Risponde lo psicologo – Il gioco del dottore
Un nuovo prezioso contributo su un tema di psicologia a misura di bambino, a cura della dottoressa Manuela Arenella, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza .
Questa volta la domanda, che le rivolgono due genitori, è se bisogna preoccuparsi quando i bambini fanno il “gioco del dottore”.
DOMANDA
Nostra figlia di 5 anni spesso gioca con gli amichetti al dottore. Benché abbiamo più volte ripetuto a lei e agli amichetti di scoprire solo il pancino, quando credono di non essere visti si abbassano reciprocamente anche le mutandine. Come gestire questa situazione?
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Il gioco del dottore è un gioco che ha a che fare con la curiosità e la scoperta del corpo umano, comprese le differenze che tra maschietti e femminucce.
Di solito con la frequentazione della scuola dell’Infanzia e la condivisione di spazi ed esperienze con altri bambini questo tipo di gioco compare intorno ai tre o quattro anni.
Con lo strutturarsi dell’identità di genere, della consapevolezza di essere maschietti o femminucce, si attiva anche una naturale curiosità rispetto alle differenze che ci caratterizzano. E allora i bambini cercano di soddisfare tale curiosità osservandosi e soprattutto osservando gli altri, con il senso di scoperta che durante l’infanzia caratterizza ogni nuova acquisizione.
Il limite che non deve essere mai superato è quello tra l’osservare e l’agire. È naturale che i bambini si guardino, anche nelle parti intime; ciò che deve allertare è se oltre a questo si verificano tentativi di “azione”, che possono avere a che fare con il provare a “penetrare”, o atti simili ai rapporti sessuali degli adulti.
Questo può significare che il bambino che propone la cosa l’ha subita, o comunque è stato esposto ad immagini sessuali (può aver visto i genitori fare l’amore, o scene in tv o in Internet). Il riprodurre questi comportamenti o le immagini viste su qualcun altro può essere infatti un tentativo di elaborare un’esperienza troppo forte per la psiche di un bambino, che in questi casi va aiutato.
Quando invece i bambini si limitano all’osservazione e alla curiosità di cui parlavamo sopra, non c’è di che allarmarsi. Di solito siamo noi adulti che attribuiamo un carattere di “sessualità” ad atteggiamenti che non hanno niente a che fare col sesso, per come lo si intende da adulti.
Ciò che si può fare è legittimare la curiosità, ma anche sostenere l’importanza di avere delle parti “speciali”, intime, preziose, che non si fanno vedere a tutti!
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.