Risponde lo psicologo – Bambine, non piccole donne
Anche questa settimana ospitiamo un nuovo interessante intervento della dottoressa Manuela Arenella, psicologa e psicoterapeuta.
Il tema affrontato oggi dalla dottoressa Arenella è di quelli molto sentiti da tutti coloro che si occupano di educazione: come reagire alla richiesta delle bambine di usare lo smalto per le unghie o il trucco, atteggiandosi da “piccole donne” fin dalla scuola materna.
DOMANDA
La mia nipotina, di 5 anni, da un po’ di tempo chiede di metterle lo smalto sulle unghie, perché all’asilo ha visto altre bambine che ce l’hanno. Io però non amo vedere le bambine con le unghie laccate, perché secondo me non è un “gioco” adatto alla loro età e anche perché penso che forse non finisce qui, e la prossimo tappa sarà la richiesta di truccarsi il viso, ma temo che sarà difficile convincerla. Secondo lei è inutile preoccuparsi di questo?
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Questa domanda ci permette di riflettere su un tema che ha a che fare con aspetti profondi legati alla psicologia infantile, in primo luogo l’identità di genere. Dai tre anni in poi il bambino, oltre a consolidare il proprio senso di identità, inizia a sviluppare anche la propria identità di genere, cioè all’“io sono” si aggiunge “io sono un maschietto/una femminuccia”. L’acquisizione di questa consapevolezza parte dall’osservazione delle differenze fisiche tra maschietti e femminucce, e si consolida attraverso un percorso di maturazione psicologica per assimilare le caratteristiche più profonde dell’essere maschi o femmine.
Si tratta perciò di capire quali aspetti della femminilità vogliamo promuovere e nutrire nelle bambine.
Di solito le caratteristiche associate all’essere femmina sono: una maggiore sensibilità, la capacità di introspezione, quella di prendersi cura, di accudire, oltre a meccanismi di pensiero e ad aspetti creativi ben distinti da quelli dei maschi; il tutto accompagnato dall’enorme potenzialità, per il corpo femminile, di dare la vita.
A questo tipo di femminilità profonda spesso si contrappone la femminilità “esibita”, fatta di un certo tipo di vestiario, movenze seduttive e, appunto, trucco (compreso lo smalto sulle unghie).
Sempre più spesso oggi si vedono anche all’asilo bambine vestite come donne in miniatura, con minigonne e stivali o con lucidalabbra e scarpe col tacco, che si muovono e ballano come piccole ‘veline’. Questi atteggiamenti sono in gran parte legati ai messaggi televisivi che ci bombardano ogni giorno proponendoci immagini e oggetti studiati apposta per affascinare i bambini, che infatti ce li chiedono poi incessantemente. Tanto per fare un esempio, siamo passati dai bambolotti che permettevano di “allenarsi a fare le mamme”, alle Bratz, che sembrano ispirarsi alle donne di strada…
Proprio per questo è importante che gli adulti siano vigili e difendano sempre il modello di femminilità che vogliono trasmettere alle loro bambine.
Spesso però succede che, senza rendercene conto, siamo noi che spingiamo i bambini a diventare precocemente degli adulti in miniatura, magnificando le loro prestazioni (“è bravissimo, sa usare il pc meglio di me”, e poi magari non sa allacciarsi le scarpe), parlando con loro come si parla a degli adulti (“ce l’hai il fidanzato?” a quattro anni!!??), o ingabbiandoli in vestiti che non permettono loro di correre e sporcarsi com’è giusto fare alla loro età.
Ricordiamoci che, proprio come per le piante, la crescita dei bambini non va accelerata ma assecondata, rispettata con pazienza, continuando ad innaffiare le radici e attendendo che i fiori germoglino da soli, spontaneamente, invece di appiccicarceli sopra stile albero di Natale.
Tornando alla domanda da cui siamo partiti, perciò, credo che si debba rispondere alla richiesta della bambina facendole capire che c’è un tempo per tutto, che “sei bellissima così come sei”, non c’è bisogno di trucco o smalto, che si potrà usare da grande o, sotto forma di gioco, nei travestimenti a Carnevale.
Se i bambini sentono i loro genitori, i nonni, gli educatori e chi segue la loro crescita sicuri e fermi sui loro valori, non li mettono in discussione; i capricci interminabili si manifestano quando noi per primi abbiamo dei dubbi o temiamo che possano sentirsi diversi. Ma se essere diversi significa salvaguardare l’essere bambini, viva la differenza!
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.