La gravidanza dalla parte di una nonna

Anna è una “futura nonna” alla sua prima esperienza: sua figlia tra qualche mese avrà una bimba. Abbiamo raccolto la sua testimonianza e ve la proponiamo così come ce l’ha raccontata: ci sembra che sia la voce di tutte le nonne.

Mai avrei immaginato che la gravidanza di mia figlia avesse questo potere “magico”, quello di avvicinarci e di farci sentire sullo stesso piano, rompendo il diaframma mamma/figlia e facendoci diventare due donne che parlano da pari a pari. Due donne di età certo diversa, con un bagaglio di esperienze certo diverse e un diverso sguardo sulla vita, ma capaci di dialogare, di confrontarsi, di raccontarsi in modo libero, superando quelle “rigidità” che continuavano a esistere tra noi, retaggio delle ribellioni dell’adolescenza. Eppure, è quello che è successo. È successo quando mia figlia mi ha confidato di aver “forse” sentito la bambina che si muoveva nel suo grembo (e come frenare le lacrime di commozione della nonna?), chiedendomi com’era stato per me, se mi ricordavo, se potevo confermarle se quel vago frullo d’ali che aveva percepito poteva davvero essere lei, la piccola. È successo quando mi ha chiesto dell’allattamento, di come fosse stato per me, e mi ha dato così il modo di raccontarle la stupenda esperienza di quando allattavo al seno, di riportare alla memoria, per me e per lei, quell’indescrivibile sensazione di continuare a essere unite, dell’intensità degli scambi di sguardi durante la poppata e di come loro – prima sua sorella, poi lei – si staccassero e protestassero quando mi distraevo. È successo quando mi ha chiesto di accompagnarla a scegliere qualche abito più largo, ora che la vita si va ingrossando, ascoltando i miei consigli sulla necessità di prevedere la “crescita” della pancia. Tutte cose impensabili solo qualche mese fa: impensabile che mi chiedesse dei miei ricordi di mamma con bimbe piccole, o che ascoltasse i miei consigli sull’abbigliamento. Tutte cose che aggiungono incanto a questa mia nuova esperienza di “nonna in attesa”, che mi fanno sentire come un dono incredibile, già ora, l’arrivo di questa bimba che riesce a catalizzare intorno a sé gli affetti di tutti noi e a darci la sensazione che le barriere anagrafiche, se non crollate, si siano assottigliate, e che le piccole incomprensioni che sempre costellano il rapporto madre/figlia siano superate.

Certo, so bene che non sarà sempre così. Anzi, so che già ora non è così; perché mi basta esprimere un parere appena dubitativo su una scelta di mia figlia e di suo marito per sentire un immediato irrigidimento. E là entra in gioco la maggiore esperienza della nonna: so bene che l’irrigidimento è dovuto all’insicurezza, al fatto che a un certo punto è necessario fare una scelta – del ginecologo, dell’ospedale, di fare o non fare un esame piuttosto di un altro – e che nessuno può essere assolutamente certo che sia quella giusta. Neanche io, anche se magari avrei fatto qualcosa di diverso. Quindi, non mi resta che appoggiarli, questi ragazzi così cari al mio cuore, e far sentire loro che sarò sempre accanto a loro, e che basterà allungare la mano per trovarmi. Che è poi il compito delle mamme, di ieri e di oggi, e delle nonne di domani.

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