rispetto a quella familiare possono dimostrarsi una risorsa per genitori e figli per affrontare il divorzio”, e quali effetti può avere la rottura della gruppalità familiare sulle altre forme della vita di gruppo.
Per illustrare l’esito del percorso di un gruppo di nonni, mi piace condividere il testo di un messaggio gruppale destinato ai nipoti e che potrebbe rappresentare una goccia d’olio sulle ferite e motivare altri nonni a scegliere anche per sé un’esperienza di gruppo.
Cari Nipoti,
noi nonni ci siamo!
Ci siamo con la nostra storia e siamo le vostre radici.
Consentiamo ai nostri nipoti di esprimere i loro sentimenti e di esternare il loro disagio.
Incoraggiamo figli e nipoti a utilizzare con fiducia la Mediazione Familiare, per riorganizzare la vita di ciascuno.
I nonni del gruppo resteranno reciprocamente in contatto.
Firmato: L., R., E., M., A., P. e G.