Leggende per i bambini – La rivincita dello scricciolo

Lo scricciolo è uno degli uccelli più piccini. Eppure un’antica leggenda celtica racconta come sia riuscito a vincere tutti gli altri volatili, e perfino la possente aquila…

Tanto tempo fa gli uccelli si unirono in congresso per stabilire quale tra loro volasse più in alto. Ne nacque una grande discussione: ognuno affermava di essere lui il migliore nel volo.
La gazza intervenne vantando il suo bel piumaggio bianco e nero, la coda lunga e la capacità di voli rapidi e improvvisi, ma questo non bastava a dimostrare che volava più in alto di tutti.
I passeri, ricchi di piume come batuffoli, si vantarono di essere sempre i primi ad arrivare a beccare le briciole, lasciando a bocca asciutta i colombi; ma anche questo non bastava a dimostrare che volassero più in alto.
L’allodola intervenne nella discussione dicendo che oltre a volare in alto lei poteva vantare anche un bel canto; ma fu zittita dal merlo e dall’usignolo, anche loro bravi a volare e convinti che un bel canto valesse più di un volo alto, che cominciarono a battibeccare su chi cantasse meglio.
Arrivarono anche tutti gli altri: i picchi, le tortore, le capinere, i fringuelli, i pettirossi e perfino le cornacchie, che si appollaiarono sui rami bassi dell’albero più vicino per godersi lo spettacolo e cominciarono a dire la loro con i loro strazianti “cra-cra…”.

Gli unici a non intervenire nella disputa erano l’aquila e lo scricciolo. L’aquila se ne stava in disparte, disdegnosa di quel vano battibeccare e certa di essere lei l’uccello che vola più in alto. Lo scricciolo, viceversa, sapeva di essere troppo piccoli per poter far sentire la sua voce in tutto quel baccato.

Intanto, il chiasso aveva svegliato il vecchio gufo saggio che, piuttosto seccato, chiese al suo amico barbagianni che cosa stesse succedendo.
Il barbagianni gli spiegò che gli uccelli stavano litigando perché ognuno pretendeva di essere quello che volava più in alto e non riuscivano a mettersi d’accordo.
Il gufo allora, piuttosto seccato per essere stato disturbato nel sonno, impose a tutti di fare silenzio e propose una soluzione: una gara che avrebbe stabilito senza ombra di dubbio quale uccello volava più in alto.

Tutti furono d’accordo e si recarono subito al campo di partenza per dare inizio alla gara. Il merlo fischiò il segnale di inizio e gli uccelli iniziarono a volare.  Anche l’aquila, che era certa della vittoria, si alzò in volo e cominciò a planare con calma, facendosi portare dalle correnti d’aria; ma non si accorse che il piccolo scricchiolo, che sapeva di n on avere energie sufficienti per quell’impresa, le si era appollaiato tra le piume, sull’ala.

Uno a uno, tutti gli uccelli rimasero indietro e abbandonarono la gara. Gli aironi, quando videro che erano stati distanziati, tornarono a pescare tra le acque basse della palude; i picchi tornarono a cercare insetti sulle cortecce degli alberi; le cornacchie ricominciarono a litigare tra loro… perfino l’allodola dovette ritirarsi.
Proprio nel momento in cui l’aquila, rimasta da sola in cielo e ormai sicura della vittoria, gridò “Sono io che ho vinto la gara! Sono io il re degli uccelli!”, il piccolo scricciolo raccolse tutte le sue forze e, staccatosi dal suo nascondiglio tra le piume del rapace, volò qualche metro più in alto dell’aquila esclamando: “Non sei tu il re: sono io, che ho volato più in alto di te!”.
Fu così che lo scricciolo si prese beffe della possente aquila e fu proclamato re dei volatili.

 

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