I bambini: che paura del coronavirus!

Sta succedendo, e non sappiamo bene cosa fare. Mentre noi adulti bene o male resistiamo, anche se con fatica, al forzato isolamento a cui ci costringe questa terribile lotta al virus che in breve tempo ha stravolto le nostre vite, vediamo che a poco a poco la serenità dei bambini viene turbata.
Certo, le reazioni sono diverse, e variano da bambino a bambino. Ci sono quelli più estroversi, che ne parlano, fanno domande, esprimono i propri sentimenti; e con loro è più facile, perché le domande ci permettono di capire in che direzione sta andando il loro pensiero, di intervenire in modo mirato, dando spiegazioni su quello che si chiedono, appianando i loro dubbi, rassicurandoli, ma senza dire troppo, senza avventurarci nel campo minato di fornire spiegazioni non richieste e che poi, visto l’argomento, rischiano di essere  fonte di ansia. Insomma, rassicuriamo, rispondiamo alle domande, ma cerchiamo soprattutto di distrarli, di proporre giochi e divertimenti, di stare con loro, di fare delle cose insieme (quelle che si possono fare in casa: cucinare, fare lavoretti, disegni, giochi da tavola, leggere; ma anche ballare, ascoltare musica, vedere un bel film rannicchiati insieme sul divano…).

Le cose sono più complicate con i bambini introversi o, paradossalmente, con quelli che in apparenza sembrano del tutto spensierati, i classici bambini tutto pepe che sembrano non avere un pensiero al mondo che non sia il gioco, ma che poi vediamo all’improvviso scoppiare in lacrime. Sta succedendo al nipote di una mia amica: 7 anni di pura energia, salta, gioca, ha l’argento vivo addosso tutto il giorno (fin troppo, mi dice lei!), ma poi da un po’ di sere i genitori lo trovano a piangere sconsolato nel letto, senza che lui stesso sappia dire perché. Tutto il contrario di sua sorella, appena più grande, che ha dei momenti di malinconia durante il giorno, ma che riesce a esprimere meglio le ragioni della sua tristezza, e quindi a superarle con l’aiuto degli adulti: insomma, è più facile aiutarla.

Con il bimbo, invece, difficile trovare il canale giusto per parlare. Lui sembra molto autonomo, passa ore circondato dai mattoncini Lego, a giocare e a costruire cose fantastiche e complicatissime, si fa fatica a staccarlo dalla televisione… ma evidentemente nonostante questa sua vivacità e apparente “impermeabilità” alle notizie esterne, ha bisogno di attenzioni, di rassicurazioni.
La soluzione che i genitori hanno adottato è stata quella di cercare di stargli più vicini durante il giorno, dedicandogli più tempo e proponendogli anche giochi di movimento (per quanto possibile dentro casa) in modo da lasciarlo “sfogare” ma senza “forzare la mano” insistendo perché lui dica le ragioni della sua malinconia, e senza dargli spiegazioni che non richiede. Sembra che sia la strada giusta…

Ogni bambino però ha bisogno che chi gli sta vicino trovi, con amore e sensibilità, la “sua” strada giusta. L’importante sarebbe che noi adulti, che affianchiamo la crescita di questi bimbi che sono la nostra speranza e il nostro futuro, riusciamo a mantenere i nervi saldi, a non perdere la speranza, a guardare con ottimismo al domani. Quel domani che consegneremo a loro. Perché #celafaremo, se resteremo uniti.

2 commenti su “I bambini: che paura del coronavirus!

  1. Buongiorno
    Sono Antonella Milone
    Sono molto preoccupata per questa pandemia
    Ma sono molto preoccupata perché sembra che il 7 Gennaio riapriranno tutte le scuole. Ma io mi domando: è sicuro riaprire le scuole con la pandemia che ancora non si arresta?
    Cosa si può fare?
    Dal mio punto di vista non è sicuro.
    Io credo che medie e superiori dovrebbero rimanere chiuse (finché tutta la popolazione non si è vaccinata)
    Essere in sicurezza è importantissimo.
    Grazie
    Antonella Milone
    Spero di avere una risposta

    1. Gentile Antonella,
      grazie per averci scritto e per averci proposto uno spunto di riflessione molto importante.
      Capiamo perfettamente la sua preoccupazione, che è la preoccupazione di tutti. Però lei scrive che le scuole dovrebbero rimanere chiuse finché tutta la popolazione non sarà vaccinata. A parte il fatto he c’è una fascia di popolazione – i bambini, ad esempio – per i quali non è prevista la vaccinazione, il piano di vaccinazione non sarà completo fino a settembre/ottobre (e con i ritardi con cui è partito, è possibile che la data slitti ulteriormente). Tenere la scuola chiusa un intero anno scolastico? Un danno enorme per i bambini e i ragazzi, che devono prepararsi per la loro vita. Certo, la Didattica a Distanza in parte ovvia il problema, ma è un palliativo e non avrà mai l’efficacia di un percorso scolastico in presenza, con l’interazione con gli insegnati e i compagni. E poi, per quante ore i bambini e i ragazzi possono mantenere la concentrazione, davanti allo schermo? Problemi enormi a cui è difficile dare una risposta e che presentano punti di vista diversi.
      Ultimo spunto di riflessione, almeno per i ragazzi: non li vede anche lei, questi gruppetti di adolescenti che cercano ogni occasione per stare insieme, pur tenendo le distanze? E non si ricorda com’eravamo noi, alla loro età?
      A quanto mi dicono le insegnanti con cui mi sono confrontata, poi, i bambini a scuola sono bravissimi, disciplinati e molto attenti a rispettare le norme; il problema, piuttosto, sta nelle entrate e nelle uscite, quando si assiepano (in primo luogo i genitori e gli adulti che vanno a prenderli), o sui mezzi pubblici, su cui è difficile tenere le distanze.
      Problemi molto complessi e a cui è difficile dare una risposta univoca… Noi non abbiamo una ricetta, ma cerchiamo di proporre diversi punti di vista, perché ci sembra che ognuno abbia una sua validità.
      Un caro saluto e tanti sinceri auguri di un anno sereno
      Annalisa Pomilio
      noinonni.it

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