Risponde lo psicologo – Non sento, non guardo…
Un bambino capriccioso, ma che quando viene riproverato non guarda negli occhi e a cui danno fastidio i rumori forti. Solo capricci, o c’è qualche altra cosa? Il parere della psicologa Manuela Arenella
DOMANDA
Sono mamma di un bimbo di tre anni e mezzo. Il mio bimbo è dolce e affettuoso ma ci sono dei momenti in cui diventa dispettoso e ingestibile. Non ascolta i rimproveri, sembra quasi che non ascolti affatto e non ti guarda negli occhi! Quando se ne rende conto chiede scusa ma subito dopo ritorna a fare i capricci. Quando sente dei rumori un po’ più forti porta le mani alle orecchie; quando era più piccolo lo faceva molto più spesso, ora meno. Che cosa fare?
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Gentile Signora, per darle indicazioni precise sarebbe indispensabile sapere cosa intende per “ingestibile”. Che tipo di provocazioni mette in atto? C’è qualcosa che accomuna tutti i momenti in cui diventa ingestibile? Anche a scuola è così?
Il rapporto col papà com’è?
Da ciò che descrive, si potrebbe ipotizzare una fatica del contesto a contenerlo, con un sistema chiaro di regole e limiti, che non sembra essere stato realmente interiorizzato.
Le cose che più mi lasciano pensare sono il fatto che non guardi negli occhi (evita sempre lo sguardo, o solo di fronte ad un rimprovero?), il fatto che non ascolti, e la reazione ai rumori forti.
Un’ipotesi è che non ci sia un Io sufficientemente forte e coeso da permettere di entrare in una relazione empatica da cui si possa sentire tenuto e contenuto, per cui in certi momenti rifugge il contatto (non ascolta/sente, e rifugge lo sguardo). Sembra, inoltre, che questa fragilità non gli permetta di riuscire a filtrare gli stimoli della realtà (rumori), che vengono vissuti come attacchi spaventosi.
L’altra possibilità è che ci sia un conflitto tra il desiderio di essere “un bravo bambino” e una tensione, una rabbia che ha bisogno di essere espressa, attraverso dispetti e capricci.
Il fatto che chieda scusa, ma poi ricominci, in realtà fa pensare che non si renda conto di dove abbia sbagliato, o che comunque lo “scusa” diventa qualcosa che si dice in automatico, ma che non ha un reale senso.
È difficile darvi indicazioni precise, non avendo chiara la situazione. Sicuramente è importante chiedergli di guardarvi negli occhi quando vi rivolgete a lui, portare avanti in modo chiaro, costante e coerente il vostro sistema di regole, empatizzando con la sua rabbia e fatica, ma ribadendo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Di fronte ai rumori forti, abbracciatelo, e cercate di parlargli con voce rassicurante, dicendogli che ha ragione ad avere paura, ma non succede niente, è solo un rumore forte, ecc…
Prenda , però, tutto ciò che ho scritto, con le pinze, perché le informazioni sono davvero troppo poche per inquadrare la situazione.
Credo che una chiacchierata con uno psicoterapeuta infantile (che molto probabilmente vorrà vedere lei e suo marito) non faccia mai male, e vi potrà permettere di avere risposte più certe, sulla base di un’analisi più completa della situazione.
In bocca al lupo!
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.