A Natale… giochiamo, nonni, giochiamo!

giochi-da-tavola-famiglia_Iakov-Filimonov-_-Dreamstime.comÈ una delle grandi tradizioni natalizie: ritrovarsi intorno a un tavolo e giocare. A tombola, certo, come vuole la tradizione, ma anche con uno dei tanti giochi da tavolo che siamo pronti a tirare fuori da cassetti in questa occasione, per epiche sfida che coinvolgono tutta la famiglia. E tanto più se ci sono i bambini: con loro, durante le feste giocare è d’obbligo!

Non tutti però sanno che giocare… fa anche bene! I giochi da tavola infatti allenano la memoria e ci costringono ad aguzzare l’ingegno e a elaborare strategie. E questo a tutte le età. Se quindi nei bambini sviluppano le capacità logiche e matematiche, come ha dimostrato già nel 2013 una ricerca svolta dal Boston College negli Stati Uniti, anche per noi adulti, e ancor più per noi nella “terza età”, è un eccezionale allenamento mentale. Infatti, in base ai risultati di diversi studi scientifici, il gioco è in grado di aumentare le capacità di pianificazione, di memoria, di attenzione e di ragionamento.
E poi, per giocare dobbiamo imparare nuove regole e applicarle, mettere in atto strategie per vincere… insomma, i giochi da tavolo anche per noi sono veri “giochi per il cervello”.

Ecco in particolare alcuni pregi del gioco per noi nonni.

  • Ci aiuta a sviluppare la memoria a breve termine (quella che si erode più facilmente): pensiamo per esempio alla necessità di memorizzare le carte o i numeri della tombola, ma anche le regole di un gioco.
  • Ci aiuta a mantenere la concentrazione, ad esempio per non perdere i numeri quando vengono estratti.
  • Ci aiuta ad allenare il ragionamento, per esempio per prevedere le mosse successive dell’avversario e per ottenere un buon risultato.
  • Addirittura, pare che i giochi da tavolo e quelli con le carte “risveglino” i nostri neuroni, migliorando la loro funzionalità.
  • Infine, non meno importante, giocare in compagnia ci aiuta a socializzare, a passare del tempo insieme facendo anche qualcosa che ci unisce, e quindi creando quella che gli esperti chiamano una “rete sociale”.

Non è poco, vero?

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *