Anziani e salute
I dati sono più che chiari: gli anziani sono sempre più numerosi e rappresentano ormai una fetta ragguardevole della popolazione. Basta pensare che oggi gli “over 65” sono il 22% degli abitanti totali dell’Italia, la quota più alta in Europa.
Una maggiore longevità non significa però che gli acciacchi legati all’età sono magicamente scomparsi, anzi! Si vive di più, oltre che grazie a stili di vita più corretti che in passato, anche grazie ai progressi della medicina, che permettono di “tenere a bada” molte patologie. Ma proprio qui sta il paradosso: se è vero che si vive più a lungo, negli ultimi anni è aumentato anche il numero di coloro che, per motivi economici, rinuncia alle cure. E a rinunciarvi sono soprattutto le anziane sole, che hanno spesso maggiori problemi economici e non possono permettersi costose visite specialistiche private o cure non coperte dal servizio sanitario.
Molti rinunciano alle cure
Sono questi i dati allarmanti che arrivano da una recente indagine Istat. E il problema non è solo individuale, ma anche sociale. Rinunciare alle cure, cioè avere meno risorse per la sanità pubblica, significa infatti non solo che le persone tralasciano le visite specialistiche o rinunciano ai farmaci di cui hanno bisogno, ma anche che diminuiscono i posti letto negli ospedali, che i tempi di attesa per gli esami (fatti con la ASL) aumentano, e che, insomma, occuparsi della propria salute diventa sempre più difficile e faticoso.
A questo si aggiungono altri elementi che rendono ancora più critica la situazione. Per esempio, il fatto che entro il 2023 ben 16.000 medici di medicina generale andranno in pensione; oppure che già nel 2016 per garantire l’efficienza dei servizi agli anziani ci sarebbero voluti circa 45.000 infermieri in più.
Difficile fare prevenzione
Questo significa, tra l’altro, un’incidenza maggiore di diverse patologie che con una buona prevenzione potrebbero essere evitate o almeno arginate. È il caso per esempio dell’osteoporosi, responsabile di tante fratture, o dell’ictus, che in molti casi potrebbe essere evitato con una terapia con i nuovi anticoagulanti orali…
Insomma, una situazione che il nostro sistema sanitario dovrebbe cominciare ad affrontare con misure che tengano conto proprio delle esigenze di coloro che hanno doppiato la fatidica soglia della “terza età”.