“Padre”, una poesia di Camillo Sbarbaro
“Padre“, una poesia che dedichiamo a tutti i papà, di ieri e di oggi, per la loro festa. È di un nostro grande poeta, Camillo Sbarbaro, che ha saputo in pochi versi regalarci il ritratto, quasi visivo, di questo papà dal “cuore fanciullo” (come scrive negli ultimi versi), così pieno di tenerezza verso i suoi bambini, così capace di di gioire con loro e di provare le loro meraviglie!
È una poesia di affetti familiari, che dipinge un’infanzia serena come solo la presenza affettuosa dei genitori sa regalare ai bambini, e che è la base della loro crescita serena, capace di renderli adulti forti ed equilibrati, in grado di godere il bello della vita e di affrontare le inevitabili difficoltà. Che è quello che auguriamo a tutti i bambini del mondo.
Padre
Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso egualmente t’amerei.
Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno
che la prima viola sull’opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l’appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.
E di quell’altra volta mi ricordo
che la sorella mia piccola ancora
per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia aveva fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l’attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l’avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo che eri il tu di prima.
Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.
Camillo Sbarbaro
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