La sindrome dell’intestino irritabile e la dieta low-fodmap

Dolore e gonfiore addominale, meteorismo, irregolarità dell’alvo (stipsi e diarrea). Sono questi i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile, un disturbo che in Italia colpisce il 10,7% delle donne e il 5,4% degli uomini. Un disturbo molto fastidioso, che nei casi più gravi può compromettere anche la qualità della vita. Una sindrome per la quale è bene ricorrere a uno specialista, che in alcuni casi puòconsigliare la cosiddetta dieta low-fodmap.
Ma che cos’è? Iniziamo dal nome: l’acronimo “fodmap” sta per “Fermentable Oligosaccharides Disaccharides Monosaccharides And Polyols”, cioè “cioè “oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili”. Quindi si tratta di una dieta a basso contenuto di questi elementi, che nell’intestino fermentano, e ha lo scopo di ripristinare una flora intestinale adeguata.

Come funziona?

La dieta nasce in seguito allo studio di un gruppo di ricercatori australiani della Monash University di Melbourne, che ipotizzava che alcuni alimenti potessero peggiorare i sintomi dell’intestino irritabile e delle malattie infiammatorie intestinali.
In seguito a questo studio, è stata messa a punto una dieta che limita questi alimenti e si è visto che nel 70% dei casi i pazienti che la seguono vedono diminuire soprattutto il dolore e il gonfiore addominale.
La dieta low-fodmap non è una cura: non bisogna credere che i cibi da evitare siano la causa della malattia; ne accentuano solo i sintomi. Ed è bene evitare il fai da te: sarà il medico a valutare di volta in volta il tipo di dieta e i suoi effetti, quali alimenti togliere o limitare e quando reintrodurli, e in che modo.
In genere, la dieta si divide in tre fasi: nella prima si eliminano gli alimenti fodmap; nella seconda fase si reintroducono poco a poco, uno per volta, valutando la reazione dell’organismo; nella terza fase, in base ai risultati delle prime due, lo specialista elaborerà un regime alimentare che il paziente può seguire in modo autonomo.

Gli alimenti sì e quelli no

Ecco un breve elenco dei cibi da evitare e da preferire. Tenete però presente che non è un elenco esaustivo, e soprattutto che sarà lo specialista a dare indicazioni precise!
Frutta
Da evitare: albicocche, avocado, cachi, ciliegie, datteri, fichi, mango, mele, more, pere, pesche, prugne, nespole; frutta secca (anacardi e pistacchi)
Da preferire: banane, melone, pompelmo, uva, kiwi, frutti di bosco (more escluse), limone, lime, arancia, mandarino, frutto della passione, ananas, rabarbaro.

Verdura
Da evitare: aglio, asparagi, barbabietole rosse, carciofi, cavolfiore, cipolla, funghi, mais, porri
Da preferire: bietole, carote, cetrioli, fagiolini, finocchi, zucchine, lattuga, pomodori, erbe aromatiche (tutte), spinaci, zenzero, patate

Cereali
Da evitare: grano, orzo, kamut, segale
Da preferire: quinoa, riso, avena, grano saraceno, amaranto, miglio, sorgo, tapioca, farro, polenta, cibi senza glutine

Carne, uova e pesce
Da evitare: alimenti conditi con salse
Da preferire: tutti a patto che non siano lavorati industrialmente.

Legumi
Da evitare tutti

Latticini
Da evitare: yogurt, kefir, formaggi a pasta molle, latte di mucca, capra e pecora, gelato
Da preferire: formaggi a pasta dura e prodotti senza lattosio

Bevande
Da evitare: bevande alcoliche e succhi di frutta

Disclaimer  
Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il  parere medico.

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