Risponde lo psicologo – La fatica di stare fermi
Un bambino che fa fatica a stare fermo, a concentrarsi, sia a casa sia a scuola. Che fare? Un papà chiede consiglio alla psicologa Manuela Arenella, consulente, oltre che del nostro sito, anche di bimbiarimini.it. Ecco la sua risposta.
DOMANDA
Sono il papà di Matteo, 10 anni, che frequenta la quinta elementare.
Matteo presenta alcuni problemi che cercherò di spiegare come meglio posso. È molto agitato, gli riesce difficile stare fermo (a leggere, fare i compiti); ha problemi di attenzione e concentrazione, sembra sempre iperattivo. Inoltre “mastica” convulsamente penne, gomme, matite; mette in bocca tutto (cerniere, maglie) .
A volte agiamo con punizioni (vietandogli la TV o i giochi elettronici) quando viene ripreso dalle maestre e/o quando non si comporta bene in casa.
Caratterialmente sembrerebbe un po’ debolino, ma in diverse occasioni, scolastiche e non, dimostra una buona intelligenza, proprietà di linguaggio ecc.
Potrebbe essere un problema organico (tiroide?) o Come potrei aiutarlo, come genitore/educatore?
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Da ciò che scrive si può ipotizzare che suo figlio stia facendo fatica ad effettuare il passaggio importante dal corpo alla mente. La sensazione è che ci siano delle tensioni che non hanno trovato un contenimento, e che perciò sono rimaste sul corpo, e si scaricano attraverso il movimento continuo o il bisogno di oralità (masticare o mordicchiare).
La necessità di scaricare tali tensioni attraverso il corpo non ha a che fare con una “scelta” o con un atto di volontà, per cui in genere le punizioni sortiscono scarsi effetti. È così anche nel suo caso?
Questo tipo di manifestazioni può essere correlato a un contesto familiare poco stabile e coerente o estremamente conflittuale, con un sistema di regole poco chiare e costanti, che non aiuta il bambino a contenere le pulsioni e a superare le piccole frustrazioni che attivano la mente.
Come è andato il percorso dei limiti e regole, che comincia verso l’anno d’età del bambino? Matteo riusciva a tollerare gli “alt”, i no, le attese e le piccole frustrazioni?
Bisognerebbe ragionare inoltre sulla capacità del contesto di fornire un contenimento emotivo, di riconoscere le emozioni del bambino e verbalizzarle, dandogli un nome, attribuendo loro un significato.
Per togliere tensione al corpo è necessario attivare la mente,trasformare le tensioni in parole, con l’aiuto di un adulto (genitore) che si dimostri un riferimento saldo, accogliente e credibile. È necessario, però, che lo stesso adulto faccia i conti con il rapporto che ha con le SUE emozioni: se le concede? Le reprime? Ne è spaventato?
La situazione che lei descrive appare abbastanza complessa, soprattutto considerata l’età di suo figlio e il fatto che si prepara ad affrontare la scuola media, che richiede una certa “forza”, sia dal punto di vista cognitivo (gli apprendimenti sono sempre più complessi), che relazionale.
Personalmente non credo che la difficoltà di suo figlio abbia a che fare con fattori cognitivi (linguaggio, ragionamento, ecc..), né che sia attribuibile a una causa organica, ma per fugare i suoi dubbi può sempre effettuare gli esami del caso, dopodiché le suggerirei di rivolgersi a uno psicoterapeuta per avere, dopo una più approfondita analisi del caso, suggerimenti più precisi.
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole, e collabora, oltre che con www.noinonni.it, anche con il sito www.bimbiarimini.it.