Due fratellini, e le preoccupazioni di una nonna

© Alevtina Guzova | Dreamstime.com

Rientrare dalle vacanze ha i suoi lati piacevoli. Per esempio, rivedere gli amici che abbiamo un po’ perso di vista  nei mesi estivi e concederci il piacere di una bella chiacchierata davanti a un caffè.
È così che ho rivisto Katia, nonna di due maschietti di 9 e 5 anni che vivono in un’altra città piuttosto distante dalla sua e che lei vede raramente, cosa di cui soffre molto.
Quest’estate però ha passato un paio di settimane con loro, al mare. Suo figlio si è fermato pochissimo: è dovuto rientrare in anticipo per un problema di lavoro. Così lei è rimasta con la nuora e i bambini. E i quindici giorni passati insieme si sono rivelati per Katia fonte di qualche preoccupazione.
Mi racconta infatti che sua nuora ha un atteggiamento diversissimo nei confronti dei due bambini, e fortemente sbilanciato a favore del secondo. Risultato: il piccolo fa continui capricci, a cui lei reagisce inizialmente urlando e poi cedendo rovinosamente dopo poco, con un tira e molla di urla (del bambino, sue; breve tregua, quando il bambino ha ottenuto ciò che vuole, per poi ricominciare).
Il più grande, che è molto maturo e assennato per la sua età, finisce per fare da “cuscinetto” tra il fratellino e la mamma, cercando di mediare tra i capricci e gli urli. E la mamma si appoggia molto a lui, invitandolo a cedere al fratello per evitare i capricci (per esempio, lasciandogli il videogioco con cui sta giocando, andando a recuperarlo quando in una passeggiata rimane volutamente indietro per fare un capriccio; lasciandolo vincere quando giocano insieme…). In questo modo, lo carica di responsabilità che non sono sue, e che lo fanno spesso sentire inadeguato.

Katia mi racconta un episodio, per darmi un’idea di ciò che intende dire. Mattina, colazione. Il piccolo come sempre comincia a smangiucchiare qualcosa, pretende di non finire lo yogurt che ha iniziato (e che ha precedentemente scelto) perché vuole un altro gusto, si fa fare pane e marmellata ma poi grida che lo voleva con il burro, mangia mezza fetta di pane e burro e poi si alza e va a giocare.
Il grande è davanti al suo piatto, mangia quasi tutto quello che la mamma gli ha dato e poi dice che non ha più fame e chiede di alzarsi. La mamma gli risponde di no perché deve dare il buon esempio al fratello (che intanto è un bel pezzo che sta giocando con il videogioco del fratello), perciò deve finire e restare a tavola composto.
Il grande non risponde, ma dei lacrimoni cominciano a rotolargli sulle guance. Quando la mamma gli chiede perché, lui le risponde che non è mai contenta, che lui cerca di fare tutto quello che può ma non riesce più di così (una risposta incredibilmente lucida per l’età!).
La nonna corre ad abbracciarlo e lo consola dicendogli che è un bambino bravissimo e che tutti sono fieri di lui, della sua maturità e intelligenza, eccetera. Però pensa che ha ragione, anche se non può dare torto alla mamma.
Anche la mamma naturalmente lo consola, dicendogli che si appoggia a lui proprio perché il fratellino è molto discolo e lei ha bisogno del suo appoggio. Ma insomma, il risultato è che il piccolo fa quello che vuole ed evidentemente approfitta di questo gioco psicologico che si è venuto a creare, mentre il grande gli fa un po’ “da papà”.

Katia ha cercato un paio di volte, nei giorni in cui sono state insieme, di parlare alla nuora e di farla riflettere su questa situazione, ma non è riuscita ad andare molto avanti: prima di tutto, non ha una grande confidenza con la nuora, che vede pochissimo; poi, come noi sappiamo per esperienza, i rapporti con i figli sono sempre complessi, e spesso non basta prendere coscienza di un problema per cambiare effettivamente atteggiamento. Insomma, Katia le ha detto qualcosa, ma molto cautamente, per non trovarsi di fronte a un rifiuto. E le cose non sono cambiate…

E voi, che cosa fareste al posto di Katia? Come vi comportereste?

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