Miti dell’antica Grecia – Prometeo e il dono del fuoco

Tanto tempo fa la terra era fredda e scura e gli uomini vivevano nelle caverne buie, pieni di paura. Non conoscevano il fuoco e non avevano modo di riscaldarsi, di illuminarsi nelle lunghe notti, di tenere lontane le belve, di cuocere il cibo né di forgiarsi gli attrezzi per lavorare.

Il titano Prometeo però era amico dell’umanità ed ebbe compassione di loro e decise di aiutarli regalando loro il fuoco, che allora apparteneva solo agli dèi. Ma come fare? Il fuoco era custodito nel cuore della terra nell’officina di Efesto, il dio del fuoco. Prometeo si infiltrò nell’officina di Efesto e gli offrì del vino a cui aveva aggiunto un potente sonnifero. Quando il dio si addormentato, rubò qualche scintilla che mise in un bastone di ferro cavo; poi corse dagli uomini, facendo loro questo don o prezioso.

Ben presto tutta la terra brillò dei fuochi accesi dagli uomini, che facevano festa intoro ai falò. Zeus, il re degli dèi, si accorse così dello stratagemma di Prometeo e decise di punirlo.  Ordinò a Efesto di forgiagli delle catene indistruttibili e con queste incatenò il titano a una rupe inaccessibile, sulla cima di una montagna. Lì ogni giorno un’aquila inviata da Zeus gli squarciava il ventre con i potenti artigli e gli mangiava il fegato, che ogni notte ricresceva mentre le ferite si rimarginavano.

Alla fine Ercole, il fortissimo eroe greco figli di Zeus, ottenne dal padre il permesso di porre fine a un supplizio così crudele. Allora scalò la montagna a cui era incatenato Prometeo, spezzò le catene e uccise l’aquila. Prometeo era libero, ma chiede a Zeus di poter restare lì: così gli uomini guardando la montagna avrebbe ricordato per sempre il suo nome. Zeus glielo concesse e lo trasformò in una roccia maestosa.

 

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