Risponde lo psicologo – Non ti voglio!
Un bambino che ha un atteggiamento di provocazione e addirittura di rifiuto verso la mamma. Che cosa significa questo atteggiamento? Come rispondere? I consigli della psicologa Manuela Arenella.
DOMANDA
Mio figlio di due anni e mezzo da qualche tempo ha un atteggiamento ostile, soprattutto con me. Dice cose del tipo: “Non voglio questa mamma, me ne trovo un’altra”, “vai via”, “non voglio te”, “voglio solo babbo”, ecc…
Io non sono una madre – almeno credo – molto “appiccicosa”, rispetto i suoi spazi, anche se a volte forse sono troppo rigida nell’imporre le cose e non ho molta pazienza (come invece ha mio marito).
Il bimbo è molto sveglio, un gran chiacchierone e, a detta di tutti, molto più maturo della sua età. Non capisco da cosa dipenda questo rifiuto verso di me, in cosa sbaglio e, soprattutto, quale sia il modo corretto di comportarsi per fronteggiare questi comportamenti.
RISPONDE LA PSICOLOGA MANUELA ARENELLA
È molto difficile, dalle poche indicazioni che fornisce, stabilire il significato profondo delle affermazioni del suo bambino.
Quello che è certo è che nessun bambino vorrebbe cambiare la sua mamma o mandarla via. Di solito queste frasi sono manifestazioni di una rabbia che deriva dal non sentirsi ascoltati, capiti o accolti fino in fondo.
A volte i bambini dicono che non ci vogliono, per verificare quanto noi li vogliamo, per sentire che noi ci siamo e che il nostro amore resiste anche ai loro attacchi.
Probabilmente l’atteggiamento rigido o la poca pazienza di cui lei parla fanno sentire il bambino poco accolto e lui, sentendosi in qualche modo “rifiutato”, attiva un rifiuto a sua volta, ma a scopo difensivo.
È importante riflettere su quali atteggiamenti possano far sentire suo figlio così.
Molto spesso i comportamenti provocatori celano, in realtà, una richiesta d’amore enorme.
Non so come lei risponda a queste frasi, ma credo che il suo bimbo abbia bisogno di essere legittimato nella sua rabbia (“sei proprio arrabbiato se dici così”, oppure “la mamma ti ha fatto proprio arrabbiare, hai ragione, a volte non capisce bene di cosa hai bisogno, ha poca pazienza, ma ti ama più di ogni altra cosa”, ecc…).
Trovi lei le parole che le si addicono di più, l’importante è far sentire il suo bimbo capito anche nelle sue manifestazioni di rabbia, e assolutamente amato.
Anche di fronte ai “non ti voglio”, che a volte possono ferire e portarci a reagire con “allora non ti voglio neanche io”, è importante cogliere il significato autentico del messaggio del bambino (che spesso è “non mi sento voluto e mi difendo dal rifiuto allontanandoti io”) e rispondere che lui può anche non volerci, ma noi lo vogliamo sopra ogni cosa e non lo cambieremmo mai per niente al mondo!